“Non fatevi illusioni, andiamo verso un mondo in cui la disegualianza continuerà ad imperversare”. Il Domenicale di Controlacrisi, a cura di Federico Giusti

Il tasso di occupazione cala al 59,2%., la disoccupazione stabile resta al 9,8 per cento, sarebbero sufficienti questi dati per confutare il luogo comune della ripresa.
A dicembre 2019 l’occupazione si è ridotta di 75mila unità e questo crollo occupazionale riguarda soprattutto i contratti a tempo o indeterminato (-75mila unità). La fascia d’età (25-49 anni)è quella piu’ colpita con meno 79mila occupati con la crescita degli inattivi (+42mila in un solo mese); e gli autonomi che sono in continua diminuzione, il dato piu’ basso dal 1977.
Quelli appena riportati sono dati di fonte Istat e fotografano un mercato del lavoro in fase recessiva, i disoccupati continuano ad essere quasi il 10%, sono sempre piu’ numerosi gli uomini che perdono il lavoro soprattutto nella fascia di età in cui si è maggiormente produttivi e in teoria impiegati, tra i 25 e i 50 anni. E cosi’ l’ Italia è rimasta al palo, terz’ultima in Ue, peggio di noi solo Spagna e Grecia, tutti paesi in grande ritardo e difficoltà rispetto alle altre nazioni dell’Euro nelle quali la disoccupazione risulta in calo e i nuovi posti di lavoro in leggera crescita.
Qualcuno, anche in ambito sindacale, se la prende intanto con il Decreto dignità a conferma che l’immaginario collettivo è stato inesorabilmente manipolato dal pensiero unico liberista secondo cui la rigidità, o presunta tale, del mercato del lavoro, la presenza di regole atte a limitare la libertà di azione padronale, sarebbero non solo sbagaliate ma controproducenti.
Una vulgata dura da morire soprattutto se tra i suoi cantori ritroviamo anche chi dovrebbe invece contrastarla, infatti non solo i posti di lavoro in perdita sono il risultato di una crisi profonda del paese che ha puntato tutto sulle delocalizzazioni, sulle privatizzazioni, sulla riduzione del costo del lavoro smantellando le tutele collettive e individuali, ma , al di là dei luoghi comuni, è proprio la deregulation in materia di lavoro e diritti ad accompagnare la perdita dei posti . Minori tutele non determinano allora piu’ posti di lavoro, sarà bene ricordarlo, anzi scolpirlo in ogni luogo di lavoro a futura memoria.
I Problemi sono quindi ben altri, primo tra tutti il crollo della domanda alla base della mancata ripresa, qualche dato in nostro possesso aiuta a comprendere meglio la situazione, ad esempio gli investimenti nelle costruzioni in continua riduzione, l’indebolimento dei consumi . I dati trimestrali non sono di grande aiuto, forse gli analisti dovrebbero prendere in esame periodi piu’ lunghi prima di azzardare ipotesi e conclusioni, resta comunque la ineludibile fotografia dei nostri giorni ossia un paese al quale il reddito di cittadinanza è servito poco (le disuguaglianze si acuiscono) , i posti di lavoro richiesti sono quelli altamente specializzati ma certa professionalità si acquisisce o con la esperienza o con la formazione che invece risulta alquanto carente. Sullo sfondo intravediamo l’ennesima scappatoia ossia l’autonomia differenziata, in salsa leghista o pd che sia, una prospettiva che allontanerà ulteriormente nord e sud affossando nelle regioni meridionali sanità e istruzione.
L’autonomia creerà delle zone economiche trainate dalla Germania e altre sempre piu’ sprofondate nella crisi dei Pigs, acuirà disuguaglianze e non servirà a rilanciare nel suo complesso l’economia del paese. Ma di certo salverà i consensi elettorali del Pd e della Lega o meglio dei blocchi sociali padronali che non lesinano i loro consensi ai partiti che si fanno portavoci delle loro istanze

http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2020/2/2/53310-non-fatevi-illusioni-andiamo-verso-un-mondo-in-cui-la/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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