di Alex Rubinstein
La scandalosa vicenda di come scagnozzi dei colpi di stato in America Latina hanno sfruttato i diritti dei migranti, cibo internazionale e media compiacenti di Washington per riproporsi quali eroi della giustizia nell’era di Trump.
Immigrant Food [Cibo dei migranti], un nuovo ristorante situato a pochi isolati dalla Casa Bianca, è stato il destinatario di una crescente copertura mediatica che lo celebra come una sfidante dichiarazione di resistenza a favore dei migranti contro il presidente Donald Trump. Non citato in tutta la montatura pubblicitaria è stato lo spiacevole fatto che il comproprietario del ristorante, Peter Schechter, ha guadagnato una fortuna come lobbista registrato di politici latino-americani di destra, tra cui la giunta honduregna responsabile di alimentare una delle peggiori crisi migratorie dei tempi moderni.
L’ex società di lobbismo di Schechter sta ora rappresentando un’altra giunta di destra brutalmente repressiva, questa volta in Bolivia, dove un colpo di stato del novembre 2019 ha costretto all’esilio il presidente eletto del paese, Evo Morales.
Il suo socio in affari nel ristorante Immigrant Food, Ezequiel Vasquez-Ger, è anch’egli un agente del cambiamento di regime che ha dedicato gran parte della sua carriera a minare movimenti socialisti in America Latina per conto dei suoi clienti industriali multinazionali.
Come se non bastasse, Schechter è stato proprietario di una azienda vinicola in Israele situata direttamente sopra uno storico villaggio palestinese, oggetto di pulizia etnica da parte dell’esercito israeliano nel 1948. I residenti dell’ex villaggio furono cacciati e trasformati in profughi.
La campagna di pubbliche relazioni di Immigration Food
Dopo il suo lancio nel novembre 2019, hanno fatto la spola fuori e dentro Immigrant Food per esaminare la brillante nuova creazione. Il ristorante è stato concepito in modo unico quale centro gastronomico veloce e informale nel centro di Washington per le folle dell’ora di pranzo di trapiantati speranzosi di salire i ranghi nella capitale della nazione.
L’entusiastica copertura non è diminuita. Il Washington Post ha pubblicato tre articoli sul ristorante e anche Now This lo ha pubblicizzato, accumulando più di 100.000 consultazioni in diversi giorni con un video virale di successo.
Comproprietari di Immigrant Food sono il celebrato chef venezuelano Enrique Limardo, l’imprenditore argentino Ezequiel Vazquez-Ger e un potente barone delle pubbliche relazioni di nome Peter Schechter, che si definisce “un investitore di lungo corso nel gruppo di ristorazione di Jose Andres (una celebrità della cucina)”.
Critici gastronomici e giornalisti locali hanno salutato Immigrant Food per il suo approccio “causale-casuale” alla cucina per la promozione della coscienza a posto che ci sta dietro. L’attività si descrive come “un’impresa a fini di lucro” che collabora strettamente con cinque ONG che sostengono i migranti locali. Come ha scritto il sito DCist dopo aver parlato con i proprietari: “Concepiscono il loro posto dove pranzare come uno spazio per la promozione e la collaborazione comunitaria con ONG che si occupano di immigrazione nonché per piatti che incrociano culture”.
Secondo il Washington Post i proprietari del ristorante “rifiutano etichette quali ‘organizzazione anti-Trump’ e negano accuse che il lancio sia “un’iniziativa una tantum per approfittare del momento politico”.
Ma è difficile concepire un ristorante più deliberatamente personalizzato alla sensibilità della cosiddetta “resistenza” mobilitatasi dopo l’elezione del presidente Donald Trump. Il locale ha tutto, da cucina ed estetica multiculturali a un sottotetto speciale dove possono riunirsi giovani operatori di ONG, a messaggi progressisti che promuovono spazi sicuri per i migranti e per quelli che li sostengono.
Ma in modo molto simile al Partito Democratico e alla “resistenza” che ha generato, Immigrant Food ha un lato oscuro in agguato dietro la vena arcobaleno di interesse per la giustizia sociale. Il suo comproprietario, Peter Schechter, ha guadagnato una fortuna da lobbista per leader repressivi latino-americani di destra che si sono associati a Washington nel saccheggiare le popolazioni più vulnerabili dei loro paesi e nel trasformare milioni di loro in migranti, in tal modo alimentando la crisi su cui ha capitalizzato Immigrant Food.
La vera storia di Immigrant Food è tutt’altro che la pelosa narrativa da coscienza a posto propagandata dai media industriali. In realtà è il racconto di una coppia di ricchi sgherri del cambiamento di regime che hanno manipolato giornalisti compiacenti per riproporsi come eroi della giustizia sociale nell’era di Trump, mentre innumerevoli milioni di latino-americani sopportano il fardello del dominio neoliberista dei loro clienti.
All’interno di un’esibizione di “gastropatrocinio”.
Quando chi scrive ha visitato Immigrant Food nel novembre del 2019 Schechter, l’autoproclamato “autore intellettuale” e finanziatore dietro questo marchio, non era presente. Né lo era il suo socio in affari, Vazquez-Ger.
Un pannello sul menù sovrastante il banco era dedicato a ONG, offrendo di contribuire ad agevolare donazioni e di indirizzare potenziali volontari ai loro uffici. Questa sezione era chiamata “il menu d’ingaggio”. Sul suo sito web Immigrant Food descrive la sua collaborazione con ONG per i diritti dei migranti come “gastropatrocinio”.
Ogni livello dell’esperienza del pasto era intenzionale, mirato a rafforzare l’importanza dei migranti per la società statunitense. Schechter ha dichiarato a DCist che “le opzioni per i posti a tavola sono mirate a rispecchiare come mangia tradizionalmente una varietà di culture… tavoli bassi per sedere a gambe incrociate, tavoli alti, banchi per pasti più comuni”.
Il menu contiene piatti “fusion” con ingredienti provenienti da tutto il mondo. Una mappa a tutta parete offre a nuovi clienti lo sfondo perfetti per un autoscatto su Instagram. Il ristorante offre persino ai visitatori la possibilità di incorniciare i loro autoritratti con un messaggio che dice “Siamo tutti migranti”.
Una cosa per la quale il menu non risultava ideato, tuttavia, sono i migranti della classe lavoratrice del Distretto, che spesso svolgono lavori multipli per mandare rimesse a casa. I due pasti più economici del menu costavano 12 dollari.
Durante una visita al ristorante il 22 novembre, la cassiera ha detto a chi scrive che il luogo era stato affollato fin da quando aveva aperto il 12 novembre a media, famiglie e amici. Ha detto che stava “andando bene” e ha alluso alle folle dell’ora di punta per pranzo come a una principale fonte di entrate.
Il successo di Schechter negli investimenti in ristoranti è stato l’argomento di un articolo del 2003 del New York Times intitolato: “Come individuare un investimento attraente: mettete i vostri soldi dove sta la vostra bocca”. Schechter aveva scovato una miniera d’oro con il futuro chef divenuto una celebrità Jose Andres e con un ristorante chiamato Jaleo. Il Times segnalava che il suo investimento nel nuovo locale alla moda generava “pagamenti corrispondenti a un tasso annuo di rendimento prossimo al 40 per cento, qualcosa quasi senza precedenti nell’industria della ristorazione”.
Accanto a due altri investitori all’epoca Schechter era al centro della futura cerchia ristretta delle personalità televisive. Investì 100.000 dollari in un’altra delle iniziative di Andres a Washington contribuendo a rendere lo chef un nome familiare tra gli abitanti esclusivi della capitale della nazione.
Andres si è lustrato il suo status di celebrità quando si è ritirato da un contratto con l’Organizzazione Trump per protesta contro i commenti dell’allora candidato Donald Trump a proposito di “assassini” e “stupratori” in arrivo negli Stati Uniti dal Messico. Oggigiorno, quando non sta innovando al “ThinkFoodLab” di Washington o non si sta occupando dei suoi ristoranti, lo chef celebrità può essere rinvenuto su Twitter ad accumulare rilanci per sfidare Trump.
Quando una votazione a Washington ha minacciato gli utili di Andres, tuttavia, egli si è schierato con una società di consulenza che lavorava per Donald Trump per affossarla. La proposta avrebbe gradualmente aumentato il salario minimo dei lavoratori beneficiari di mance del Distretto [della Colombia = Washington – n.d.t.] a 15 dollari entro il 2025, scatenando l’indignazione dei proprietari di ristoranti che temevano che pagare di più i loro lavoratori avrebbe intaccato i loro profitti. Andres e ThinkFoodGroup si sono espressi ripetutamente contro l’iniziativa per il salario minimo.
In precedenza quest’anno, Andres è stato citato in giudizio per sottrazione di salari in un ristorante di New York. Lo chef ha annunciato su Twitter che un problema di software era stato responsabile del problema “sistematico” del mancato percepimento di un salario minimo da parte dei dipendenti, e ha promesso di rimborsarli.
Tuttavia un ex dipendente di un ristorante del ThinkFoodGroup ha dichiarato che The Grayzone di aver personalmente assistito a sottrazione di salario quando vi lavorava, tra altri problemi endemici dell’industria della ristorazione quali scarsa comunicazione, persistenti tagli di orari, false promesse di promozione e dirigenti costretti a dormire con personale di basso livello.
Mentre il sostegno di Schechter ad Andres si conquista inchiostro sui giornali più influenti della nazione, egli è riuscito a mantenere quasi interamente sotto i radar dei media la sua attività con leader golpisti di destra a sud del confine.
Sgherri del cambiamento di regime trasformati in attivisti della giustizia sociale
In pubblicazioni della moda locale DCist e Washingtonian il comproprietario di Immigrant Food, Peter Schechter, è stato descritto solo come “specialista di affari globali”. Secondo la CNN egli è un “consulente politico navigato e veterano della scena delle teste d’uovo di Washington”.
Questi canali e molti altri hanno concesso a Schechter una libertà acritica di sproloquiare a proposito dei migranti e della sua visione dei valori statunitensi. Il Washington Post non si è curato di dire nulla riguardo al suo passato professionale fino alla chiusura dell’articolo, dove definisce la sua carriera come “quasi un preludio a Immigrant Food”.
“In questo momento in cui l’immigrazione è un tema tanto controverso e divisivo nel nostro paese, io continuo a pensare ai miei genitori”, ha dichiarato a DCist. “Sono scesi dalla nave senza nulla. Noi crediamo che celebrare l’immigrazione sia qualcosa di profondamente statunitense”.
Se questa pare un’operazione viscida, è probabilmente perché la persona che racconta la storia di Immigrant Food ha trascorso la sua vita professionale filandosi i media. L’appariscente omissione da parte dei giornalisti del lobbismo di Schechter per politici latino-americani di destra è, di fatto, una testimonianza delle sua abilità nelle pubbliche relazioni nonché della subordinazione dei media statunitensi al potere.
Il comproprietario di Immigrant Food, Ezequiel Vazquez-Ger, si è guadagnato da vivere nello stesso campo di Schechter. La sua biografia su LinkedIn vanta che: “Fino al 2017 Ezequiel ha diretto la sua società di Affari Pubblici, concentrata sull’America Latina. Ha rappresentato una vasta gamma di clienti statunitensi e latino-americani. I clienti spaziavano da grandi conglomerati mediatici e difensori dei diritti umani”.
Nel 2013 il direttore di The Grayzone, Max Blumenthal ha svelato Vazquez-Ger quale sgherro del cambiamento di regime deciso a rovesciare il presidente eletto del governo di sinistra dell’Ecuador, Rafael Correa.
All’epoca Vazquez-Ger lavorava per la società di lobbismo di Otto Reich, un esule cubano, figura dell’operazione Iran-Contra, che era stato anche vicesegretario di stato per gli affari dell’emisfero occidentale sotto la seconda amministrazione Bush. Insieme rappresentavano clienti industriali quali Lockheed Martin, Exxon Mobil e Bacardi International, la società del rum i cui legale avevano redatto gran parte della legge Helms-Burton del 1996 che limitava farmaci vitali a Cuba. (“Dovremmo gioire”, ha dichiarato Reich dopo aver appreso del riuscito colpo di stato militare in Honduras nel 2009).
Prima di essere assunto da Reich, Vazquez-Ger era un membro latino-americano della Atlas Economic Research Foundation, uno studio di esperti ultraliberali finanziato dall’industria che promuove il negazionismo del cambiamento climatico e vaste politiche di liberalizzazione.
La biografia di Vazquez-Ger non è meno inquietante di quella del suo socio in affari, Schechter.
Nel 1983 Schechter contribuì a fondare la società di pubbliche relazioni Chlopak, Leonard, Schechter & Associates, che da allora è stata ribattezzata “CLS Strategies”. Rapidamente la società divenne uno dei principali mediatori d’influenza di Washington.
Anche se Schechter non fa più parte della CLS, la società continua a lavorare per conto di clienti repressivi. L’11 dicembre la CLS ha depositato un modulo FARA presso il Dipartimento della Giustizia dichiarando la sua intenzione di lavorare per il governo golpista non eletto della Bolivia, che ha concesso l’impunità alle forze armate mentre reprimono la maggioranza indigena del paese.
Per un totale di 90.000 dollari la CLS ha accettato di “offrire consulenza in comunicazioni strategiche” al governo non eletto di estrema destra di Jeanine Anez su questioni elettorali e altre. “Ciò include creare e distribuire materiali comunicativi, interfacciare con i media e offrire servizi di comunicazione”, afferma il documento.
Quando era alla CLS, Schechter ha offerto consulenza a istituzioni finanziarie internazionali quali la Banca Mondiale e il Banca Interamericana di Sviluppo, e a clienti industriali quali Hunt Oil, che CLS Strategies ha aiutato ad assistere nel suo progetto Camisea del gas in Peru, un progetto petrolifero controverso e che notoriamente fa acqua, combattuto con le unghie e con i denti dalle comunità indigene.
Schechter ha anche collaborato con una vorticosa serie di governi allineati agli Stati Uniti, tra cui Peru, Colombia, Congo, Ecuador, Egitto, Kenya, Spagna, Georgia, Portogallo, Brasile e Serbia.
Anche almeno sei presidenti latino-americani hanno collaborato con Schechter, tra cui il tristemente noto ex presidente del Messico, Enrique Peña Nieto. Peña Nieto era un progetto neoliberista prediletto passato a privatizzare la compagnia petrolifera statale, che aveva tentato di privatizzare le scuole del suo paese, aveva presieduto a un insabbiamento del famigerato massacro di Ayotzinapa di 43 studenti nella stato rurale di Guerrero ed è stato accusato di aver ricevuto una mazzetta di 100 milioni di dollari dal boss della droga El Chapo.
Schechter ha rappresentato anche il demagogo colombiano di destra Alvaro Uribe. Come ha riferito The Grayzone Uribe era stato inserito in una lista della DEA [agenzia antidroga USA] del 1991 di “importanti narcotrafficanti colombiani”, in parte a causa del suo ruolo nell’aiutare il boss della droga Pablo Escobar a ottenere licenze per piste d’atterraggio nel paese. Da presidente Uribe ordinò l’irrorazione da parte di forze militari di sostanze chimiche tossiche nella campagna colombiana, avvelenando i raccolti di contadini impoveriti e sfollandone milioni.
L’esercito di Uribe si diede anche a massacri sistematici dei suo avversari di sinistra, culminando nel cosiddetto scandalo dei “falsi positivi” del 2008. L’incidente cominciò quando ufficiali dell’esercito attirarono 22 lavoratori rurali in una località distante, li massacrarono e poi li rivestirono con uniformi dei guerriglieri di sinistra delle FARC.
Nel 2009 Schechter si accaparrò un contratto con l’ex presidente provvisorio honduregno Roberto Micheletti, sono pochi mesi dopo che un colpo di stato appoggiato dagli USA aveva cacciato il presidente eletto del paese, Manuel Zelaya, nel mezzo di un processo di riforme, tra cui la determinazione di un salario minimo.
Quando ‘pro-migranti’ significa legittimare le condizioni che costringono le persone a diventare tali
Nella capitale honduregna devastata dalla povertà di Tegucigalpa l’eredità distruttiva di Micheletti e del colpo di stato da lui presieduto è tuttora presente. Graffiti di denuncia della brutalità della polizia contro i dimostranti contro il golpe sono visibili sui muri di tutta la città. E la povertà alle stelle che ha spazzato il paese quale conseguenza diretta della sconvolgente corruzione e delle politiche neoliberiste di successivi governi di destra è visibile dovunque.
Oggi l’Honduras è controllato da un erede del colpo di stato di Micheletti, di nome Juan Orlando Hernandez. Per più di un anno Hernandez, o “JOH” come è noto popolarmente, si è battuto per contenere una ribellione nazionale che ha visto cittadini incendiare l’ambasciata statunitense mentre chiedevano la sua cacciata.
Il fratello del presidente honduregno, Tony Hernandez, è stato arrestato a Miami e condannato da un tribunale federale statunitense per cospirazione per importare cocaina negli Stati Uniti. Nel suo rinvio a giudizio il presidente Hernandez è stato citato come complice. Nelle scorse settimane testimoni chiave che avevano contribuito ad assicurare la condanna di Tony Hernandez sono stati brutalmente assassinati.
Queste condizioni hanno reso insopportabile la vita ai ranghi dei poveri di tutto l’Honduras. Alcuni sono rimasti a combattere ma molti si sono diretti a nord in un tragico esodo di massa che ha incluso carovane molto pubblicizzate di migranti disperati in marcia verso il confine USA-Messico.
Schechter, secondo un documento depositato presso il Dipartimento della Giustizia (DOJ) in conformità alla Legge sulla Registrazione degli Agenti Stranieri, era stato assunto da Micheletti al fine di “Rendere i Servizi nel Campo delle Relazioni Pubbliche con specializzazione nella Gestione di Crisi Politiche”. Il deposito è datato 18 settembre. Mancavano solo dieci giorni alla richiesta pubblica di Micheletti di “perdono dal popolo honduregno” dopo che le sue forze di sicurezza avevano represso proteste e chiuso canali mediatici.
L’obiettivo del contratto era “attuare un piano di comunicazioni strategiche per realizzare un miglior posizionamento del governo di fronte all’opinione pubblica internazionale perseguendo in ogni momento livelli più elevati di coordinamento e diffusione di messaggi obiettivi circa l’attività del governo guidato dal presidente Roberto Micheletti”.
Delineava anche obiettivi strategici tra cui l’addestramento di portavoce governativi, presenza e analisi mediatiche e una “campagna di persuasione efficace a livello internazionale”, ma anche mirata a entrambi gli organi del Congresso statunitense, all’ONU e al Sistema di Integrazione Centro-Americana.
Per questo genere di servizi la società di Schechter era stata pagata più di 292.000 dollari dal governo provvisorio, secondo il documento del DOJ.
Schechter ha collaborato anche con l’aspirante presidente e uomo d’affari venezuelano Henrique Capriles, una figura dell’opposizione proveniente dall’oligarchia venezuelana di destra. Capriles era entrato in politica accanto al più famoso leader golpista del paese, Leopold Lopez, aderendo a un gruppo ultranazionalista chiamato “Tradizione, Famiglia e Proprietà”. In un’intervista a The Nation lo scrittore venezuelano Luis Britto Garcia ha ricordato come il gruppo fosse solito “schierarsi agli angoli delle strade di quartieri urbani con grandi mantelli rossi in stile Superman, baschi e cose del genere”.
Capriles e Lopez avrebbero proseguito a fondare insieme il partito di destra Primero Justicia. Nel 2002 furono in prima linea nel colpo di stato che depose brevemente il popolare presidente venezuelano Hugo Chavez e da allora hanno partecipato a una lunga sequenza di attività di destabilizzazione, che ha visto il suo apice nel tentativo malamente pasticciato del colpo di stato di Lopez nell’aprile del 2019.
I legami di Schechter con il Venezuela non finiscono qui. Oltre ad aver trascorso parte della sua giovinezza nel paese, è stato direttore fondatore del Centro Latino-Americano Adrienne Arsht del Consiglio Atlantico ed elencato quale vicepresidente anziano per le iniziative strategiche dello studio di esperti.
Con finanziamenti da governi occidentali, dalla NATO, da monarchie del Golfo, dall’industria delle armi e da grandi società petrolchimiche, il Consiglio Atlantico offre una varietà di soluzioni a pagamento che sposano ricette politiche con le priorità di grandi donatori. Naturalmente questo studio di esperti ha operato come importante piattaforma per pubblicizzare alla Washington ufficiale e ai media il tentativo di colpo di stato in Venezuela appoggiato dagli Stati Uniti.
Schechter pubblica uno scadente romanzo neoconservatore e coltiva uva in Israele
Oltre a lavorare per conto di alcuni dei politici più corrotti e repressivi della storia latino-americana recente, Peter Schechter è l’autore di uno scadente romanzo di fantasia del 2006 che risulta incitare lo stesso isterismo xenofobo sfruttato da Trump e dal altri nativisti.
Intitolato “Point of Entry” [Punto d’ingresso], il libro di Schechter intesse una narrazione paranoica di cartelli della droga che contrabbandano materiali per armi di distruzione di massa negli Stati Uniti attraverso il Messico per conto del governo siriano.
La trama fantasiosa è descritta come segue dal Washington Post:
“Gli Stati Uniti sono ancora impantanati in Iraq, ma la nuova minaccia è la Siria, che ospita terroristi e persegue armi nucleari. [Il presidente] Stokman sta valutando un intervento militare; i siriani, apprendendo ciò, pianificano di contrabbandare trenta libbre di uranio arricchito negli Stati Uniti, dove possono essere utilizzate per scoraggiare altre furbate statunitensi in Medio Oriente… I terroristi siriani, di fronte alla sfida di contrabbandare trenta libbre di uranio negli Stati Uniti in un momento di accresciuta sicurezza del confine, ideano un piano diabolico: si rivolgeranno ai signori colombiani della droga che ogni giorno gestiscono enormi quantità di contrabbando”.
E’ un racconto che pare ideato perfettamente per titillare sia neoconservatori “Mai Trump” sia nativisti filo-Trump.
L’interesse di Schechter al Medio Oriente non è stato limitato allo spauracchio siriano. E’ anche stato proprietario di un’azienda vinicola esclusiva situata su una fattoria cooperativa. L’azienda è chiamata Agur, dal nome della fattoria e del villaggio su cui è stata fondata nel 1999. Il suo co-fondatore, Shuki Yashuv, ha pubblicizzato il prodotto che vende come “sionismo in bottiglia”.
Il 23 luglio 1948 un assalto militare dell’esercito israeliano cacciò la maggior parte degli abitanti palestinesi di Ajjjur dalla loro terra ancestrale. A ottobre l’esercito israeliano aveva totalmente occupato la cittadina. Alla fine fu rasa al suolo, i suoi residenti mandati in esilio e fu ribattezzata Agur. Coloni ebrei dalla Turchia e dallo Yemen furono trasportati nel villaggio e vi si insediarono per impedire che i profughi palestinesi tornassero.
Contattato da The Grayzone per commenti sulla sordida storia di Schechter e Vazquez-Ger di lobbismo per golpisti e leader repressivi di destra, Immigrant Food ha risposto via e-mail con un brano societario di rito firmato da una portavoce della società firmatasi “Tea”. Diceva:
“Nei secoli migranti sono venuti negli Stati Uniti per una varietà di motivi e portano diversità culturale e una forte etica del lavoro. Immigrant Food celebra i contributi dei migranti statunitensi attraverso la fusione di gastronomie migratorie. In un tempo di profonda divisione nazionale, quando in qualche modo è diventato normale denigrare i migranti, la missione di Immigrant Food ricorda a tutti gli statunitensi i secoli di contributi e di vitalità che i migranti hanno apportato – e continueranno ad apportare – a questo paese”.
Per un paio di sgherri di classe alta del cambiamento di regime che hanno trascorso decenni a imbonire per clienti industriali e leader di colpi di stato, Immigrant Food è il perfetto strumento di ambientalismo d’accatto. Dietro la sua vena arcobaleno stanno servendo scodelle di cibo fusion a yuppy che lavorano duro e carichi di propaganda industriale ai giornalisti.
Alexander Rubinstein ha seguito politica estera, polizia, carceri e proteste per una varietà di pubblicazioni, tra cui The Grayzone e Mint Press News. Seguitelo su Twitter a @RealAlexRubi.
da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte: https://thegrayzone.com/2020/01/30/anti-trump-immigrant-food-lobbyists-coup-fueled-migration-crisis/
Traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2020 ZNET Italy