di Alan MacLeod
Manganelli piovono su manifestanti a terra mentre la polizia antisommossa, mascherata e vestita di nero brutalizza i vigili del fuoco in sciopero in uniforme completa, dall’aspetto distintamente simili ai loro pari della polizia, salvo che non portano armi. Questa è stata la scena che pochi al mondo hanno visto questa settimana, con i media che hanno largamente ignorato i vigili del fuoco unitisi a proteste nazionali che durano da mesi contro il presidente Emmanuel Macron e i suoi tentativi di attuare cambiamenti indiscriminati nella società francese.
Con indosso tute protettive i vigili del fuoco si danno fuoco nelle strade, inscenando la protesta di autoimmolazione forse più sicura della storia mondiale. Tuttavia pochi fuori dalla Francia hanno visto l’iniziativa; manifestanti si sono rivolti ai media sociali per deprecare il disinteresse della corrente dominante per il crescente movimento, le proteste più vaste e più sostenute del paese dal maggio del 1968. Molti hanno affermato che se una repressione di questa portata avesse avuto luogo in Venezuela o in Iran avrebbe avuto le prime pagine in America del Nord e in tutto il mondo. Tuttavia una ricerca di mercoledì mattina sulle pagine principali del New York Times, di Google News e di Yahoo! News ha rilevato che non c’era nessun collegamento con articoli sugli eventi del giorno precedente.
Né élite di altri paesi occidentali sono rimaste commosse quando il fotografo professionista Taha Gueffaf è stato trasportato in fretta in ospedale dopo che la polizia gli aveva scagliato contro una granata. Gueffaf ha condiviso raggi X delle sue ferite su Twitter, chiedendo al ministro dell’interno Christophe Castaner perché c’erano frammenti metallici di granata nella sua gamba. Analogamente non ci sono state per nulla reazioni da promotori professionisti dei diritti umani, quali il Comitato per la Protezione dei Giornalisti o Human Rights Watch, pur mentre l’Iran continua a essere un tema “di tendenza” sul sito web di quest’ultimo.
Pur essendo decisamente impopolare (sondaggi di dicembre hanno quantificato la sua percentuale di approvazione al 30 per cento, con quasi il 70 per cento di disapprovazione) Macron è stato eletto presidente nel 2017. In mezzo al crollo dei partiti centristi francesi, la prima tornata dell’elezione era stata prossima a un pareggio a quattro, ma solo Macron e la leader fascista Fronte Nazionale, Marine Le Pen, si erano qualificati per il ballottaggio. Macron ha vinto facilmente la seconda tornata, ma l’astensione è stata elevata, e quasi il 21 per cento ha scelto di recarsi ai seggi per depositare scheda bianca come forma di protesta o disgusto.
Macron immagina una Francia neoliberista
Macron è un fermo sostenitore del neoliberismo, prendendo a modello della sua politica il primo ministro britannico Margaret Thatcher. Insiste che la Francia non possa essere riformata ma debba essere “trasformata” da uno stato socialdemocratico a uno più neoliberista che assomigli di più agli Stati Uniti. L’innesco dell’ondata delle attuali proteste è stato un piano del governo di operare vasti cambiamenti alla previdenza sociale francese, considerata da molti il gioiello della corona dello stato assistenziale del paese. Il presidente desidera amalgamare 42 programmi previdenziali esistenti in uno solo, unificato, che egli afferma sarebbe più equo e trasparente. Tuttavia, ciò significherebbe che molti sindacati dovrebbero cedere vantaggi ottenuti con duri combattimenti per i propri membri e accettare uno standard nazionale che include l’aumento dell’età pensionabile da 62 a 67 anni.
Macron ha incontrato un’opposizione popolare quasi costante durante gran parte del suo periodo in carica. Dal novembre 2018 i Gilet Gialli hanno protestato in tutto il paese contro i suoi piani fiscali che affermano colpire più duramente i poveri e le classi medie. L’attuale tornata di scioperi è iniziata ai primi di dicembre, guidata dai sindacati dei trasporti che hanno bloccato gran parte del paese. L’iconico sistema della metropolitana di Parigi ne è stato gravemente influenzato, così come i treni regionali. Contemporaneamente molti dei porti francesi, tra qui Calais, Dunkirk, Marsiglia e Le Havre si sono visti chiudere dai lavoratori.
I sindacati dei trasporti hanno trovato insoliti alleati uniti a loro. Gli avvocati, temendo che fosse tolto loro il loro forte piano previdenziale, sono scesi in sciopero in tutto il paese, gettando teatralmente le loro toghe in un simbolico gesto di sfida. Ballerine in sciopero si sono esibite in uno spettacolo gratuito sui gradini del famoso teatro dell’opera Palais Garnier di Parigi. Contemporaneamente dipendenti hanno chiuso il famoso Museo del Louvre, dicendo ai visitatori che “la Monna Lisa è in sciopero” e sostenendo che il piano di Macron avrebbe “ridotto le pensioni di tutti”.
Gli stessi vigili del fuoco stanno contestando le proposte modifiche all’età di pensionamento e il peggioramento delle condizioni. “Siamo l’ultimo anello della catena dei soccorsi d’emergenza in Francia e siamo sovraccarichi di chiamate”, ha detto Frederic Perrin, capo del sindacato dei vigili del fuoco. Ha proseguito: “Abbiamo bisogno di personale e mezzi per rispondere a ciò e anche di una garanzia di poterci concentrare sulla nostra missione centrale, la risposta alle emergenze, e non di servire da supplemento a servizi sanitari assenti”. Il governo francese assegna anche gratifiche in denaro per il pericolo a certe professioni. I vigili del fuoco stanno chiedendo che le loro gratifiche corrispondano a quelle della polizia.
Nel corso di tutte le dimostrazioni di questo inverno i vigili del fuoco hanno marciato in uniforme completa con altri gruppi in sciopero, agendo da scudi umani nella convinzione che la polizia non avrebbe attaccato i suoi compagni paramedici, con i quali collaborano molto strettamente ogni giorno. Le riprese di ieri dimostrano che tale convinzione era sbagliata. La domanda che sorge ora è come i due servizi interagiranno quando uno ha attaccato e danneggiato l’altro. Questa non è che una delle molte tensioni imposte agli incaricati di reprimente il dissenso nel nuovo stato di Macron.
Alan MacLeod è un giornalista di MintPress News. Dopo aver completato il suo dottorato nel 2017 ha pubblicato due libri: ‘Bad News From Venezuela: Twenty Years of Fake News and Misreporting’ e ‘Propaganda in the Information Age: Still Manufacturing Consent’. Ha anche contribuito a Fairness and Accuracy in Reporting, The Guardian, Salon, The Grayzone, Jacobin Magazine, Common Dreams, American Herald Tribune e The Canary.
da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/france-police-beat-up-striking-firefighters-as-media-looks-other-way/
Fonte: Mint Press News
Traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2020 ZNET Italy