Ennesimo sciopero dei lavoratori dell’azienda guidata dal manager Mimmo Parisi. I «precari che ricollocano disoccupati» chiedono diritti e stabilizzazioni
Nell’ennesimo sciopero per ottenere la stabilizzazione, realizzato ieri 5 febbraio, i precari e le precarie Anpal hanno scelto di indossare le mascherine bianche, simbolo del mondo in ostaggio del coronavirus. E hanno dedicato parole di ammirazione e complicità a Francesca Colavita, Co.co.co., tra i ricercatori dello “Spallanzani” che hanno isolato il virus che sta falcidiando centinaia di vite. Anche i precari di Anpal sono Co.co.co., per la maggior parte, da anni attendono la stabilizzazione e sullo striscione hanno scritto: «isoliamo il virus della precarietà». Epidemia italica che di norma non uccide, ma spezza le biografie, costringe alla fuga, frammenta le lotte, disabitua alla solidarietà.
I precari di Anpal Servizi sono luci solidali nella notte del «Bel Paese». Non parlano di elezioni, ma pretendono dignità e diritti. Con la politica parlano, come hanno fatto ieri, ottenendo un incontro col Ministero e uno con i Deputati di LeU/Si, Pd e Iv. Ma alla politica chiedono impegni dettagliati, fatti concreti, capaci di cambiare rotta. Viene da ridere, se sindacato e sinistra della Seconda Repubblica ora che siamo nella Terza, di Repubblica, scoprono che lavoro e identità collettive non coincidono più. Il fenomeno, tra l’altro, è stato vero per diversi decenni, quando c’era il vento in poppa del neoliberalismo trionfante. Adesso che il neoliberalismo non ha più briciole da spartire, solo violenza da imporre, nel ricatto e nell’impotenza dell’occupazione precaria, nell’aziendalismo di chi fa sindacato per l’apparato e non per i lavoratori, esplodono rabbia e rancore, diffidenza e ostilità nei confronti di tutto e tutti.
Allora ben venga la politica che apre le porte ai precari, a maggior ragione quando i manager rampanti delle partecipate discriminano i sindacati che non abbassano la testa. Ma è bene dare carne e corpo al dialogo: ci sono due emendamenti al Decreto Milleproroghe in via di conversione, uno di LeU l’altro di Iv, che attendono di essere approvati in Commissione e dalla Camera. Servono risorse, e le risorse, se la volontà politica c’è, si trovano. Questo il messaggio chiaro dello sciopero e della mobilitazione di ieri a Roma. Con l’augurio che il risultato, reso possibile tra l’altro dalla Legge 128/2019, venga realizzato per intero, senza ambiguità, slittamenti, ingiustizie.
Il comunicato dei lavoratori dopo la giornata di protesta