Fallisce l’ennesimo esperimento volto a sfruttare su larga scala l’energia solare per la produzione di elettricità. Nonostante la propaganda a tambur battente, ad oggi la fonte solare non è economicamente competitiva con quelle tradizionali. Gli impianti vengono realizzati solo con un enorme dispendio di soldi a fondo perduto, spesso versati da istituzioni pubbliche.
Di Albert Parker, 4 febbraio 2020
Notizie fresche: come c’era da aspettarsi, Crescent Dunes, l’impianto a energia solare concentrata dotato di 10 ore di capacità termica grazie ai sali fusi, è appena fallito.
https://www.cato.org/blog/crescent-dunes-another-green-flop
L’elettricità prodotta, come al solito non quando ce n’era bisogno ma per lo più quando il sole splendeva (e spesso nemmeno quando c’era il sole) è ben nota, dato che i dati EIA (Energy Administration Information, ente ufficiale per le statistiche energetiche USA – ndVdE) vengono proposti da Wikipedia in una tabella sintetica.
Grazie ai saggi amministratori energetici dell’era Obama, i contribuenti americani hanno quindi pagato per la imprevedibile elettricità prodotta dal sole un prezzo di 2,38 dollari per kilowattora.
Quello che ci si aspettava da Crescent Dunes era una produzione di oltre 500.000 megawattora all’anno per oltre 25 anni, quindi 12.500.000 megawattora totali di energia totalmente utilizzabile (più o meno), al costo di 0,08 dollari al kilowattora.
I contribuenti di altri paesi dotati di amministratori energetici altrettanto saggi, Sudafrica, Cile e Australia, hanno evitato questo bagno di sangue grazie alla mancanza di investitori desiderosi di contribuire con le loro tasche, aggiungendo ulteriori soldi a quelli dei contribuenti, che non hanno avuto scelta.