La sorpresa nelle urne. I repubblicani di sinistra hanno ottenuto il 24.5%, inseguono le due formazioni di centro-destra: Fianna Fáil al 22% e Fine Gael al 21%. Visti i risultati sarà quasi certamente necessaria un’alleanza fra due di questi tre partiti per formare un governo. Ma se le negoziazioni dovessero fallire, si tornerebbe a elezioni.

Mentre la tempesta Ciara si abbatteva sull’Irlanda, il ciclone Sinn Féin si scatenava nelle urne. Il partito repubblicano di sinistra, guidato da Mary Lou McDonald, è stato infatti il più votato alle elezioni politiche dello scorso sabato, ottenendo il 24.5 per cento delle preferenze. Inseguono i due partiti di centro-destra che da anni si alternano al governo del paese, Fianna Fáil (22) e Fine Gael (21). Per dare un’idea dell’enormità del risultato, nelle elezioni del 1997 Sinn Féin aveva ottenuto soltanto il 2.5 per cento. Da allora il partito ha registrato una crescita costante, ma il risultato di sabato è davvero storico e ridisegna le geografie politiche del paese, da più di ottant’anni governato esclusivamente dall’uno o dall’altro partito di centro-destra.

Gli exit poll hanno confermato le principali tendenze emerse in campagna elettorale: sanità, questione abitativa e pensioni sono stati i primi tre temi per importanza. Su queste tematiche il Sinn Féin è riuscito a impostare una campagna solida, in un contesto in cui molti elettori volevano un cambiamento vero rispetto all’alternanza fra Fianna Fáil e Fine Gael. La Brexit, su cui aveva puntato forte il Fine Gael, guidato dal premier uscente Leo Varadkar, è stata indicata come questione principale solo dall’un cento degli elettori, così come l’immigrazione, completamente assente dal dibattito elettorale. Benché non manchino certo episodi di razzismo, l’Irlanda si conferma così un’eccezione nel panorama politico europeo.

Sull’onda del Sinn Féin registrano un buon risultato elettorale quasi tutte le forze progressiste. I verdi raggiungono il 7 per cento a livello nazionale ed eleggono più di dieci deputati, anche se avevano aspettative forse ancora superiori. La sinistra radicale di People Before Profit – Solidarity dovrebbe riuscire a confermare cinque dei sei deputati uscenti. Va male invece il Labour Party, che ha perso lo scettro di principale partito di sinistra a favore del Sinn Féin. Ormai sotto il cinque per cento a livello nazionale, i laburisti faticano a riprendersi dalla disastrosa esperienza di governo con il Fine Gael durante gli anni della ‘Troika’. In crescita però i social-democratici, scissione a sinistra proprio del Labour. Eletti anche vari candidati indipendenti di sinistra, in un parlamento che si caratterizza per il più alto numero di deputati indipendenti in Europa.

Il risultato è talmente inaspettato per Sinn Féin che il partito non beneficerà appieno del proprio successo. Dopo il brutto esito delle scorse elezioni europee la dirigenza aveva deciso di limitare il numero di candidati a soli 42 su 39 circoscrizioni elettorali, per evitare che più candidati nello stesso distretto si elidessero a vicenda. Il totale degli eletti dal Sinn Féin dovrebbe fermarsi dunque a 37, ben lontano dalla maggioranza di ottanta deputati richiesta per eleggere il governo. Mentre il conteggio è ancora in corso, il primo partito in termini di seggi dovrebbe essere dunque Fianna Fáil, che secondo le proiezioni si attesterà sui quaranta seggi. Terzo a poca distanza il Fine Gael.

Visti i risultati, sarà quasi certamente necessaria un’alleanza fra due di questi tre partiti per formare un governo. Mary Lou McDonald ha indicato una possibile alleanza di forze progressiste come l’opzione di governo preferita dal Sinn Féin, ma dovrebbero mancare i numeri in parlamento. McDonald si è comunque detta disponibile a dialogare con tutti, compresi Fine Gael e Fianna Fáil, ad alcune condizioni, compresa l’indizione di un referendum sull’unificazione irlandese. Anche se in campagna elettorale entrambi i partiti hanno rifiutato ora il Fianna Fáil potrebbe ripensarci. A questo punto le opzioni possibili sono due, e sarebbero entrambe una prima volta: una coalizione di centro-destra fra Fine Gael e Fianna Fáil o una coalizione fra Sinn Féin e Fianna Fáil. Se le negoziazioni dovessero fallire, si tornerebbe ad elezioni. La parabola del Labour dovrebbe mettere in guardia il Sinn Féin sui rischi di governare con la destra, e per il partito potrebbe non necessariamente essere un male tornare nuovamente alle urne, potendo correre con più candidati. La partita, insomma, è appena iniziata.

Di Nardi

Davide Nardi nasce a Milano nel 1975. Vive Rimini e ha cominciato a fare militanza politica nel 1994 iscrivendosi al PDS per poi uscirne nel 2006 quando questo si è trasformato in PD. Per due anni ha militato in Sinistra Democratica, per aderire infine nel 2009 al PRC. Blogger di AFV dal 2014

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