di Helena Cobban
L’originale è apparso su Just World Books
In un articolo chiave di giornalismo realmente esteso, sul campo, Alissa Rubin del New York Times ha avanzato serie domande circa il resoconto ufficiale statunitense di chi sia stato ad attaccare la base K-1 presso Kirkuk, nell’Iraq orientale, il 27 dicembre. Gli Stati Uniti hanno quasi immediatamente accusato della responsabilità la milizia Ketaib Hizbullah (KH) sostenuta dall’Iran. Ma la Rubin cita per nome il generale di brigata Ahmed Adnan, capo dello spionaggio della polizia federale irachena presso la stessa base, che ha affermato: “Tutte le indicazioni sono che sia stato il Daesh”, cioè l’ISIS.
Lei presenta anche considerevoli ulteriori dettagliate notizie sulla questione. E osserva che anche se gli investigatori statunitensi affermano di avere prove della responsabilità del KH per l’attacco, non ne hanno presentata pubblicamente nessuna. Né le hanno condivise con il governo iracheno.
Il KH è un’organizzazione paramilitare che opera sotto il comando dell’esercito iracheno ed è stata profondamente coinvolta nelle campagne contro l’ISIS in tutto il paese.
L’attacco del 27 dicembre ha ucciso un esterno iracheno-statunitense ed è stato citato dall’amministrazione Trump come motivo per il lancio di un attacco su larga scala contro cinque basi del KH circa 400 miglia a ovest che ha ucciso circa 50 combattenti del KH. Combattenti indignati del KH hanno poi assaltato l’ambasciata USA di Baghdad, forzando un perimetro esterno al suo vasto campus ma senza causare vittime. Il 2 gennaio il presidente Trump ha deciso una nuova acutizzazione, ordinando l’assassinio del generale iraniano Qassem Soleimani e portando la regione e il mondo in prossimità di una grande guerra guerreggiata.
La nuova evidenza presentata dalla Rubin fa sembrare che Trump e i suoi consiglieri avessero deciso in precedenza un piano su vasta scala di attacco contro gli alleati molto influenti dell’Iran in Iraq e stessero aspettando un evento scatenante – qualsiasi evento scatenante! – da usare come pretesto per lanciarlo. L’attacco contro la base K-1 ha presentato loro quell’evento, anche se non sono stati in grado di produrre alcuna prova che sia stato il KH a condurlo.
Questo copione risulta molto simile a quello che Ariel Sharon, ministro della difesa di Israele nell’estate del 1982, usò per lanciare il suo vasto attacco contro la presenza dell’OLP in Libano nel giugno di quell’anno: l’”evento scatenante” usato da Sharon per lanciare il suo attacco preparato a lungo fu il grave (ma non fatale) ferimento dell’ambasciatore di Israele a Londra, Shlomo Argov, di cui il governo israeliano incolpò immediamente l’OLP.
Riguardo a Londra nel 1982, così come riguardo al K-1 lo scorso dicembre, l’effettiva identità dell’aggressore, o aggressori, è stata riferita in modo errato dal governo che l’ha usata come innesco per l’acutizzazione. A Londra la polizia stabilì parecchio speditamente che non era stata l’OLP, bensì agenti del gruppo anti-OLP guidato da un uomo di nome Abu Nidal, ad attaccare Argov. Ma al momento in cui tale fatto fu scoperto e reso pubblico, i carri armati di Israele erano già profondamente all’interno del Libano.
I paralleli e i collegamenti tra i due casi si spingono oltre. Se, come sembra probabile, gli autori dell’attacco al K-1 siano effettivamente stati il Da’esh, allora sono riusciti in modo brillante a innescare uno scontro feroce tra due forze considerevoli della coalizione che aveva combattuto contro di loro in Iraq. Riguardo all’attacco del 1982 a Londra, anche i suoi autori riuscirono brillantemente a innescare un conflitto letale tra due forze (una considerevole, l’altra meno) che erano entrambe impegnate in un duro combattimento contro le reti di Abu Nidal.
Degno di nota: il principale sostenitore di Abu Nidal, in tutta la sua campagna contro l’OLP, fu il brutale governo di Saddam Hussein in Iraq. (Gli assalitori di Londra depositarono le loro armi presso l’ambasciata irachena dopo aver completato l’attacco). Molti strateghi e pianificatori di alto livello dell’ISIS in Iraq erano residui irriducibili delle ex forze intimidatorie di polizia di Saddam.
Pure degno di nota: tre mesi dopo la massiccia invasione del Libano nel 1982 a opera di Sharon, sembrò che avesse conseguito con successo i suoi obiettivi di espulsione dal Libano della forze combattenti dell’OLP e di insediamento di un forte governo filo-israeliano nel paese. Ma nel lungo corso, l’invasione risultò molto meno riuscita. La lunga occupazione israeliana del sud del Libano seguita al 1982 servì da incubazione della nascita e della crescita dell’Hizbullah (filo-iranian) nel paese.
Oggi Hizbullah è un forte movimento politico in Libano che comanda una forza combattente molto capace che ha espulso dal Libano l’ultima presenza di Israele nel 2000, respinto una successiva invasione israeliana del paese sei anni dopo e tuttora esercita un considerevole potere di deterrenza contro Israele oggi.
Pochissimi oggi in Israele considerano una mossa saggia l’invasione del Libano nel 1982. Come considereranno gli storici del futuro la decisione di Trump di lanciare la sua grande acutizzazione contro alleati dell’Iran in Iraq, presumibilmente come parte della sua campagna di “massima pressione” contro Teheran?
Helena Cobban è una giornalista veterana di affari esteri, fondatrice e CEO di Just World Books.
da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte: https://thegrayzone.com/2020/02/07/washington-false-pretext-escalation-iraq/#more-20558
Traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2020 ZNET Italy