di Chris Fogwill, Chris Turney e Zoe Thomas
L’aumento delle temperature globali e il riscaldamento delle acque oceaniche stanno causando lo scioglimento di uno dei luoghi più freddi del mondo. Anche se sappiamo che l’attività umana sta causando il cambiamento climatico e determinando rapidi cambiamenti in Antartide, gli impatti potenziali che un mondo più caldo avrà su questa regione rimangono incerti. La nostra nuova ricerca può essere in grado di offrire una certa comprensione di quale effetto avrebbe un mondo più caldo in Antartide, osservando ciò che accadde più di 129.000 anni fa.
Abbiamo scoperto che lo scioglimento di massa della calotta polare antartica occidentale fu una principale causa di alti livelli dei mari durante un periodo noto come l’Ultimo Periodo Interglaciale (129.000-116.000 anni fa). L’estrema perdita di ghiaccio causò un aumento medio globale di tre metri del livello dei mari e, cosa inquietante, ci vollero meno di due gradi Celsius di riscaldamento dell’oceano per provocarlo.
Per condurre la nostra ricerca ci siamo recati in un’area della calotta polare antartica occidentale e abbiamo trivellato in cosiddette aree del ghiaccio azzurro per ricostruire la storia glaciale del manto di ghiaccio.
Le aree del ghiaccio azzurro sono aree di ghiaccio antico portato in superficie da impetuosi venti ad alta densità, chiamati venti catabatici. Quando tali venti soffiano sulle montagne, rimuovo lo strato superiore della neve ed erodono il ghiaccio esposto. Con il ghiaccio che è rimosso dal vento, il ghiaccio antico è portato in superficie, il che offre una conoscenza della storia del manto di ghiaccio.
Mentre molti ricercatori antartici trivellano in profondità nel ghiaccio per estrarre i loro campioni, noi siamo stati in grado di usare una tecnica chiamata analisi orizzontale delle carote di ghiaccio. Quando ci si muove in maggiore prossimità delle montagne del manto di ghiaccio, il ghiaccio che è stato portato in superficie da questi venti diventa progressivamente più vecchio. Siamo stati quindi in grado di estrarre campioni superficiali lungo una lineare retta orizzontale attraverso l’area del ghiaccio azzurro per ricostruire ciò che è accaduto nel passato al manto di ghiaccio.
La nostra squadra ha compiuto molte misurazioni. Abbiamo prima osservato i sottili strati di cenere vulcanica nel ghiaccio per individuare quanto ebbe luogo lo scioglimento di massa. In modo allarmante, i risultati hanno mostrato che la perdita di ghiaccio avvenne all’inizio del riscaldamento dell’Ultimo Periodo Interglaciale, circa 129.000 ani fa, mostrando quando sensibile sia l’Antartide alle alte temperature. Noi riteniamo che questo scioglimento sia iniziato molto prima che l’oceano si riscaldasse di due gradi Celsius. Questo è preoccupante per noi oggi, poiché le temperature oceaniche continuano ad aumentare e l’Antartide Occidentale si sta già sciogliendo.
Abbiamo anche misurato molecole d’acqua sensibili alla temperatura attraverso l’area del ghiaccio azzurro. Tali isotopi hanno rivelato una forte svolta delle temperature, evidenziando un forte divario nei nostri dati all’inizio dell’Ultimo Periodo Interglaciale. Questo indica un periodo di sostenuta perdita di ghiaccio nel corso di migliaia di anni.
Questo periodo di mancanza di ghiaccio coincide con livelli estremi di innalzamento dei mari, suggerendo un rapido scioglimento del ghiaccio della Calotta Polare Antartica Occidentale. L’analisi del DNA di microbi antichi preservati nel ghiaccio ha rivelato un’abbondanza di batteri consumatori di metano. La loro presenza suggerisce che il rilascio di gas metano da sedimenti sotto il manto ghiacciato possano avere anch’essi avuto un ruolo nell’accelerare il processo di riscaldamento.
Il manto di ghiaccio dell’Antartide Occidentale può dirci molto circa l’effetto del riscaldamento delle temperatura oceaniche poiché giace sul fondale marino. E’ circondato da vaste aree di ghiaccio fluttuante, chiamato calotte gelate, che proteggono la parte centrale del manto. Quando l’acqua oceanica più calda penetra nelle cavità sotto le calotte, il ghiaccio si scioglie dal basso, assottigliando le calotte e rendendo il manto centrale più vulnerabile all’aumento delle temperature oceaniche. Questo processo è attualmente investigato nel Ghiacciaio Thwaites dell’Antartide Occidentale, soprannominato il “Ghiacciaio del Giudizio”.
Utilizzando dati del nostro lavoro sul campo abbiamo utilizzato simulazioni di modelli per indagare come il riscaldamento possa influenzare le calotte di ghiaccio fluttuanti. Queste calotte di ghiaccio proteggono i manti di ghiaccio e contribuiscono a rallentare il flusso del ghiaccio fuori dal continente. I nostri risultati suggeriscono un aumento di 3,8 metri del livello del mare durante i primi mille anni di 2 gradi di maggior riscaldamento dell’oceano. La maggior parte dell’aumento su modello del livello del mare si sono verificati dopo la perdita delle calotte di ghiaccio, collassate nei primi duecento anni di temperature più elevate.
Questi risultati sono preoccupanti, speciale se persistenti temperature elevate della superficie marina potranno indurre a sciogliersi il manto gelato dell’Antartide Orientale, spingendo ancora più in alto i livelli dei mari. Ma i nostri risultati suggeriscono che il manto gelato dell’Antartide Occidentale può essere prossimo a un punto di svolta. Un aumento anche solo limitato della temperatura potrebbe determinare una brusco scioglimento del manto gelato e un aumento di molti metri dei livelli globali dei mari.
Al momento la ricerca suggerisce che i livelli globali dei mari potrebbero aumentare tra i 45 e gli 82 centimetri nel prossimo secolo. Tuttavia si ritiene che l’Antartide possa contribuire a questo solo con 5 centimetri; la maggior parte dell’aumento del livello dei mari sarà causato da acque oceaniche più calde e dallo scioglimento del manto di ghiaccio della Groenlandia. Ma in base ai nostri risultati, il contributo dell’Antartide potrebbe essere molto maggiore del previsto.
Nonostante il fatto che 197 pasi si siano impegnati in base all’accordo di Parigi a limitare il riscaldamento globale a due gradi Celsius entro la fine di questo secolo, i nostri risultati mostrano che anche aumenti minori della temperatura potrebbe avere impatti di vasta portata.
Chris Fogwill è docente di glaciologia e di paleoclimatologia alla Keele University; Chris Turney è docente di scienze della terra e cambiamento climatico presso il Centro di Eccellenza ARC dell’Australian Biodiversity and Heritage, UNSW; e Zoe Thomas è membro dell’ARC DECRA della UNSW.
Questo articolo è ripubblicato da The Conversation sotto licenza Creative Commons. Leggete l’articolo originale qui.
da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo
Fonte: https://consortiumnews.com/2020/02/13/ancient-antarctic-ice-melt-could-happen-again/
Originale: The Conversation
Traduzione di Giuseppe Volpe
Traduzione © 2020 ZNET Italy