ELN – Esercito di Liberazione Nazionale – Ejército de Liberación Nacional

Francesco Cecchini

In Colombia il massacro di leader indigeni e di ex guerriglieri è senza fine. Il Consejo Regional Indígena del Cauca (CRIC) ha denunciato che sabato notte a Buenos Aires, Cauca è stato assassinato Emilio Duaqui, dopo che la stessa Comunità Indigena era stata minacciata.

In questo contesto è avvenuto lo sciopero armato dell’ELN, che è terminato, dopo 72 ore, alle 6.00 del mattino dello scorso lunedì.

Mentre l’Esercito Colombiano, nella persona del suo comandante generale Luis Fernando Navarro,   ha affermato che lo sciopero armato dell’ ELN non è completamente riuscito, solo il 74 % delle azioni programmate è stato portato a termine e ha provocato un morto e sette feriti, l’ ELN in un comunicato ha dichiarato che lo sciopero armato è stato un successo, congratulandosi con il popolo colombiano. L’ ELN tra altri punti mette in evidenza che lo sciopero armato è stato contro il mal governo di Iván Duque che favorisce il paramilitarismo e in appoggio alle mobilitazioni popolari che a partire dello scorso 21 novembre reclamano la soddisfazione dei bisogni del popolo.

Il link con il comunicato è il seguente:

L’ ELN ha anche messo in chiaro che lo sciopero armato è servito a mettere pressione al govermo perché ritorni al tavolo dei negoziati per la pace.

Proprio in occasione dello sciopero armato, la società civile colombiana ha esortato il governo e l’ ELN a riprendere il dialogo per raggiungere la pace

Lo specialista nel conflitto armato in Colombia, Luis Eduardo Celis, ha affermato che l’azione ELN va giudicata come la più grande azione politica dell’ultimo  decennio di questa guerriglia, che ha suscitato attenzione e preoccupazione dei settori ufficiali e sociali. Il coordinatore del programma di Politica Pubblica di Pace dell’Osservatorio del Conflitto Armato della Corporación Nuevo Arco Iris, (CNAI), Fernando Cuervo,  ha dichiarato che tutti parlano dell’evento e quindi entrambi le parti dovrebbero riavviare i contatti. Duque 

Per Alvaro Villarraga, analista politico, ha riferito che la politica di Duque non porta pace né con l’ELN né con qualsiasi guerriglia, deve essere la pressione politica, la pressione dei cittadini, che costringerà il governo a cambiare le sue politiche. Il presidente Duque non ha mai reso possibile il negoziato di pace con ELN, né ha reso possibile l’ agenda che è stata costruita dal precedente governo in quattro anni, ha detto Villarraga.

 Da quando è diventato presidente della Colombia, il 7 agosto 2018, Iván Duque ha condizionato la ripresa dei dialoghi di pace con l’ Esercito di Liberazione Nazionale, ELN, da lui interrotti, alla rinuncia di operazioni armate e alla concentrazione in un luogo. Una resa senza condizioni, inacettabile da parte dell’ ELN, che da allora ritiene, che il governo ostacoli la ricerca di una soluzione politica al conflitto armato. La direzione nazionale dell’ ELN ha sempre dichiarato , di rimanere impegnata nella ricerca di una soluzione politica al conflitto e di non abbandonare tavolo di dialogo allestito all’ Avana. L’ ELN ha ribadito che non si alzerà dal tavolo del dialogo e continuerà a lavorare per la continuità del processo di pace, in conformità con lagenda stabilita, attraverso la partecipazione della società e l’ accompagnamento della comunità internazionale. Dichiarazione mai presa in considerazione da Duque, uomo dell’ ex presidente Álvaro Uribe Vélez il nemico numero uno della pace.

 Se c’è qualcosa di peggio di un presidente ingrato con la gente che lo ha eletto, come Lenin Moreno, il traditore ecuadoriano, è uno obbediente alle forze insane che gli hanno dato quella carica, perché è parte di loro. E questo è Iván Duque.

Una cosa comunque è chiara e la società civile sempre più ne è cosciente: senza la pace con l’ELN non vi sarà una pace reale in Colombia.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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