di Paolo Desogus*
Il presidente Macron ha deciso di servirsi di un dispositivo legislativo che gli consente di trasformare in legge la sua riforma delle pensioni, senza il voto dell’Assemblea nazionale. Il suo è un vero e proprio atto di prevaricazione che ci dà una perfetta descrizione dell’uso del potere da parte di una persona fedelmente attaccata all’ideologia neoliberale. Ci mostra in altri termini che nell’attuale fase storica il neoliberalismo ha come principale nemico istituzionale il parlamento e dunque la rappresentanza.
Il potere neoliberale è infatti quel potere che pretende di servirsi dello stato e delle sua forza per potenziale ed esprimere al massimo livello l’espansione dell’economia di mercato. È un potere che rifiuta la sovranità popolare, che rifiuta il confronto con le parti sociali; è un potere ostile al parlamento (e questo dovrebbe essere di monito a quegli sprovveduti che il 29 marzo vogliono votare sì al referendum pensando di fare qualcosa di giusto e “popolare”). L’unica sovranità legittima per il neoliberalismo è quella del mercato.
Di fronte a questo scenario dovremmo allora avere il coraggio di affermare che il neoliberalismo è oggi il peggior nemico delle libertà sociali e della democrazia, quest’ultima intesa non solo formalmente, ma politicamente, ovvero come luogo di mediazione delle istanze. Macron è in tal senso persino più pericoloso degli esponenti postfascisti o inquadrati dalla grande stampa mainstream come “fascisti”. Solo qualche sciocca sardina italiana può del resto credere che i vecchi valori fascisti abbiano ancora corso oggi in Europa. Solo chi è totalmente obnubilato dall’ideologia neoliberale, per paura o per convinzione, non si accorge che qualsiasi misura minacciata dai (o talvolta messa in bocca ai) postfascisti è già stata realizzata dai neoliberali: un esempio su tutti, le politiche anti immigrazione. Mettendo a confronto le direttive sui porti di Macron con quelle di Salvini non è difficile rendersi conto di quanto siano state più feroci e severe quelle francesi.
La verità è che il populismo di destra è solo un’estetica, che il più delle volte nasconde una visione non molto lontana da quella neoliberale. Il populismo di destra di Salvini, Le Pen od Orban è solo un neoliberalismo dei poveri, delle classi più basse che chiedono protezione dalla ferocia del mercato, senza tuttavia sostenere un’idea di economia ad esso antagonista. Il populismo di destra è in altri termini solo un falso oppositore del neoliberalismo, peraltro funzionale ad esso, in quanto bersaglio delle campagna di stampa che giustificano il sostengo a personaggi come Macron o Renzi con il voto utile.
L’obiettivo di qualsiasi parte politica che aspira invece al socialismo, alla giustizia sociale e alla libertà non solo formale ma anche sostanziale di ciascun individuo non può che essere quello di offrire protezione alle classi sociali più povere avendo come bersaglio la sovranità pressoché oramai assoluta dell’economia di mercato. Non può che essere una forza capace di riavviare la lotta contro il capitale per un’idea di civiltà giusta e umana. Questo è l’unico vero attuale neoantifascismo. Il resto sono sciocchezze per la De Filippi.
*Professore all’Università Sorbona di Parigi
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-macronismo_fase_estrema_del_neoliberismo/82_33395/