Lunedì Wall Street ha segnato il peggior declino dell’ultimo decennio. Un combinato di fattori negativi sta mettendo in ginocchio l’America e tutto il resto del mondo: la diffusione inarrestabile del coronavirus e il crollo dei prezzi del petrolio. È il cigno nero che molti economisti aspettavano da tempo. E, se gli Stati Uniti hanno subito la peggior performance dal 2008, quando fallì la Lehman Brothers e scoppiò la bolla immobiliare che portò alla peggiore recessione dal 1929, le Borse europee hanno addirittura fatto di peggio bruciando 611 miliardi di euro. La maglia nera è andata a Milano dove si è chiuso con un rosso superiore all’11% e sono andati in fumo oltre 63 miliardi di capitalizzazione, portando a 180 miliardi il conto dall’inizio della crisi.
È in questi momenti più difficili che gli squali entrano in azione. Questo il motivo per cui, all’indomani della blindatura del Nord Italia, il centrodestra aveva suggerito al premier Giuseppe Conte di chiudere la Borsa di Milano e di vietare le vendite allo scoperto. Dal governo non è stata intrapresa alcuna misure per tutelare i risparmi degli italiani e così l’assalto è iniziato.
Il rischio è che nelle prossime settimane assisteremo ad altre scorribande, non solo sui mercati
Intanto vi invito a segnarvi due date. La prima: il 16 marzo quando l’Eurogruppo voterà la riforma del Fondo salva Stati. La seconda: il 15 luglio quando scadranno due pandemic bond che potrebbero liberare 320 milioni di dollari per i Paesi colpiti dal coronavirus (sempre che l’Oms si decida a definirla pandemia).
Continua…