Hugo Chavez
Francesco Cecchini
Articolo di Ramona Wadi su Strategic Culture tradotto da Francesco Cecchini per Ancora Fischia il Vento.
Il link con l’articolo originale è il seguente:
L’ era di Fidel Castro, Hugo Chavez ed Evo Morales fu segnata da principi rivoluzionari che trascendevano la regione dell’America Latina. Insieme, Cuba, Venezuela e Bolivia hanno presentato un fronte unitario e ispiratore. A sette anni dalla scomparsa di Hugo Chavez, in un momento in cui Cuba persiste nella sua rivoluzione, la Bolivia si ritrova intrappolata nelle dinamiche di una dittatura appoggiata dagli Stati Uniti e il Venezuela combatte l’ intervento imperialista nel paese, la Rivoluzione Bolivariana richiede più di un ricordo temporaneo. In tutta l’America Latina, l’ascesa delle dittature di destra e il sostegno degli Stati Uniti ai presidenti fascisti di destra eletti democraticamente indica la via da seguire per le masse. C’ è bisogno di un’inversione permanente delle politiche neoliberali per creare società inclusive basate sui principi socialisti. Ciò significa un ritorno ai movimenti rivoluzionari che hanno reso la lotta antimperialista una caratteristica permanente.
Dopotutto, Chavez non è semplicemente storia. Il suo potere politico derivava dai movimenti sociali in Venezuela che sostenevano le sue riforme socialiste. Il tentativo di colpo di stato del 1992, in cui Chavez, come ufficiale militare, cercò di rovesciare il governo di Carlos Perez, indicò le possibilità di cambiamento per il popolo venezuelano. Dando il messaggio al popolo dopo il fallito tentativo di colpo di stato, ritenendosi responsabile del mancato successo, Chavez ha promosso il cambiamento all’interno della mente gente. “Por ahora”, per ora, la rivoluzione è stata messa in attesa, ma non la mobilitazione, che poi ha visto trionfare Chavez alle urne nel 1998 per la realizzazione di un radicale cambiamento socialista. Ancora una volta, gli Stati Uniti hanno dovuto fare i conti con una realtà già avvenuta in Cile: la rivoluzione socialista scelta democraticamente. E come in Cile, sono state messe in pratica tattiche simili, ma con risultati diversi. Nel 2002, fu istigato un colpo di stato di breve durata contro Chavez. Tuttavia, i militari e il popolo si sono mobilitati contro l’interferenza dell’ala destra sostenuta dagli Stati Uniti e in 48 ore questa si è trovata di fronte a un fenomeno di cui non avevano fatto i conti. Distruggere la rivoluzione bolivariana non richiedeva semplicemente la sconfitta del suo leader, ma anche sconfiggere la mobilitazione a sostegno di Chavez e la partecipazione popolare alla rivoluzione del paese. È da queste basi che Chavez è stato in grado di sfidare l’ imperialismo in Venezuela, in America Latina e nell’ intera comunità internazionale. La liberazione del paese dall’ influenza del Fondo monetario internazionale nel 2007 è stata un altro passo che indicò la volontà del governo di sradicare lo sfruttamento delle risorse del paese e di dedicarsi, invece, a sforzi collaborativi per potenziare politicamente ed economicamente i paesi e le persone in America Latina. A livello internazionale, le denunce di Chavez sulla politica estera americana erano costanti, così come il suo sostegno alla lotta anticoloniale, in particolare in Palestina. Nel 2010, Chavez ha descritto Israele come un’entità genocida. “Un giorno lo stato genocida di Israele verrà messo al suo posto e speriamo che lì emerga uno stato veramente democratico, con il quale possiamo condividere un percorso e idee”. All’ inizio del 2009, il Venezuela sotto Chavez aveva interrotto i legami con Israele a causa dell’ aggressione dell’ “Operazione di piombo” del potere coloniale nella quale il fosforo bianco veniva usato contro civili palestinesi. Tuttavia, il sostegno di Chavez ai palestinesi non era semplicemente retorico. Si è impegnato con i palestinesi politicamente e diplomaticamente, oltre a offrire aiuti umanitari e sostegno, una posizione che è stata anche incorporata nella politica venezuelana dopo la sua morte nel 2013. Chavez considerava la messa in pratica di alternative socialiste sia come un dovere che come un diritto, un processo questo detestato dall’imperialismo USA. La rivoluzione bolivariana, come la rivoluzione cubana, è un processo di liberazione e una forma di resistenza all’impero. L’accademico e ambasciatore cubano in Venezuela, il tedesco Sanchez, descrive correttamente il processo bolivariano così: “Garantire benefici immediati per il popolo e sconfiggere politicamente l’opposizione e i suoi alleati stranieri erano compiti immediati”. Dopo Chavez, rimane la stessa urgenza di sconfiggere l’imperialismo.
Chávez presente! La resistenza eroica della rivoluzione bolivariana.
Ramona Wadi, autrice dell’articolo.
Ramona Wadi è una ricercatrice indipendente e giornalista freelance, è una blogger e recenscise libri. I suoi scritti trattano una serie di temi in relazione a Palestina, Cile e America Latina.