di Paolo Desogus
Secondo diversi osservatori,la Germania sta scommettendo sulla crisi italiana. Ne parla anche Federico Fubini, quello che affermava che le misure contro la Grecia erano giuste sopra ogni cosa, anche sopra l’aumento inaudito della mortalità infantile registrato dopo la cura della Trojka imposta a Tsipras.
Ora lo stesso Fubini sul Corriere della sera, e non sulla Pravda del Sovranista, accusa la Germania di volerci portare nelle stesse condizioni della Grecia per riservarci il medesimo trattamento: privatizzazioni, licenziamenti nel pubblico impiego, abbassamento dei salari, tagli a tutto ciò che si può tagliare senza pietà.
Ora che la minaccia riguarda noi, anche in via Solferino si sono accorti che occorre prendere le distanze dalla Germania e dai sacri dogmi di Maastricht.
E tuttavia il nostro Fubini non si interroga su come sia possibile che anche l’Italia possa subire un trattamento simile nonostante sul piano economico rappresenti uno dei paesi più industrializzati del mondo, dotato di un welfare state e di un sistema d’istruzione occidentale tra i migliori – sì, nonostante l’UE tra i migliori -, presente nelle principali sedi internazionali e con un esercito professionale di buon livello.
non se lo chiede e non se lo può chiedere perché lui e il suo giornale hanno da anni sposato l’ideologia del vincolo esterno e della governance da cui discendono la spoliticizzazione e il depauperamento intellettuale, morale e civile del paese: da cui discendono cioè le condizioni politiche e culturali per attaccare anche un grande paese come l’Italia.
Se la Germania pianifica un attacco contro di noi è possibile proprio perché prevede che l’Italia non abbia il coraggio di difendere il proprio interesse nazionale e non disponga più della forza politica per trarsi fuori dalle maglie economico-poliziesche della Trojka e intraprendere una strada autonoma, con nuovi partner internazionali e con alleanze europee bilaterali.
Per carità è un bene che anche Fubini come molti altri (ieri persino Cacciari, sì Cacciari, si è lanciato contro l’UE) abbiano cambiato idea. Ma il ravvedimento non basta, occorre reagire nel più breve tempo possibile e mostrare anche alla Germania che l’Italia è in grado di difendere il proprio interesse nazionale anche al costo di rinunciare all’euro. Voglio proprio vedere l’associazione a delinquere che sta alla testa delle banche tedesche come reagirebbe nel caso in cui i mutui italiani venissero riconvertiti in lire. C’è poco da scherzare, occorre essere pragmatici: criticare i trattati di Maastricht non basta più, occorre far saltare il tavolo.