Intervento di Gianni Fabbris

Questa pandemia non lascerà il mondo e noi stessi come eravamo prima. Sta tirando fuori da noi quello che siamo realmente (come individui, corpi sociali, comunità) e sta, in fin dei conti, mettendo a nudo tutti i limiti, le ipocrisie, le ingiustizie del nostro modello sociale, politico e culturale che, con buona pace di chi finge ancora di non aver capito, si chiama capitalismo.
Il fatto che la sua ultima barbara forma (quella del neoliberismo più o meno globalizzato) abbia chiaramente preso nel tempo il sopravvento, mette a nudo tutta la pericolosità di quei sistemi sociali, economici e politici che lo hanno assunto nelle sue forme più estreme.
Quelle forme saranno inevitabilmente travolte anche se, francamente, non so se ne usciremo con il rafforzamento della consapevolezza collettiva che ci porterà sulla via dell’alternativa o se con un imbarbarimento ulteriore di cui non voglio nemmeno immaginare le forme.
Per ora osservo e intravedo (sempre meno indistintamente) salire nel nostro Paese la consapevolezza della posta in gioco: vi rendete conto? Dopo anni di smantellamento del pubblico e degli investimenti stiamo chiedendo a gran voce di rafforzare la sanità pubblica, la scuola, i servizi …. dopo anni di urla per il nemico alle frontiere che ci invadeva scopriamo, improvvisamente, che siamo noi gli untori e che è inutile fare i blocchi alle frontiere (dove sono le frontiere? a Codogno? a Huan?) e tanto meno schierare gli eserciti… dopo anni di scie chimiche e di “uno vale uno” e di feroce polemica coi vaccini, siamo tutti a chiedere alla scienza un vaccino per risolvere il problema e dirci una parola “autorevole” e rassicurante.
Non so come ne usciremo ma so che quanti di noi si sono battuti in questi anni per i diritti, la funzione del pubblico, la democrazia, le politiche di investimento, le scelte di riconversione ambientale ed ecologica sono portatori dentro di se degli anticorpi positivi per uscirne positivamente e in avanti. Dovremmo farci sentire con più forza e prepararci, soprattutto, a costruire sulle macerie che la crisi economica e politica che si prepara ci lascerà.
A proposito di politica .., mentre sento salire le condizioni per una nuova coscienza popolare, vedo la politica (almeno quella delle forme pubbliche del palazzo) sempre più distante e in difficoltà. Sopratutto vedo le destre di questo Paese che, spiazzate e intontite da quello che sta accadendo (e che accidenti! proprio ora che ci preparavamo a governare! Non vale! Ritorniamo al teatrino messo in piedi con Renzi, presto!), si dimostrano per la zavorra politica e culturale che sono. Dietro un dichiarato “orgoglio della nazione”, li sento sparare ogni giorno “ci vuole di più, ci vuole di più … non basta …”. Che misera classe dirigente piena di slogan roboanti e senza idee per il futuro!
Non ho sentito fin qui uno di loro (non dico Salvini che della destra ha scelto di cavalcare l’anima becera) ma nemmeno un intellettuale (c’è?), dire parole chiare sulle responsabilità del modello di sviluppo e di società in cui le politiche di uno sviluppo senza etica, della privatizzazione e dello smantellamento dello Stato sociale ci ha portati e su cosa dovremmo fare domani.
Li ho sentiti dire che è colpa dei cinesi che mangiano i topi mentre è sempre più chiaro che questa epidemia l’avevamo in casa da tempo e la incubavamo nei tanti territori e comunità ecologicamente e socialmente fragili. Li ho sentiti dire tutto e il contrario di tutto solo per tenere la voce alzata e non scomparire dalla scena (sempre meno ascoltati mi sembra).
Non sento ancora parole chiare nemmeno dalla sinistra tutta impegnata a dare di se una immagine responsabile senza dire come dovremmo cambiare strada dopo che il PD nei decenni è stato il maggior interprete delle politiche antisociali e anti ecologiche e, per dire la verità, sento un silenzio assordante di quella parte della maggioranza che fino a ieri ha saputo solo gridare “Onestà! Onestà!” … Eh già! e ora come la mettiamo? il virus colpisce tutti: onesti e delinquenti. Semmai la differenza la fa la condizione sociale ed economica di chi una casa ce l’ha e può starci chiuso dentro e chi vive sotto i portici o nelle bidonville delle periferie o fra chi può pagarsi il tampone e sospendere la sua vita sociale per qualche tempo e chi non ha altra scelta che aspettare o continuare a vivere cercando di mettere insieme il pranzo con la cena sperando di non essere positivo.
Ma, forse, nei confronti dei grillini sono troppo impietoso. In fondo, nel loro lucido caos, una cosa positiva la hanno azzeccata: ci hanno consegnato un presidente del Consiglio che si sta dimostrando all’altezza del compito e della situazione. Un “uomo della società civile” che sta facendo il suo lavoro pur in mezzo a mille contraddizioni (come avrebbe potuto essere altrimenti per un evento cosi nuovo e imprevedibile?) provando a tenere insieme responsabilità, fermezza, senso dello Stato, progressività nel percorso che punta (evidentemente) a stimolare consapevolezza nella comunità … della qual cosa sono comunque piacevolmente soddisfatto: in fondo c’è vita e c’è ancora speranza.

http://www.controlacrisi.org/notizia/Politica/2020/3/14/53380-la-pandemia-reale-di-questo-mondo-si-chiama-capitalismo/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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