Ma è vero che nel mondo tutti «fanno come l’Italia»? Il «divieto di jogging o passeggiata» c’è anche altrove? E l’autocertificazione? Abbiamo dato un’occhiata.
Infografica diffusa negli Stati Uniti dalla NRPA (National Recreation and Parks Association), marzo 2020.
di Wu Ming
In questi giorni di emergenza coronavirus, molti organi d’informazione, uomini politici ed «esperti» italiani ci ripetono che «in tutto il mondo l’Italia è un esempio», che tutti i governi – chi prima e chi poi – ci stanno seguendo sulla strada del lockdown con chiusura di scuole, fabbriche, uffici, luoghi pubblici e norme severe di distanziamento sociale.
Ogni volta che un paese entra nella grande famiglia dei «chiusi per Covid-19», parte una specie di ola, di applauso mediatico, a dargli il benvenuto dalla parte giusta del fronte. «Anche la Russia chiude bar e ristoranti!», «Coprifuoco in Ungheria», evviva!
Al contrario, i paesi non-all(in)eati vengono additati come folli, indifferenti alla salute dei cittadini, e ci si prepara a recitare un «noi ve l’avevamo detto», per quando finalmente si renderanno conto di avere sbagliato tutto.
A noi sembra che questa sete di conferme internazionali dimostri in realtà una certa insicurezza, o quantomeno il bisogno di mezzo gaudio nel mal comune.
In realtà, le situazioni dei vari paesi non sono davvero paragonabili, perché sono diversi i sistemi sanitari, le risorse, la demografia, le fonti giuridiche, i territori e i numeri del contagio.
Tuttavia, crediamo sia interessante verificare più da vicino se davvero il «modello Italia» sia stato «imitato in tutto il mondo» e quali siano le principali differenze, specie rispetto alle attività all’aria aperta, alle uscite con i figli e all’utilizzo degli spazi pubblici.
Questo perché certe regole non dipendono tanto – o non solo – dai livelli di contagio o dalle abitudini di un paese, quanto piuttosto da una diversa interpretazione di ciò che è salubre e ciò che non lo è in presenza del virus Sars-Cov2.
Ecco una carrellata, senza pretese di scientificità ma utile a farsi un’idea.
■ Cominciamo dalla Germania, dove le misure di contenimento sono scattate il 16 marzo.
Nel presentarle, la cancelliera Angela Merkel ha dichiarato che:
«Frequentare gli spazi pubblici è permesso da soli, o in compagnia di un’altra persona soltanto, oppure insieme ai propri conviventi. Andare al lavoro, fare la spesa per beni di prima necessità, curarsi, partecipare a esami e incontri essenziali, assistere gli altri e fare sport o attività individuali all’aperto è ovviamente [selbstverständlich] sempre possibile» purché ci si mantenga a un metro e mezzo di distanza.
Restano aperti i mercati settimanali.
Non ci sono autocertificazioni o documenti da presentare quando si esce.
■ In Francia le misure di contenimento del contagio sono entrate in vigore dal 17 marzo e per almeno 15 giorni.
Di tutti i paesi che abbiamo preso in esame, la Francia è l’unico dove ci siamo imbattuti in un documento simile all’autocertificazione italiana. Il modulo però non è mai cambiato, è lo stesso dall’inizio dell’emergenza. [Correzione: è cambiato una volta, il 25 marzo scorso, come spiegato nei commenti qui sotto.]
Le uscite da casa sono permesse per i soliti bisogni necessari, per il lavoro, oltreché per passeggiate e attività fisica, purché da soli o in compagnia del proprio nucleo familiare, per un’ora al giorno, in un raggio di un chilometro, cioè un’area di 3,14 km quadrati e un perimetro di 6,28 km.
Se trasgredisci le regole, rischi 135 euro di multa. In caso di recidiva (2 violazioni in 15 giorni), diventano 1500. 3 volte in un mese diventa reato penale, con 6 mesi di carcere e 3750 euro di multa.
■ Il Coronavirus Act è una legge del Regno Unito dal 23 marzo e resterà in vigore almeno per tre settimane.
È vietato incontrarsi in luoghi pubblici in più di due persone, a meno che non si sia conviventi. Ai funerali possono assistere i parenti più prossimi.
Bisogna stare a casa, se non per: acquisti necessari; motivi di cura o di lavoro; una forma di esercizio fisico al giorno – corsa, bici, passeggiata – da soli o con i propri conviventi;
Bisogna sempre mantenere due metri di distanza dai non-conviventi e limitare il più possibile il tempo passato fuori.
Se non rispetti queste regole, la polizia può farti rientrare a casa; disperdere un assembramento; arrestarti se non segui le indicazioni e opponi resistenza. Può multarti per 60 sterline, ridotte a 30 se paghi entro 14 giorni. Ogni volta che sei recidivo, la multa raddoppia.
Non ci sono moduli da compilare e portare con sé.
■ In Svezia il governo sta prendendo misure relative all’economia e alla gestione della salute. Il Primo Ministro ha parlato alla nazione il 22 marzo. Non ci sono però leggi o decreti che regolino il distanziamento sociale.
Chi non sta bene o presenta sintomi, è invitato a restare a casa e a non recarsi a scuola o sul posto di lavoro.
Vengono dati consigli specifici agli over 70, come stare a casa, evitare i mezzi pubblici, ecc.
Scuole superiori e università sono invitate a implementare la didattica on-line.
Per quanto riguarda le attività fisiche, ecco cosa dice l’Agenzia di Sanità Pubblica di Svezia (Folkhälsomyndigheten) nella sua pagina di FAQ sul Covid-19:
«Esercizio fisico e pratica sportiva sono benefici per la salute pubblica, queste attività devono continuare. Non vi è necessità di annullare allenamenti, partite e tornei locali, palestre e centri sportivi possono restare aperti. Tuttavia, queste attività devono essere regolate per ridurre al minimo il rischio di contagio, seguendo le indicazioni per gli eventi con meno di 500 persone [testo in svedese].»
■ Dal 17 marzo in Belgio sono state rinforzate le misure di contenimento, con la raccomandazione di non uscire se non per andare al lavoro, in banca, alle poste, nei negozi di alimentari, dal medico, dal benzinaio e per aiutare persone bisognose.
L’esercizio all’aperto è permesso e raccomandato, insieme ai propri conviventi o al massimo con un’altra persona. Le uscite con la famiglia sono permesse.
■ In Olanda misure restrittive sono entrate in vigore dal 23 marzo.
I funerali, i matrimoni, le riunioni religiose o politiche sono permesse, con al massimo 30 persone e purché i partecipanti mantengano una distanza di 1,5 metri. Sono vietate riunioni in luoghi pubblici con più di tre persone non conviventi.
Passeggiate e attività all’aperto sono consentite. Parchi, giardini e spiagge restano aperti purché possano garantire gli standard igienici previsti e le persone possano mantenere un metro e mezzo di distanza tra loro.
I bambini di meno di 12 anni possono giocare insieme, purché sotto la supervisione di adulti che stiano ad almeno un metro e mezzo di distanza gli uni dagli altri.
■ Nello Stato Spagnolo dal 14 marzo c’è lo «stato di allarme, eccezione o assedio» su tutto il territorio.
Ci sono provvedimenti diversi per ciascuna comunità autonoma.
Il Real Decreto 463/2020 del 14 marzo dichiara che si può uscire per acquistare alimenti e farmaci, per motivi di cura, lavoro, assistenza ad anziani, minori, disabili e vulnerabili, per cause di forza maggiore, situazioni di necessità e qualunque altra attività di natura simile.
Tutte queste attività devono svolgersi individualmente, salvo che si accompagnino minori, anziani, o per altre cause ben motivate.
Le trasgressioni sono punite ai sensi della Legge Organica 4/1981 sullo «stato di allarme, d’eccezione o di assedio». Per i casi meno gravi, multe da 100 a 600 euro.
Il governo nazionale ha specificato che le attività all’aperto e dei bambini al parco sono proibite. Si può portare il cane a pisciare.
Per quanto riguarda i divieti, dunque, la situazione spagnola è la più vicina a quella italiana. Con la differenza che là non ci sono documenti o autocertificazioni da portare con sé. [Aggiornamento: la Generalitat de Catalunya richiede un’autocertificazione.]
■ A Malta sono state annunciate oggi, 27 marzo, restrizioni per ultrasessantenni, donne incinte e persone con particolari patologie, come il diabete. Non sono consentiti assembramenti oltre le 5 persone. Chi ha sintomi di Covid-19 deve lasciare il lavoro e stare in quarantena retribuita.
Da nessuna parte abbiamo trovato riferimenti a divieti di passeggiare o fare attività fisica, né a un’autocertificazione.
■ Negli Stati Uniti d’America ogni stato membro ha preso provvedimenti normativi diversi.
L’ordine del governatore della California è di stare a casa, fatta eccezione per i lavoratori di 16 settori-chiave dell’economia.
Tuttavia, sul sito del governo statale è spiegato chiaramente che si può fare attività all’aperto, purché si resti a due metri di distanza da chi non è un proprio convivente.
Sempre mantenendo la distanza di due metri si può portare fuori il cane, passeggiare, correre, andare in bicicletta e frequentare i parchi nazionali.
In Illinois sono chiusi i playground per bambini, ma si può comunque fare attività all’aperto di qualunque tipo, purché a distanza di due metri dai non-conviventi.
In Louisiana, è consentito l’esercizio fisico e si può uscire per andare a trovare un parente o frequentare un luogo di culto. Sono consentiti gli incontri e le riunioni con meno di dieci persone.
Lo stato di New York ha limitato le attività esterne a quelle che permettono di mantenere la distanza di due metri e di evitare assembramenti. Ci sono regole specifiche per gli anziani e i soggetti a rischio, i quali comunque possono uscire per fare attività all’aperto, purché solitarie.
Il sito del Dipartimento per la Conservazione dell’Ambiente invita esplicitamente a visitare i parchi nazionali per mantenere il proprio benessere psicofisico. Gli ingressi a pagamento sono stati sospesi, per evitare code in entrata.
Non ci sono moduli da compilare e portare con sé.
■ In Canada a livello nazionale, ci sono solo una serie di consigli e suggerimenti per le comunità locali, e solo relativi agli assembramenti. Nessuna restrizione alla circolazione degli individui.
Ad esempio, in Alberta, l’isolamento in casa è previsto solo per chi arriva dall’estero (14 gg) e per chi ha sintomi (10 gg).
Il distanziamento sociale è richiesto, ma non obbligatorio.
Si possono tenere riunioni fino a 50 persone, purché si svolgano in luoghi adatti sotto l’aspetto dell’igiene e non vi siano partecipanti giunti dall’estero, medici o personale sanitario strategico, ultrasessantenni o soggetti a rischio.
La regola non vale per i supermercati e simili. Sono chiusi molti luoghi pubblici. Ristoranti e caffè devono ridurre la loro capacità del 50% e non superare le 50 persone nel locale.
■ Anche in India, paese per il quale si parla del «più grande lockdown del mondo» e del quale abbiamo visto solo bastonate inferte da poliziotti a malcapitati passanti, lo stato federale rimanda alle decisioni dei vari membri dell’Unione. Ad esempo, in Maharashtra, la regione di Mumbai:
Il trasporto pubblico è sospeso;
sono consentite riunioni pubbliche solo se non superano le 5 persone;
sono aperti solo i negozi che offrono servizi essenziali;
I luoghi di culto sono chiusi; i cantieri edili anche;
Si deve restare a casa, salvo uscire per le attività permesse e mantenendo la distanza.
Nessuno verrà legalmente perseguito «per aver infranto in buona fede queste restrizioni».
In generale, nei vari stati, non c’è una casistica elaborata per definire quando si possa uscire e quando no. È permesso per le attività essenziali, purché si mantenga la distanza di un metro, senza creare assembramenti di più di 5 persone.
Non sono necessarie autocertificazioni né documenti specifici.
⁂
Al termine di questa rapida carrellata, alcune impressioni:
Al momento non pare che il «modello Italia» stia spopolando nel mondo, come invece sembrerebbe leggendo i nostri giornali e guardando la nostra tv. Lo sta seguendo, a grandi linee, soltanto la Spagna, dove però non sono stati introdotti documenti specifici da esibire all’autorità. Niente autocertificazione.
Quest’ultima, tra i paesi presi in esame, ce l’ha solo la Francia, dove però c’è molto più margine per passeggiate e attività all’aperto, anche insieme alla famiglia.
Il divieto di passeggiata e jogging come è stato imposto in Italia non si riscontra quasi da nessuna parte. Del resto, ricordiamolo: la stessa OMS dice che passeggiare e muoversi all’aperto aiuta a combattere l’epidemia. Men che meno sembra diffuso lo stigma di stato per chiunque prenda una boccata d’aria.
Ovviamente, la situazione è fluida, e quei paesi col tempo potrebbero decidere di muoversi nella stessa direzione dell’Italia.
Resta il fatto che, sebbene da settimane i nostri cronisti e opinionisti dicano che «tutti ci imitano», allo stato attuale non è affatto così.
E noi, ripetiamo, ci siamo concentrati solo su alcuni aspetti: attività all’aria aperta, uscite con i figli (da noi non previste in alcun modo), utilizzo degli spazi pubblici. È plausibile che lo stesso possa dirsi per gli altri aspetti del presunto «Modello Italia», come le tipologie di fabbriche chiuse o i sostegni per chi non lavora.
Serviranno, insomma, altre carrellate.