“Cambiare l’Europa? Vogliamo fatti e non parole”. Il Domenicale di Controlacrisi, a cura di Federico Giusti
La Ue superi vecchi schemi ormai fuori dalla realtà, non siamo noi a dirlo ma il Presidente della Repubblica e alcune autorevoli voci della stampa borghese nazionale.
Le politiche di austerità sono oggi denunciate anche da quanti le hanno scientemente sostenute a costo di ritrovarci un paese con la sanità pubblica ridotta a colobrodo, ad oggi 51 medici morti per contagio e circa 6500 operatori sanitari ammalati.
Non è tempo di alchimie, politiche e non, è arrivato il momento delle scelte dirimenti.
A fine Gennaio, il premier Conte annuncio’ in TV che il nostro paese non era impreparato dinanzi alla emergenza contagio, previsione ottimistica visto che ad oggi abbiamo quasi raddoppiato i morti da virus cinesi, le mascherine ancora non ci sono in numero adeguato alle reali necessità e sono state indispensabili le forniture mediche e di dpi da Cina, Russia e Cuba.
Il numero dei contagi è ancora impreciso, i tamponi arrivano con grande ritardo e ad oggi si parla di sottoporre al controllo solo il personale sanitario. Stesso discorso vale per le opere di igienizzazione e sanificazione che lascano fuori innumevoli posti di lavoro pubblici e privati limitandosi alle urgenze.
Liberarsi allora dalla necessità dell’emergenza significa comprendere che il solo modo per arginare e combattere il contagio è non lesinare risorse alla sanità pubblica e per questo serve la requsizione delle cliniche private, porre fine ai tetti di spesa e ai patti di stabilità.
L’emergenza è sempre foriera di sventure, sopprime libertà democratiche e manda al macello i giovani infermieri e medici che non dovrebbero, appena laureati, essere impiegati nell’emergenza, manda al macello tanti lavoratori costretti a prestare servizio perchè le loro aziende sono state, spesso impropriamente, ritenute essenziali.
E in questa situazione c’è chi, dall’alto della sua consulenza per la Pubblica amministrazione, ironizza sullo smart working, giudicato una sorta di cassa integrazione per la forza lavoro nulla facente.
Gli stessi esperti e consulenti non dicono che in Europa (da loro considerata un faro) lo smart è da anni una realtà utile anche ai fini capitalistici di accrescere la produttività individuale, non solo nella PA ma anche in tanti settori privati.
Sanità al collasso, enti pubblici incapaci di adottare lo smart, o di farlo con estremo ritardo e a singhiozzo, sono i risultati delle politiche di austerità che hanno utilizzato la PA come cassa delle politiche di contenimento del debito senza assumere personale e investire nel potenziamento e ammodernamento dei servizi. E a quanti invocano silenzio, moderazione dei toni, ricordiamo che sono loro i responsabili di questa situazione, a chi invoca la pace e la fratellanza ricordiamo che decine di aziende non stanno anticipando ai loro dipendenti gli ammortizzatori sociali o per mancanza di liquidità o per inopportuna scelta all’insegna dell’egoismo padronale.
E infine, a chi invoca ordine e disciplina vorremmo ricordare che quanto sta accadendo nelle carceri, nei centri di accoglienza per migranti oppure nelle residenze per anziani con centinaia di contagi e decine di morti, è il risultato non solo dei tagli e dell’austerità ma anche delle politiche securitarie da loro avallate.
Per queste buone e semplici ragioni non ci venga chiesto di tacere e di unirsi alla retorica nazionale, vogliamo fatti e non parole.