Riceviamo e pubblichiamo
di Franco Astengo
E’ necessario ritornare sull’argomento riguardante la “task – force” messa su dal Presidente del Consiglio sulla “ricostruzione” nel dopo epidemia.
Bisogna farlo lanciando prima di tutto e ancora una volta l’allarme democratico per come è stata portata avanti questa fase drammatica e inedita della nostra vita pubblica da settori del governo e in particolare dal Presidente del Consiglio.
In particolare è da esaminare attentamente il comportamento del presidente del Consiglio .
Un comportamento che ha assunto via via toni di esasperazione personalistica compiendo anche, nel corso delle sue frenetiche esortazioni televisive, errori di esposizione e di interpretazione che hanno portato a pericolosi momenti di fraintendimenti di massa.
Per fortuna questa mattina alcuni giornali dimostrano di aver compreso, almeno parzialmente, il pericolo: si veda il fondo di Repubblica firmato da Stefano Folli dal titolo “Superministero o Ufficio Studi ?”.
Riservo questa mia riflessione al solo tema della task – force non affrontando l’altro punto delicato dell’attualità riguardante lo scontro in atto in Europa.
Dunque è necessario rivolgere pubblicamente e in una dimensione molto forte alcuni interrogativi:
• Quale atto formale istituisce questa Commissione e attribuendole quali poteri?;
• Quale organo istituzionale ha deciso che la Commissione stessa sia dipendente direttamente dalla Presidenza del Consiglio?
• Esiste una durata temporale per un organismo che non è previsto da alcuna legge vigente e tanto meno dalla Costituzione?
• Attraverso quali criteri sono stati scelti i componenti con l’incarico della massima responsabilità affidato a un esponente delle multinazionali che ha lavorato anche con grandi banche d’affari che probabilmente dispongono di intere fette del nostro debito pubblico?
A queste domande deve essere urgentemente fornita una risposta chiara: se si tratta di un “ufficio studi” è evidente che non possono esserle assegnati compiti operativi.
Il valore del parere di questa commissione non può equivalere altro che alla risposta a un “come va?” rivolto per telefono a un vecchio compagno di scuola.
Come scrive Folli il Presidente del Consiglio sta giocando una partita pericolosa che sa molto di avventura sul piano politico e istituzionale.
Tutta la gestione della crisi è stata fin qui condotta al limite della correttezza costituzionale e istituzionale.
Non servono giustificazioni per questo modo di agire riguardanti la gravità del momento: tutti ne siamo pienamente consapevoli.
La già fragile democrazia italiana non può però uscirne ulteriormente piegata verso visioni personalistico – autoritarie con la creazione di organismi anomali, non previsti dalla legge e non controllati dal Parlamento, che assumano proditoriamente livelli decisionali rispondendo a una sola persona.
Questo modo di procedere deve essere fermato con l’opposizione delle forze più consapevoli e non certo attraverso l’omologa propaganda sovranista e populista dell’estrema destra.
Se non ci sarà un chiaro intervento di fermo richiamo all’esercizio democratico il rischio che stiamo correndo sarà quello che alla fine ci troveremo di fronte a due tentativi opposti ma omologhi nel loro obiettivo tra il populismo trasformista figlio dell’autoritarismo del M5S portato avanti all’insegna della “democrazia diretta” e il populismo sovranista della chiusura e della rottura a destra con l’Europa in alleanza con le cosiddette “democrazie illiberali”.
Un carico di incognite e pericoli che non ci possiamo permettere perché in gioco ci sono la nostra Costituzione e la democrazia repubblicana che da essa ha tratto origine e che trova nella centralità del Parlamento e nella dialettica tra le forze politiche e non tra le persone il proprio fondamento istituzionale.