Nonostante la pandemia da nuovo coronavirus, il Vietnam riuscirà a mantenere un buon tasso di crescita, migliore rispetto a tutti gli altri Paesi asiatici, mentre il resto del mondo si avvia verso la recessione.
Il 2020 vedrà un drammatico rallentamento generale dell’economia globale dovuto alla pandemia da nuovo coronavirus. Anche la Repubblica Socialista del Vietnam andrà incontro ad una flessione, ma questo non pregiudicherà una comunque sostanziale crescita del PIL. A confermarlo la Banca Asiatica dello Sviluppo (ADB), che la scorsa settimana ha pubblicato un rapporto sull’andamento del PIL nel continente nei prossimi due anni.
Secondo la ADB, il Vietnam chiuderà il 2020 con una crescita del 4.8%, certamente meno impetuosa rispetto a quanto accaduto negli anni precedenti, ma comunque positiva nei confronti degli altri Paesi del continente. L’epidemia farà aumentare anche il tasso d’inflazione del 5.6%, il dato più alto degli ultimi quattro anni. Ad ogni modo, il PIL del Vietnam dovrebbe tornare a crescere in maniera più decisa a partire dal 2021, quando si prevede un aumento del 6.8%, in linea con il dato del 2017 e solamente di poco inferiore rispetto al 2018 ed al 2019 (7%).
In generale, il continente asiatico dovrebbe comunque mantenere il segno positivo nell’andamento del PIL per il 2020: la media continentale dovrebbe attestarsi sul 2.2%, ed oltre al Vietnam si registreranno buoni andamenti in India (+4%) ed Indonesia (+2.5%). Anche i Paesi più colpiti dal nuovo coronavirus dovrebbero comunque riuscire a crescere, come nel caso della Cina (+2.3%) e della Corea del Sud (+1.3%). Tra i dati negativi, invece, spicca quello della Thailandia (-4.8%). Allargando la visione al resto del mondo, l’Asia rischia di essere l’unico continente a mantenere una crescita economica, mentre l’Europa e gli Stati Uniti si avviano verso una profonda recessione.
Reduce da un rallentamento nel primo trimestre (+3.8%), il Vietnam viene dato in crescita anche da altri organismi internazionali, seppur con cifre contrastanti: mentre la Banca Mondiale, in linea con l’ADB, ha previsto un aumento del 4.9% del PIL, i dati di Fitch Rating si sono mostrati più prudenti (+2.8%).
Indubbiamente, l’economia vietnamita sta subendo l’impatto negativo dell’epidemia, ma il Paese sta reagendo meglio rispetto a gran parte del resto del mondo, grazie alla lungimiranza del governo guidato dal Partito Comunista ed al modello economico orientato al socialismo. Molte multinazionali motoristiche, ad esempio, hanno provvisoriamente chiuso i propri stabilimenti nel Paese, a partire dalla giapponese Toyota, il brand del settore più venduto in Vietnam, e proseguendo con Ford, Honda, Hyundai, Nissan, e Yamaha, bloccando un settore in netta ascesa come quello automobilistico (+11.7% di vendite nel 2019, ma -10.5% di produzione nel primo trimestre del 2020).
A subire è anche il settore delle esportazioni, molto importante per l’economia vietnamita. Se le esportazioni di riso e di altri beni di prima necessità sono stati bloccati dal governo per far fronte all’emergenza, l’industria tessile deve fronteggiare un crollo del 70% delle vendite all’estero a causa della riduzione della domanda da parte degli Stati Uniti e dei Paesi europei.
Per fronteggiare l’emergenza, il governo ha proposto un abbassamento dei tassi d’interesse ed un prolungamento delle tempistiche per il rimborso dei debiti da parte delle aziende in difficoltà, mentre il pagamento delle imposte verrà congelato fino a fine anno.
Il Ministero del Commercio ha poi approvato la riduzione del 10% dell’importo delle bollette dell’elettricità fino a giugno per l’87% delle famiglie, escludendo da questo sconto il 13% a più alto reddito. La riduzione del 10% verrà applicato anche alle industrie, mentre l’energia elettrica sarà fornita gratuitamente alle strutture di quarantena e agli ospedali.
Il Partito Comunista ha inoltre deciso lo stanziamento di un cifra equivalente a 2.4 miliardi di euro per sostenere le famiglie e le imprese maggiormente colpite dalla pandemia. La proposta è partita dal Ministero della Pianificazione e degli Investimenti ed è stata accolta dal primo ministro Nguyễn Xuân Phúc. In particolare, circa 400 milioni di euro verranno destinati alle imprese, mentre due miliardi serviranno a sostenere le famiglie in difficoltà nei prossimi tre mesi. Le categorie che beneficeranno del sostegno del governo includono le persone che vivono in povertà assoluta o relativa e coloro che si trovano in congedo non retribuito causato dalla pandemia.
Infine, la più grande compagnia privata del Paese, la Vin Group, ha annunciato che convertirà le sue fabbriche di automobili e smartphone alla produzione di macchine per la ventilazione artificiale, con la possibilità di poter produrre 55.000 unità al mese, di cui 45.000 ventilatori non invasivi e 10.000 ventilatori invasivi. Grazie ad un accordo con il governo di Hanoi, la VinGroup donerà i primi 5.000 ventilatori prodotti agli ospedali vietnamiti, e successivamente venderà i macchinari al Ministero della Sanità al solo costo delle componenti importate, escludendo i costi di trasporto, produzione e manodopera, di fatto senza realizzare profitti (appena 900 euro per i ventilatori non invasivi e circa 6.500 euro per quelli invasivi). I vantaggi di un’economia pianificata e diretta dal governo, dove in caso di necessità anche i privati devono sottostare all’interesse generale.
Credits: stabilimento della Toyota nella provincia di Vĩnh Phúc – Toyota, Vietnam