Riceviamo e pubblichiamo

di Franco Astengo

La condizione di emergenza sanitaria in cui si sta ritrovando tutto il mondo non può far smarrire le nostre coordinate di riferimento poste sul piano politico, culturale, storico.

Tra pochi giorni si ricorderanno il 75° anniversario della Liberazione dell’Italia del Nord e nei giorni successivi quello della fine della seconda guerra mondiale con la sconfitta del nazi – fascismo.

Viviamo tempi cupi anche sotto l’aspetto della conservazione della memoria: da tempo è in atto un processo di vero e proprio revisionismo storico tendente a distorcere la realtà di quei fatti e di negarne parti fondamentali ,come si sta tentando di fare con la minimizzazione della realtà dei campi di sterminio e addirittura la negazione dello stesso Olocausto.

Una processo revisionistico oggi reso ancor più pesante dall’emergere di forti tendenze di estrema destra presenti, in particolare, proprio in Germania ma anche in Francia e in Italia.

Tendenze di estrema destra che si accompagnano a una difficoltà della democrazia.

Si sta cercando di soppiantare la democrazia con una sorta di populismo – sovranista in buona parte originato da quella che è stata definita “antipolitica”.

Leggiamo così da “Le Monde Diplomatique” un articola di Sonia Combe nel quale si spiega come proprio in Germania (dove dovrà essere forzatamente annullata la cerimonia di ricordo per la Liberazione del campo di Buchenwald , il primo ad essere liberato nell’aprile 1945) i membri dell’Afd di estrema destra hanno fatto irruzione nel Memoriale di quel Campo per esporre le proprie teorie negazioniste.

Questo fatto è avvenuto anche a Dachau, Sachsenhausen e Ravensbruck.

Il direttore del Memoriale di Buchenwald , Volkhard Knigge, ha dichiarato al proposito : “ un segno sempre più grave dell’indebolimento della coscienza storica”.

In questa operazione negazionista assume particolare significato il tentativo di equivalenza “comunisti – nazisti”: si fa strada la tesi dello storico Ernst Nolte secondo cui i campi di sterminio nazisti costituivano semplicemente una reazione difensiva al bolscevismo, mentre si diffonde nel senso comune l’equiparazione tra rossi e neri.

Questo approccio ha portato acqua al mulino dell’Afd, che vi ricorre in modo indiscriminato.

Così proprio a Buchenwald si è tentato di cancellare la memoria della presenza dei prigionieri politici, comunisti e socialisti.

Ancora una volta è necessario respingere queste affermazioni spiegando come, distorcendo la storia ,questo tipo di interpretazioni siano pericolose per la nostra già debole democrazia rappresentativa parlamentare, così come questa è intesa – ad esempio – nella Costituzione italiana.

Nei prossimi giorni saremo forzatamente costretti a rinunciare alle celebrazioni in pubblico per questo settantacinquesimo anniversario .

Una ricorrenza molto significativa che ci sta arrivando addosso in un momento così difficile.

Dobbiamo impedire che l’isolamento ci costringa al silenzio: attraverso tutti i mezzi disponibili dovremo cercare di farci sentire rivendicando la realtà di quei fatti.

Dobbiamo ancora una volta provvedere all’individuazione precisa delle responsabilità di quella tragica epoca e alla precisa definizione degli elementi decisivi sui quali poggia la nostra identità democratica: primi fra tutti l’antifascismo e l’antinazismo.

Nel far questo è necessario lavorare perché la dimensione del nostro impegno nel diffondere la riaffermazione dell’antifascismo e dell’antinazismo,come valori necessariamente costitutivi della dimensione europea.

Di AFV

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