Riceviamo e pubblichiamo

di Franco Astengo

Stiamo per vivere un anomalo 25 aprile : ci troviamo in un tempo sospeso dove i rapporti, le relazioni, gli scambi avvengono in una sorta di vuoto pneumatico, l’humanitas appare come cristallizzata nel tempo e nello spazio e condizionata esclusivamente dall’emergenza.

Stiamo correndo un grande rischio: quella della mutilazione della democrazia.

Si stava già verificando un processo di arretramento sul piano dell’agibilità politica da prima dell’inizio dall’inizio di questa drammatica vicenda e adesso si è accelerato un cammino negativo:

1) la messa in un canto del Parlamento,

2) l’assunzione di un ruolo del tutto anomalo da parte della Presidenza del Consiglio con la creazione di task – force e comitati vari quasi si trattasse di paralleli organismi decisionali di governo e l’idea dell’”uomo solo al comando” fornita attraverso l’uso esasperato di comunicazioni via Facebook ;

3) l’assenza di una delega specifica che le Camere avrebbero dovuto votare e assegnare al Governo tracciando limiti precisi alla sua azione,

4) l’emergere di una situazione riguardante le Regioni laddove un progressivo cedimento culturale e politico ha causato l’assenza di una capacità centrale di fornire linee di comportamento coerenti e omogenee provocando l’avvio di un processo di vera e propria “sfarinatura” nel rapporto tra centro e periferia;

5) “Sfarinatura” che si sta verificando in parallelo alla questione del rapporto con l’Europa verso il quale non si riesce a intravedere una coerente linea di indirizzo.

Tutto ciò avviene in un quadro generale di unica drammaticità nella storia del nostro Paese: ci troviamo addirittura nell’impossibilità di ricordare in un momento di pubblica condivisione i 30.000 morti causati dall’epidemia; abbiamo davanti una visione catastrofica delle prospettive economiche in un contesto dove rimane assente una qualsiasi idea di programmazione e di intervento pubblico; la sanità, la scuola, i trasporti sono allo stremo ad ennesima dimostrazione di quanto sia risultata negativa la logica delle privatizzazioni e dell’abbandono dello stato sociale.

La destra soffia sul fuoco del malcontento e frange di essa anche di chiara matrice neo fascista propongono addirittura uno stravolgimento della nostra ricorrenza per farne occasione di indiscriminata e qualunquistica protesta allo scopo di sfruttare in una direzione potenzialmente eversiva questo momento di smarrimento collettivo.

La stessa Presidenza del Consiglio aveva tentato di vietare la presenza dei rappresentanti delle Associazioni partigiane alle cerimonie di deposizione delle corone ai monumenti: manovra che per fortuna in questo momento appare sventata.

Per questo insieme di motivi, fin qui sommariamente descritti, ci prepariamo a vivere un 25 aprile “diverso” dalle nostre abitudini.

Ma dobbiamo essere noi capaci a realizzare un 25 aprile davvero “diverso”: nel metodo e nel merito.

Sono state individuate molte forme d’iniziativa virtuale.

Tra queste iniziative dovrebbe trovar posto una proposta di riflessione collettiva magari composta da uno scambio di interventi rete da raccogliere poi in un’unica pubblicazione allo scopo di realizzare un’elaborazione orientata sull’obiettivo della riaffermazione da subito del Patto Costituzionale e disegnare una proposta per il futuro.

Il Patto Costituzionale deve essere confermato come il punto d’intesa fondamento della nostra democrazia.

Va avversato così il processo di stravolgimento in atto: uno stravolgimento pericoloso al punto tale da portare ad uno spostamento di equilibri in nome di una “Costituzione Materiale” di stampo presidenzialista (se non peggio).

Non bastano iniziative effimere: occorre costruire collettivamente un’elaborazione che dimostri con chiarezza la forza di uno schieramento intellettuale capace di produrre un grande “Documento di proposta per il futuro del Paese”.

In secondo luogo andrebbe aperta una grande campagna di adesione e rilancio delle Associazioni Partigiane che debbono essere sempre più considerate come riferimento e presidio non solo e non tanto della nostra memoria ma come luogo di costruzione del futuro.

Debbono essere esaltate le condizioni democratiche poste dalla Costituzione Repubblicana e lo dobbiamo affermare con grande forza e capacità di iniziativa.

Non possiamo cedere il passo a una politica nella quale l’estetica prenda il posto dell’etica .

Non dobbiamo cedere terreno allo stravolgimento della forma di governo parlamentare, a favore di organismi pletorici nominati in ordine sparso con la scusa dell’emergenza sanitaria e privi di un indirizzo politico generale .

Il modello delle “task – force” non deve essere posto come modello di una nuova forma oligarchica di governo.

La democrazia deve essere organizzata attraverso l’espressione di soggettività pienamente politiche.

Dobbiamo reagire ad una idea di società parcellizzata retta soltanto dall’egoismo individualistico e sottoposta ad un comando “dall’alto” di presunti “ottimati”.

La democrazia italiana non può restare schiacciata tra un’ antipolitica populista -tecnocratica e una destra sovranista,isolazionista, razzista : un pericolo che deve essere sventato nel nome della memoria, dell’identità, del futuro del 25 aprile.

Di AFV

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