Le lettere senza risposta di Padre Elias Zahlaoui a Papa Francesco: “Bisogna essere ciechi per non vedere gli orrori della coalizione guidata dagli Usa contro la mia Siria”
Vi presentiamo l’ultima lettera del sacerdote siriano Padre Elias Zahlaoui della Chiesa Nostra Signora di Damasco al Pontefice. Anche questa in attesa di una risposta da Roma.
Ringraziamo per l’invio della Lettera e della sua traduzione Nora Hoppe e Tariq Marzbaan.
‘Lettera aperta ad un amico in Occidente’ è l’ennesima che il Sacerdote siriano Padre Elias Zahlaoui, 88 anni, ha scritto, senza avere risposta, a Papa Francesco. Lo aveva già fatto con il suo predecessore, Benedetto XVI. L’ultima è stata redatta in occasione della Pasqua. In questa Lettera Padre Elias che dal 2011, ha denunciato le violenze dei gruppi armati appoggiati dall’occidente e dalle potenze regionali in Siria, c’è il rammarico per l’occasione storica, durante questa pandemia, che la Chiesa ha perso di distaccarsi e denunciare questi Poteri che hanno creato disastri per l’umanità portandole a guerre infinite come quelle contro il paese arabo, condotte da 140 paesi, guidati dagli Stati Uniti.
Padre Elias ha difeso l’armonia e la convivenza nel variegato mosaico di religione ed etnie che ha sempre caratterizzato la Siria e che questa guerra di aggressione da parte dell’Occidente ha tentano di colpire fomentando gruppi islamici radicali. Il sacerdote siriano è molto legato con un rapporto di stima e amicizia con il Mufti della Siria, Ahmad Badreddin Hassoun. Inoltre, ha elogiato il ruolo del gruppo di resistenza in Libano, Hezbollah, per aver difeso le chiese cristiane in Siria.
Vi lasciamo alla lettura de ‘Lettera aperta ad un amico in Occidente’ di Padre Elias
Caro Amico,
Nel settembre del 2018, Lei mi aveva regalato il nuovo libro di Papa Francesco, “Il nome di Dio è misericordia”, nell’edizione francese, pubblicato nel 2016 dalla casa editrice Robert Laffont.
Sapevo che le mie Lettere Aperte a Papa Francesco, e anche le mie lettere ai suoi predecessori, Le sarebbero potute sembrare in qualche modo ingiuste, o in qualche modo esagerate, anche se non ho mai ricevuto alcuna risposta diretta da Roma.
Mi sono messo a leggere questo libro. Stia sicuro che mi sono preso il mio tempo per farlo nella speranza di assimilarne il contenuto “profondo”. Tuttavia, mi ha procurato, purtroppo, una profonda delusione.
Bisogna ricordarLe quello che ho scritto, spontaneamente, in rosso, al fondo dell’ultima pagina, nel momento in cui ho finito di leggere il libro? Le ho immediatamente inviato per e-mail quello che avevo scritto allora.
Come mi addolora rendere pubblico quel messaggio oggi! Non mi sarebbe mai venuto in mente che un giorno sarei stato obbligato a rendere pubblico quello che Le avevo scritto allora. Ma oggi mi trovo costretto a farlo. So bene che lo sto facendo come sacerdote cattolico. Sono un sacerdote all’ottantottesimo anno di età e, di conseguenza, potrei partire da questa terra da un momento all’altro per stare davanti a Gesù, che ho cercato di amare e servire.
Comunque trovo necessario chiarire che Papa Francesco ha concluso il suo libro con queste parole: “‘Ricordiamoci sempre delle parole di San Giovanni della Croce: ‘Al crepuscolo della nostra vita, dovremo rendere conto dell’amore'”.
Allora ho scritto immediatamente in un colpo solo:
“Ma quale amore?
“Denunziare ad alta voce quell’ingiustizia – che è diventata ormai una pratica generale e quotidiana in TUTTO l’Occidente – non è forse un modo più vero e realistico di vivere l’amore?
“Quello che leggo in questo libro è degno di un sacerdote, ma indegno di un Papa”.
(3 ottobre 2018)
Devo però segnalare che la prima Enciclica di papa Francesco, intitolata “Evangelii gaudium” (“La gioia del Vangelo”), pubblicata nel 2013, sembrava costituire per la Chiesa cattolica un impegno estremamente audace e decisivo per resistere finalmente all’ingiustizia feroce che sta uccidendo miliardi – sì, miliardi di emarginati in tutta la terra. Questa Enciclica mi è sembrata scaturire dallo stesso spirito che aveva dettato a papa Giovanni Paolo II le sue ben note novantaquattro dichiarazioni di pentimento. Sono tutti presenti nel famoso libro del giornalista italiano, Luigi Accatoli, un amico del Papa. Il libro si intitolava: “Quando il Papa chiede perdono”. Può essere utile ricordare che questo libro è stato pubblicato in tre stampe contemporaneamente, in italiano, inglese e francese.
Tornando all’Enciclica di Papa Francesco, “La gioia del Vangelo”, mi fa piacere affermare che in essa ho trovato, come sacerdote cattolico, un’espressione tanto attesa e chiara della definitiva libertà dal miraggio catastrofico, che l’alleanza con il potere politico, inaugurata a partire dall’imperatore Costantino nel 313, ha costituito per TUTTA la Chiesa, sia in Oriente che in Occidente.
Ahimè, questa svolta teologica non ha avuto seguito fino ad oggi! Nonostante ciò, mi chiedo: bisogna essere ciechi per non vedere che, giorno dopo giorno, il mondo intero scivola negli orrori di guerre infinite, meticolosamente programmate e diverse, comprese quelle che superano ogni descrizione e che, da più di nove anni, sono state combattute contro la mia patria, la Siria, da 140 Paesi, guidati dagli Stati Uniti?
Inoltre, per non sottovalutare la superiore intelligenza “umanitaria” (esiste qualche dubbio sull'”umanesimo” degli americani?), devo ricordare l’assedio economico totale imposto alla Siria e ad altri paesi, ed esteso anche al tempo del catastrofico Coronavirus, per nulla se non per il fatto che si tratta di un paese “nemico” agli occhi degli Stati Uniti.
Si dice, e si scrive, che il Papa agisce con estrema umiltà, e con semplicità che lo avvicina ai poveri e ai rifugiati che possono incontrarlo. Questo è un bene. Le attraenti rubriche che accompagnano ciò che viene pubblicato da lui e da i suoi rappresentanti nel mondo sul giornale vaticano, “L’Osservatore Romano” non potranno mai farmi dimenticare che lui non ha mai – né lui, né i suoi numerosi rappresentanti – diffuso nei paesi della terra – condannato i guerrafondai, coloro che diffondono la paura e il terrore, la fame e la morte in tutto il mondo! Può lui, o i suoi tanti rappresentanti nei paesi della terra, non sapere o far finta di non sapere che queste stesse potenze vogliono sempre imporre il loro dominio totale e definitivo su tutto il mondo, anche a costo di innescare una guerra nucleare – che si sa che continuano a prepararsi studiosamente, anche in questo tempo di Coronavirus, nel cuore dell’Europa, e soprattutto in Italia?
Mi chiedo: se Cristo fosse al posto del Papa, avrebbe fatto la pace con questi poteri, come fa sempre Papa Francesco, e come hanno fatto i suoi tanti predecessori?
Non bisogna dimenticare che il Papa rappresenta il Signore Gesù, e non può che essere il rappresentante del Signore Gesù! In questo ha una dignità che non ha eguali sulla terra!
Allora, che cosa aspetta? Di che cosa ha paura?
La grande verità, che nessuno ha il diritto di dimenticare, o di far finta di dimenticare, è che Gesù Cristo si è IDENTIFICATO con ogni essere umano, specialmente con chi soffre! E quanti sono coloro che soffrono l’ingiustizia, la fame, il freddo, la malattia in breve, tutto ciò che tocca la loro dignità, la libertà, persino la loro vita! E questi – occorre ricordarglielo? – sono sempre stati e sono tuttora la stragrande maggioranza dell’umanità!
Che cosa aspetta il Papa a risorgere in difesa di Cristo sofferente in tutte le persone sofferenti? Non è forse il rappresentante del Cristo che ha accettato la crocifissione solo per dire la verità su Dio e sull’uomo?
Il tempio di Gerusalemme, dal quale Gesù, mite e umile, ha espulso i mercanti con rabbia e violenza, è più santo del tempio dell’umanità?
Allora, cosa impedisce la forte condanna del Papa, in nome di Gesù stesso, dei politici che stanno distruggendo l’Umanità e la Terra allo stesso tempo?
Caro amico,
Per tutto questo, voglio che lei sappia che durante quella serata di preghiera in Piazza San Pietro il 27 marzo, una serata senza precedenti nella storia, mi aspettavo un vero salto profetico da parte del Papa! Per una volta il Papa era SOLO, davanti a Dio e a tutta l’umanità! Chi avrebbe potuto immaginare una scena del genere? Il mondo intero, terrorizzato dal Coronavirus, aveva gli occhi fissi su di lui. Per la prima volta nella storia, il Papa ha avuto la possibilità, sotto le telecamere di tutto il mondo, di liberarsi da ogni vincolo, sia istituzionale interno che politico esterno, per agire come Rappresentante di Cristo, realmente presente nei miliardi di sofferenti in cerca di dignità.
Mi aspettavo che dichiarasse urbi et orbi, volendo separare per sempre il passato della Chiesa, segnato da tanti compromessi con il potere politico e finanziario, da un presente e da un futuro che sono veramente e coraggiosamente al servizio di tutti, soprattutto dei sofferenti. Non aveva già detto un certo santo siriano, di nome Ireneo, vescovo di Lione, già nel II secolo: “La gloria di Dio è l’uomo vivente”?
Sì, mi aspettavo ingenuamente un tale salto!
Ahimè, confesso che questo momento di preghiera in piazza San Pietro è stato per me uno dei più tristi della storia del cristianesimo.
Caro amico,
Tra una settimana, celebriamo la Risurrezione di Cristo. Quando celebreremo la Risurrezione della Sua Chiesa?
Padre Elias Zahlaoui
Damasco, 5 aprile 2020