Sebbene ignorato o quasi dai media nostrani, qualcosa si muove in vista della definizione della proposta della Commissione sul Recovery Fund, che si riunirà probabilmente entro la fine della settimana prossima dopo il rinvio del 6 maggio scorso.
I Paesi del fronte del sud, composto da Spagna, Italia, Francia, Grecia, Portogallo e Cipro hanno consegnato un “documento di lavoro” che chiedono di inserire nella proposta della Commissione.
La richiesta si sostanzia nella costituzione di un fondo di almeno 1.000 miliardi di euro, con la finalità di salvaguardare il mercato unico europeo garantendo a tutti gli Stati parità di condizioni. Questa cifra, secondo il documento di lavoro, dovrebbe essere raccolta dall’Unione sui mercati, con un meccanismo di finanziamento che preveda “una maturità molto lunga per distribuire nel tempo i costi del finanziamento”.
Se da una parte la destinazione dei fondi dovrebbe essere primariamente indirizzata “verso quei settori e quelle aree geografiche d’Europa più colpite”, appare più sfumato il capito concernente la ripartizione tra sussidi a fondo perduto e prestiti, che si limita a sottolineare la necessità di “una parte molto sostanziosa di sussidi”.
In sintesi, la proposta dei Paesi del sud Europa si risolverebbe nell’emissione di eurobond a lunghissimo termine (con un nome diverso per renderli più digeribili all’opinione pubblica dei Paesi del nord), che dovrebbero mobilitare una quantità di risorse significative, senza pesare interamente sui già dilaniati conti pubblici dei singoli Stati.
L’efficacia della proposta dei Paesi del sud, che con questo documento puntano a condizionare in maniera decisiva il lavoro di mediazione e sintesi a cui è impegnata in questi giorni Ursula von der Leyen, sarà misurabile probabilmente già per la fine della prossima settimana.
Comunque andrà a finire, è innegabile che i Paesi del fronte del sud stiano usando tutte le frecce a loro disposizione, come l’importante pedina del Commissario per l’Economia, ruolo occupato attualmente dall’italiano Paolo Gentiloni che proprio ieri dichiarava: “L’entità di questa recessione è chiara, ma è altrettanto chiaro il suo carattere disomogeneo e soprattutto quello della ripresa che verrà. Questa disparità è una minaccia esistenziale alle fondamenta dell’Unione perché mette in pericolo il mercato unico e la convergenza nell’Eurozona”. Un chiaro assist ai Paesi del sud, reso ancor più esplicito dalla richiesta finale: “Serve un recovery Fund da almeno 1.000 miliardi”.