Adriano Manna
La piccola Finlandia ha dichiarato da anni guerra aperta alle fake news, grazie ad un’efficace programma d’integrazione didattica che copre tutti i cicli scolastici della scuola dell’obbligo.
di Adriano Manna
I risultati sono sotto gli occhi di tutti, come dimostrato dall’indice annuale che misura la resistenza alle notizie false, che colloca il piccolo Paese scandinavo al primo posto tra i 35 paesi europei presi in considerazione (l’Italia si trova alla ventesima posizione).
Si parte dalle scuole elementari, come ha raccontato al The Guardan Kari Kivenev, Preside di un Collegio statale di Helsinki: “Puoi iniziare quando i bambini sono molto piccoli”, ha detto Kivinen. “Le fiabe funzionano bene. Prendi la volpe astuta che tradisce sempre gli altri animali con le sue parole furbe. Non è una cattiva metafora per un certo tipo di politico, vero? ”.
Nelle scuole secondarie, invece, la programmazione assume caratteristiche più strutturate, con una chiara impostazione multi-disciplinare: durante le lezioni di matematica, gli alunni di Kivinen imparano quanto sia facile mentire con le statistiche. Nell’arte, vedono come manipolare il significato di un’immagine. Nella storia, analizzano importanti campagne di propaganda, mentre gli insegnanti di lingua finlandese lavorano con loro sui molti modi in cui le parole possono essere usate per confondere, fuorviare e ingannare.
La resistenza alle fake news ha assunto in Finlandia un’importanza enorme sia sotto il punto di vista della difesa delle istituzioni democratiche che, più in generale, nella politica di sicurezza nazionale: il programma è stato avviato nel 2014, quando la rete internet è stata invasa da campagne di stampo “sovranista”, che si concentravano principalmente sull’attacco all’Ue e sui problemi dell’immigrazione, potendo contare su una larga diffusione garantita da profili social e siti d’informazione dell’estrema destra nazionale.
Sin dal principio il programma è stato monitorato da una Commissione composta da 30 membri in rappresentanza dei ministeri, delle principali organizzazioni che erogano i servizi sociali e dell’Intelligence, che da tre anni sono anche impegnati nella formazione di migliaia di dipendenti pubblici, giornalisti e insegnanti.
Il risultato di questa politica è registrabile anche nel rapporto dei cittadini con le istituzioni: “Il livello di fiducia nelle istituzioni nazionali, nei media, nella società nel suo insieme, tende ad essere più elevato nei paesi nordici rispetto a molti altri”, ha affermato al The Guardian Mikko Salo, membro del gruppo di esperti indipendenti di alto livello dell’UE per il monitoraggio sulle fake news, “Ma ciò significa che ora abbiamo davvero bisogno di una vigilanza ancora maggiore, per prepararci alla fase successiva. Perché abbiamo molto da perdere.”