Giu le mani da Jammu e Kashmir


Francesco Cecchini


Il Kashmir non è mai stato parte dell’ India. E’ la storia a dirlo. Arundhati Roy
Il coronavirus colpisce anche il Jammu e Kashmir: 1449 casi, 684 ricoveri in ospedale e una ventina di morti. In ogni caso c’ è dell’ altro ben più grave.
Il 5 agosto 2019 il governo indiano di Narendra Modi, capo del partito ultraconservatore Bharatiya Janata Party (PJB) revocò larticolo 370 della Costituzione che concedeva allo stato del Jammu e Kashmir un statuto speciale. Questa data sarà incisa per sempre nella memoria della gente nel Jammu e Kashmir come una giornata nera, una catastrofe, un giorno di Nakba per il popolo kashmiro, come disse Zafar Khan, leader del Jammu and Kashmir Liberation Front.
Come primo passo, Delhi mandò migliaia di poliziotti e di soldati per impedire, reprimendole, manifestazioni e rivolte. Modi dichiarò allora che sarebbero bastati 120 giorni per stabilizzare la situazione, ma la situazione è tutt’ altro che stabilizzata e non si stabilizzerà.
Ora in Jammu e Kashmir, senza governo del popolo, con il risentimento del popolo kashmiri per l’abrogazione dell’articolo 370 e la repressione delle proteste si è arrivati a una situazione estremamente drammatica.
Continuano gli scontri tra militanti kashmiri per l’ indipendenza e l’ esercito d’ occupazione indiano.
Il 21 maggio un agente della polizia indiana del Jammu e Kashmir è stato ucciso e un agente della Forza di polizia centrale di riserva (Crpf) è rimasto gravemente ferito in uno scontro di militanti separatisti contro le forze di sicurezza impegnate in unoperazione congiunta nel distretto di Pulwama, nellarea di Prichoo. Lo ha riferito la polizia territoriale indian. Ieri, vicino Srinagar, nellarea di Pandach, sono stati uccisi due agenti della Forza di sicurezza di frontiera (Bsf), che facevano parte di una pattuglia composta da 37 unità, bersaglio di un attacco da parte di due militanti in sella a un motociclo. Un paio di giorni prima, sempre a Srinagar, nellarea di Nawakadal, si è svolto un conflitto a fuoco tra militanti e forze di sicurezza, nel quale due militanti sono stati uccisi e due agenti sono stati feriti.

Manifestazione dopo l’ uccisione dei militanti


Dall inizio del blocco delle attività e dei movimenti non essenziali, imposto per contenere lepidemia di coronavirus, il 25 marzo, ci sono stati diversi scontri e sono stati eliminati quasi una trentina di militanti. Anche le forze di sicurezza indiane hanno subito perdite.
Oltre gli scontri armati e la repressione vi è anche dell’ altro.
Il governo del Jammu e Kashmir ha prorogato il blocco delle connessioni di telefonia mobile ad alta velocità imposto ad agosto assieme alla revoca dello statuto speciale.
I giornalisti del Kashmir hanno affermato che la repressione della polizia sui media è aumentata durante il blocco nazionale per combattere il coronavirus.

Il giornalismo non è un crimine. Basta molestare i giornalisti.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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