Saranno poche le grandi economie che risentiranno di questa nuova crisi come l’Italia, già duramente provata in questi anni dalla doppia recessione, e la cui ripresa sarà più difficile e stentata. Così rappresenta questa nuova crisi italiana il Wall Street Journal, che fa un quadro della situazione purtroppo realistico e privo di illusioni. Ci sarebbe veramente bisogno di un governo capace di interventi veloci e decisi. di Margherita Stancati, 21 Maggio 2020
Alcune importanti economie probabilmente subiranno un profondo declino e un difficile percorso di ripresa, lasciando milioni di persone senza soldi per i bisogni alimentari basilari
NAPOLI, Italia — Giovanni Bruno si è reso conto per la prima volta che l’Italia stava affrontando una crisi senza precedenti quando al banco alimentare da lui gestito hanno cominciato ad arrivare richieste di aiuto da parte di italiani della classe media.
“Stiamo parlando di persone istruite, persone che sono in grado di rintracciarci su Internet“, afferma Bruno, capo del Banco Alimentare, la più grande banca alimentare italiana. “Ogni volta è una pugnalata al cuore“.
La pandemia di coronavirus ha scatenato in tutto il mondo una delle peggiori recessioni economiche da generazioni. Ma è probabile che ben poche economie crolleranno quanto l’Italia, o impiegheranno altrettanto tempo per riprendersi.
Sebbene il lockdown dell’Italia sia terminato ufficialmente il 18 maggio, rimangono molte restrizioni e l’impatto sull’economia durerà ancora a lungo. Tra i nuovi poveri vi sono piccoli imprenditori, negozianti, ristoratori e venditori ambulanti, nonché un gran numero di lavoratori nei settori del turismo e dello spettacolo, che hanno scarse prospettive di una veloce ripresa.
L’emergenza sanitaria per la prima volta ha ridotto centinaia di migliaia di italiani a non avere i soldi per pagarsi da mangiare, il più grande salto nella povertà dalla seconda guerra mondiale.
Tra le persone in difficoltà c’è Sado Sabbetta, un tecnico del suono di 56 anni della città di Bologna. Il suo ultimo giorno di lavoro retribuito è stato il 21 febbraio, il giorno in cui in Italia è scoppiata la pandemia in maniera evidente. Da allora ha consumato i magri risparmi che aveva e ha iniziato ad affondare nel suo scoperto di conto. Ha sospeso il pagamento dell’affitto e delle bollette e ha utilizzato i buoni alimentari distribuiti dal governo per nutrire se stesso e suo figlio adolescente.
“È la prima volta che mi succede“, afferma Sabbetta. “Non si tratta solo di ciò che sta accadendo adesso. La preoccupazione è: cosa faranno i lavoratori del settore dello spettacolo come me nei prossimi mesi?”
Per contribuire a coprire i costi di base, Sabbetta ha ricevuto un sussidio di emergenza di € 600 che il governo italiano ha messo a disposizione dei lavoratori autonomi o part-time, una delle misure introdotte per aiutare le famiglie e le imprese in difficoltà.
Finora, secondo quanto risulta dall’INPS, circa 12 milioni di lavoratori hanno presentato domanda di sussidi, più della metà della forza lavoro complessiva del paese.
L’Italia è mal preparata ad affrontare una crisi di questa portata. Il paese non si è mai completamente ripreso dalla crisi finanziaria globale del 2008 e dalla crisi del debito dell’Eurozona subito successiva del 2010-12. Questi eventi hanno reso l’Italia un paese più povero e il governo molto più indebitato.
“Nel 2008, le famiglie italiane si trovavano in una situazione molto più solida“, afferma Cristiano Gori, professore di sociologia politica all’Università di Trento. “Questa crisi sta colpendo l’Italia dopo 10 anni di costante declino“.
Dalla crisi finanziaria, il numero di persone in condizioni di assoluta povertà ha continuato ad aumentare, raddoppiando a un livello record di cinque milioni nel 2018, secondo l’agenzia statistica italiana. Si prevede che questo numero aumenterà molto più rapidamente ora, e secondo le stime del sindacato italiano UGL nei prossimi mesi potrebbe superare i nove milioni di persone.
L’economia italiana dovrebbe contrarsi del 9,5% quest’anno, secondo la Commissione europea, più di qualsiasi altro paese dell’Unione europea, ad eccezione della Grecia.
“Stiamo assistendo a un’ulteriore erosione della classe medio-bassa“, afferma Pierluigi Dovis, rappresentante della Caritas cattolica nel nord Italia. “Solo alcuni di loro alla fine saranno in grado di rialzarsi. Molti di loro non ce la faranno mai ”.
Maria Aprile, una quarantacinquenne madre di tre figli di Torino, è preoccupata che la sua famiglia sarà tra questi sfortunati. Suo marito ha una bancarella di verdure in un grande mercato all’aperto che normalmente gli frutta circa € 1.200 al mese. Ora, a causa delle nuove regole per combattere il virus, possono aprire solo a settimane alterne e con un orario più breve. Di conseguenza, stanno guadagnando meno della metà rispetto a prima. Il loro reddito ridotto, combinato con il rischio dell’ infezione virale, ha fatto loro dubitare se fosse il caso di rimanere aperti.
“La nostra famiglia non era ricca, ma di condizioni modeste. Ora il nostro mondo è crollato”, ha dichiarato la signora Aprile, la cui famiglia ha iniziato a ricevere donazioni alimentari dall’associazione di beneficienza Save the Children. “La mia preoccupazione principale è per i miei figli. Non ci sarà futuro per loro. Non troveranno lavoro.” Ora è alla ricerca di lavori di pulizia a tempo parziale.
Prima dell’epidemia di coronavirus, il Banco Alimentare distribuiva cibo a circa 1 milione e mezzo di persone in Italia. Il numero è aumentato di circa il 40% in poco più di due mesi. Il banco alimentare non può tenere il passo con le nuove richieste, in particolare nelle regioni meridionali tradizionalmente più povere d’Italia come la Campania, di cui Napoli è la capitale.
“Molte persone pensano che questo sarà un problema solo per questo mese o il mese prossimo. Non capiscono che è un problema a lungo termine“, ha dichiarato Roberto Tuorto, che gestisce le operazioni del Banco Alimentare in Campania, mentre esaminava i nuovi prodotti nel grande magazzino dell’ente di beneficienza: fagioli, torte pasquali invendute e pomodori gourmet in scatola originariamente destinati al Giappone.
Il cibo, un mix di donazioni e acquisti effettuati con fondi UE, è distribuito attraverso enti di beneficenza locali che preparano cestini della spesa e pasti pronti per coloro che si trovano in condizioni di bisogno. Uno di questi enti di beneficenza è L’Abbraccio, che si è concentrato sull’assistenza ai nuovi poveri sin dalla crisi finanziaria del 2008.
La portata della nuova emergenza è diversa da qualsiasi altra situazione mai vista finora dai volontari, afferma Matteo Marzana, che dirige l’ente di beneficienza che si trova fuori Salerno, a sud di Napoli. In meno di due mesi, il numero di famiglie che si sono rivolte a L’Abbraccio per nutrirsi è passato da 160 a oltre 500 famiglie.
Tra i nuovi poveri ci sono molti italiani che lavoravano nell’economia sommersa, che impiegava circa 3,7 milioni di persone, secondo le stime del 2017 dell’agenzia statistica italiana. Questi lavoratori in nero sono in gran parte esclusi dalla rete di sicurezza sociale dello stato.
Il governo italiano ora sta cercando di aiutare queste persone. Un pacchetto di sostegno economico da 55 miliardi di euro approvato a metà maggio include pagamenti di emergenza per le persone che non avevano precedentemente diritto agli aiuti, compresi quelli che lavoravano nell’economia sommersa. Ma molte di queste persone scelgono di non chiedere il sostegno del governo per paura di mettere nei guai se stessi o i loro datori di lavoro e perdere il lavoro.
Fino al lockdown dell’Italia, Carmine Esposito lavorava come parcheggiatore nel centro di Salerno. Molti dei suoi clienti erano turisti stranieri, che si fermavano a Salerno prima di spostarsi verso la vicina Costiera Amalfitana. Non ha più guadagnato nulla per oltre due mesi e ora sta lottando per pagare il suo affitto mensile di € 600. Conta sulle consegne di cibo de L’Abbraccio.
Sebbene lavorasse a tempo pieno, aveva un contratto part-time, un modo per i suoi datori di lavoro di risparmiare sui contributi per la sicurezza sociale. Di conseguenza, quando alla fine arriveranno i suoi sussidi, si aspetta di ricevere € 500, molto meno dei € 1.300 al mese che guadagnava.
“È un problema serio. Ho immediato bisogno di soldi“, afferma Esposito, 52 anni, che invia regolarmente denaro a suo figlio di 25 anni, studente universitario. Sta cercando nuovi lavori, ma le prospettive sono scarse.
“Già prima era una lotta, immagina come è adesso“, dice. “Ci sono molte persone in città che erano solite lavorare in ristoranti o pizzerie e che ora cercano lavoro“.
Milioni di persone dipendono dal turismo, un settore che rappresenta circa il 13% del prodotto interno lordo dell’Italia e per molto tempo non ci sarà ripresa, a causa delle restrizioni e dell’effetto deterrente del virus sui turisti.
Quando Bruno De Crescenzo organizzò una festa di Capodanno per inaugurare il suo terzo bar nei quartieri spagnoli di Napoli, aveva motivo di essere ottimista. Il quartiere, un tempo un’area difficile, attirava sempre più turisti stranieri e napoletani benestanti.
Tutto ciò è finito bruscamente quando l’Italia a marzo è andata in lockdown. E il signor De Crescenzo dubita che si possa tornare presto al clima precedente.
“Il vero problema non è quello che stiamo affrontando in questo momento“, afferma De Crescenzo, che ha fatto domanda per il sussidio di emergenza di € 600 da parte del governo, ma non lo ha ancora ricevuto. “Il vero problema è quello che dovremo affrontare domani“.
Ha avuto un assaggio del domani quando ha aperto il servizio da asporto in uno dei suoi bar all’inizio di questo mese. Non è venuto nessuno. E ha chiuso di nuovo.
Alcuni italiani stanno già lavorando a un piano B. Matteo Garofalo ha avuto una carriera di successo come direttore di scena, recentemente in tournée in Italia con un adattamento musicale del film “Le avventure di Priscilla, la regina del deserto“, sulle drag queen in un viaggio su strada.
Ma i teatri non saranno in grado di ospitare un pubblico completo per molto tempo. Il signor Garofalo è già alla ricerca di alternative. Ha fatto domanda per lavori di raccolta di frutta e verdura.
“Ho abbastanza risparmi per diversi mesi, ma nessuna prospettiva di lavoro“, ha dichiarato Garofalo, 44 anni. “Sono sempre fiducioso che la situazione cambierà. Ma devo fare qualcosa. Il denaro è ciò che fa girare il mondo. Altrimenti, mi taglieranno l’elettricità e non avrò niente da mangiare. “
http://vocidallestero.blogspot.com/2020/05/wsj-il-lockdown-si-attenua-ma-litalia.html