Nella regione in cui sono morte 16.000 persone a causa del Covid, in cui abbiamo visto sfilare i camion dell’esercito pieni di bare, ieri, in piazza Duomo a Milano, si è radunato qualche centinaio di figuri, vestiti con gilet arancioni, versione nostrana dei gilets jaunes francesi, tutti rigorosamente senza mascherina, arringati da un generale dei carabinieri in congedo che nel 2017, nella veste di presidente del Movimento di Liberazione Italia, si è recato al Quirinale per arrestare il presidente Mattarella, beccandosi una denuncia per vilipendio, uno che chiede che si torni a stampare la lira italiana e che sostiene che il coronavirus sia una manovra dei poteri forti. Parliamo di Antonio Pappalardo, il “generale Aperol”, come l’ha definito Famiglia Cristiana..

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La manifestazione è stata commentata variamente sui social, perlopiù con battute e sfottò. Eppure ci sarebbe da incazzarsi perché l’assembramento di ieri è un oltraggio alle vittime del covid e a chi, come medici e infermieri, si è battuto, spesso a prezzo della vita, per salvarci la pelle: “Sei infermiere – commenta amaramente Andrea Pecchia – studi anni, fai sacrifici, ti ritrovi in mezzo alla peggiore pandemia del secolo e quando forse c’è una luce in fondo al tunnel ti ritrovi circondato da Gilet Arancioni che protestavano per il ritorno alla lira. Il diritto alla cura non è per tutti.”.

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C’è da chiedersi, semmai, perché è stata autorizzzata dal prefetto di Milano una manifestazione in aperta violazione delle misure di distanziamento anti-contagio. Ha ragione David Puente: “Non c’è niente da ridere”.

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Sempre ieri, a Roma, un centinaio di neofascisti, appartenenti al gruppo “Marcia su Roma” (praticamente Casapound), tutti rigorosamente senza mascherina, hanno provato a sfilare in corteo fino a Palazzo Chigi per chiedere le dimissioni del governo Conte. Bloccati dalla polizia, racconta Globalist, sono stati denunciati in 70.Milano e Roma

Iniziative al di fuori di ogni legalità, che fanno il paio con l’irresponsabile chiamata alla piazza fatta da Salvini e Meloni per il prossimo 2 giugno, in spregio ad ogni misura di contenimento del virus. Non sono solo provocazioni di una destra allo sbando e in crisi di consenso che prova cinicamente a riemergere tra le pieghe della crisi economica che il paese si appresta ad affrontare, ma anche una una precisa strategia per fomentare la rabbia sociale e innescare un’ondata reazionaria. Esattamente il contrario di ciò che serve al Paese nel momento più difficile, e cioè compattezza e unità, perché nessuno si salva da solo ma ci salviamo tutti assieme, come diceva Enrico Berlinguer e come ripete oggi papa Francesco. No, non c’è niente da ridere. Serve, semmai, tenere alta la guardia, serve, come si diceva un tempo, “vigilanza democratica”, affinché le pulsioni sovraniste e neofasciste non tornino a fare breccia in un paese oggi così fragile ed esposto.

Fortebraccio News

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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