La distruzione di quello che oggi viene riconosciuto dal Consiglio di Stato come un modello «encomiabile», e parliamo del “modello Riace” dell’ex sindaco Mimmo Lucano, avvenne per mano dell’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini, che nel 2018 escluse la città dallo Sprar.
Arriva una sentenza importante, un riconoscimento politico senz’altro tardivo ma di grande peso: il Consiglio di Stato ha infatti confermato la decisione del Tar della Calabria che nel maggio 2019 aveva annullato il provvedimento con cui il Ministro dell’Interno Matteo Salvini aveva escluso la città dallo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo, decretando così la fine di quel modello di città inclusiva e solidale a cui per tanti anni aveva lavorato l’allora sindaco Mimmo Lucano.
Secondo i giudici «che il modello Riace fosse assolutamente encomiabile negli intenti e anche negli esiti del processo di integrazione è circostanza che traspare anche dai più critici tra i monitoraggi compiuti». Il Consiglio di Stato ha ricordato inoltre che, a dimostrazione che il sistema di accoglienza funzionava, c’è anche una «relazione positiva» arrivata dalla prefettura di Reggio Calabria e che il ministero non avrebbe potuto escludere Riace dallo Sprar senza prima inviare una diffida.
“Mi domando solo – afferma l’ex sindaco Mimmo Lucano – chi pagherà, umanamente, per tutti quei migranti che con il provvedimento dell’ex ministro Salvini hanno dovuto abbandonare Riace rischiando di finire nelle baraccopoli come è stato per Becky Moses che è morta a San Ferdinando? Chi pagherà per una scelta politica studiata attentamente per delegittimare e distruggere quello che Riace rappresentava?”