Varie organizzazioni sociali hanno denunciato in Bolivia la detenzione arbitraria di Patricia Hermosa, ex capo di gabinetto dell’ex presidente socialista Evo Morales, incarcerara a gennaio dal governo golpista e che ora ha perso il figlio che aspettava per vedersi negate le cure mediche ripetutamente richieste.
Secondo il referto medico del dott. José Ignacio Quisbert, del centro di orientamento femminile di Obrajes, nel sud di La Paz, la detenuta presentava una diagnosi di gravidanza a rischio e richiedeva una cura ginecologica adeguata avendo presentato emorragie da oltre una settimana.
Nonostante il delicato stato di salute, Hermosa è rimasta dietro le sbarre, secondo le testimonianze di altri detenuti della suddetta prigione.
Hermosa fu arrestata il 31 gennaio dal governo golpista, guidato dalla presidente ad interim Jeanine Áñez, con l’accusa, finora non provata, di “terrorismo, sedizione e finanziamento del terrorismo”.
In realtà i motivi reali di quella accusa e dell’arresto, corrispondono a quando l’ex funzionaria comunicava con Evo Morales in esilio e cercava di registrarlo come candidato alle future elezioni dell’Assemblea Legislativa Plurinazionale della Bolivia, candidatura in seguito proibita dal governo illegittimo.
In quel momento la procura ha quindi emesso un mandato di arresto contro Patricia Hermosa, tre ore dopo che un colonnello Rojas della polizia che aderì al colpo di Stato, l’aveva arrestata per poter confiscare i documenti riguardanti Evo Morales.
Hermosa, avvocato ed ex funzionaria, da quel giorno è detenuta senza aver ancora subito un processo, una condanna e le è stato vietato sia il contatto con la difesa che con le cure mediche.
In un’intervista dello scorso marzo con il quotidiano argentino Marcha, ha affermato che l’accusa le ha offerto un processo abbreviato in cambio di una dichiarazione di colpevolezza e della ammissione di colpa per almeno uno dei maggiori crimini di cui è accusata per beneficiare degli arresti domiciliari.
“I golpisti hanno uno scopo chiaro, vogliono che io dica che il mio capo (Evo Morales) era un terrorista”, ha detto Hermosa.
Al momento né la detenzione arbitraria, né la privazione illegale della libertà sembrano intimidirla e lei dal carcere afferma che “questo è un brutto sogno”, riferendosi alla situazione in prigione dove rimangono i detenuti, per la maggior parte indigeni detenuti dal regime golpista.
La richiesta di rilascio di Patricia Hermosa Gutiérrez farà parte del rapporto che la Delegazione Femminile Plurinazionale invierà ai Tribunali Internazionali per i Diritti Umani.
Le organizzazioni sociali boliviane, riunitesi in un comitato, chiedono alle altre organizzazioni sociali di base, politiche e sindacali di tutto il mondo di sostenere questo appello inviando la loro solidarietà con la sigla attraverso una e-mail all’indirizzo di posta elettronica
Todasporpatricia@gmail.com
In merito al caso sono numerose le proteste ma, la maggior parte avvengono dall’estero per rischio di ritorsioni.
Il giornalista e conduttore argentino Rafael Zuñiga, attraverso il suo account Twitter, ha descritto questo fatto come assolutamente straziante: “Patricia Hermosa ha perso il suo bambino in prigione a causa della negligenza del governo golpista di Jeanine Áñez. Qual è il limite di così tanta crudeltà?”
Da parte sua, la giornalista di TeleSUR Alina Duarte ha dichiarato: “Già sapevamo che la dittatura di Jeanine Áñez era detestabile, ma ora sappiamo anche che ai crimini se ne somma un altro, Patricia Hermosa, ex capo di gabinetto dell’ex presidente Evo Morales, ha perso il suo bambino in prigione e dopo 10 giorni di emorragie gli hanno proibito di andare dal dottore.”
Rete solidarietà rivoluzione bolivariana