La campagna di diffamazione contro il Venezuela ha avuto inizio con l’ascesa al potere di Hugo Chávez, nel 1999, e da allora non si è mai arrestata. La stampa internazionale al servizio delle varie destre e degli interessi dell’imperialismo statunitense ha prodotto un numero infinito di fake news sul Paese sudamericano, l’ultima delle quali riferirebbe di alcuni finanziamenti illeciti che il governo di Caracas avrebbe fornito al partito italiano del Movimento 5 Stelle.
A montare la nuova fandonia è stata la testata spagnola ABC, nota per essere vicina all’estrema destra monarchica e per fabbricare ogni tipo di notizie poco fondate. Probabilmente, l’autore della fake news ha ben pensato di cogliere due piccioni con una fava, screditando, allo stesso tempo, il Venezuela bolivariano ed il M5S, che, secondo il giornale iberico, sarebbe addirittura un “partito populista di sinistra”. Tuttavia, la fabbricazione della falsa notizia ha lasciato fin troppi indizi, tanto che pure la stampa borghese ha dovuto ammetterne la scarsa attendibilità.
Secondo la presunta rivelazione di ABC, nel 2010 il M5S avrebbe ricevuto ben 3.5 milioni in contanti, provenienti direttamente dal governo venezuelano con l’autorizzazione da Nicolás Maduro, l’attuale presidente, che allora ricopriva il ruolo di ministro degli esteri. Tuttavia, il documento mostrato da ABC come prova risulta poco credibile per una serie di incongruenze.
Il falso documento pubblicato da ABC mostra lo stemma del Venezuela precedente alla riforma del 2006, quando all’emblema vennero apportate diverse modifiche. Sul documento, infatti, è facile riconoscere il cavallo che corre verso destra con la testa rivolta all’indietro, simbolo modificato proprio nel 2006, dunque quattro anno prima rispetto al presunto finanziamento al M5S. Appare dunque improbabile, se non impossibile, che un documento ufficiale arrechi uno stemma in disuso da ben quattro anni. Il presidente Hugo Chávez, su suggerimento della figlia, decise infatti di modificare la direzione dell’incedere del cavallo verso sinistra con la testa leggermente inclinata verso il basso, rappresentando la corsa del Venezuela verso il socialismo.
Altre piccole modifiche vennero allora apportate allo stemma di Stato, ma queste sono poco riconoscibili sul timbro che si vede sul documento pubblicato da ABC, come la modifica del nome del Paese, da República del Venezuela a República Bolivariana del Venezuela, secondo la nuova denominazione ufficiale, e l’aggiunta dell’ottava stella sulla bandiera.
Ancora, il documento pubblicato dalla testata spagnola porta la denominazione di Ministero de la Defensa, che dal gennaio del 2007 è stata sostituita da quella di Ministero de la Defensa del Poder Popular. Anche in questo caso, un documento ufficiale non potrebbe mai arrecare un’intenstazione non più in vigore da oltre tre anni. Oltretutto, se il responsabile dell’operazione fosse stato Maduro, il documento sarebbe dovuto provenire dal Ministero degli Esteri: probabilmente la citazione di Maduro è stata decisa solamente per tirare in ballo l’attuale presidente.
Alcuni hanno fatto giustamente notare anche la scarsa attendibilità del timbro con la data, dove il giorno e l’anno sembrano aggiunti con la penna, mentre solamente le tre lettere del mese (JUL, ovvero luglio) sembrano effettivamente provenire da un timbro. Altri hanno sottolineato come, nel 2010, il M5S fosse ai suoi albori e non rappresentasse ancora un partito politico di grande rilevanza nella politica italiana, per cui il governo venezuelano non avrebbe comunque avuto alcun interesse nell’offrire un finanziamento a Gianroberto Casaleggio, che certamente non mancava di mezzi economici.
Purtroppo, ad abboccare alla fake news sono stati, come spesso accade, i mass media italiani, in buona o in cattiva fede, che hanno riportato la menzogna tanto sulla carta stampata quanto sulle reti radiotelevisive. Da parte delle autorità venezuelane, non è stato neppure attribuito un grande peso alla notizia, visto che a Caracas sono oramai abituati alla continua campagna mediatica contro il governo legittimo del Paese. L’unico ad intervenire sulla questione è stato il ministro degli esteri Jorge Arreaza, che ha minacciato azioni legali contro ABC: “La mitomania dei media di destra del mondo contro il Venezuela è di un’antologia anti-giornalistica. Sono fabbriche di bugie, infamie, falsità e calunnie. Riciclano vecchie notizie false con sensazionalismo spudorato. Intraprenderemo azioni legali in questo e in altri casi. Basta!” , ha scritto il ministro attraverso i propri social network.
La fake news è stata smentita anche da Gian Carlo Di Martino, console venezuelano a Milano, di chiare origini italiane, che secondo ABC sarebbe stato il mediatore dell’operazione. Di Martino occupa l’incarico dall’aprile del 2010 e, stando alla versione della testata spagnola, si sarebbe imbarcato in un’operazione così delicata solamente tre mesi dopo il suo insediamento. “In Venezuela ieri è stato nominato il nuovo consiglio elettorale: tra novembre e dicembre andremo a elezioni. Niente è casuale. Incomincia a uscire un puzzle di notizie per distrarre e mettere sotto il tappeto altro”, ha dichiarato Di Martino, intervistato dal Corriere della Sera.
La realtà, in effetti, è che la fake news fabbricata da ABC va ad aggiungersi al lungo elenco di offensive mediatiche e non solo che da vent’anni vengono scagliate contro il Venezuela, reo di opporsi all’imperialismo statunitense ed all’egemonia del modello economico neoliberista. La guerra mediatica, del resto, rappresenta solamente uno dei quattro fronti dai quali il Venezuela viene continuamente attaccato. Vi si aggiungono: l’insurrezione interna, attraverso le opposizioni borghesi ed i tentativi di golpe in stile Juan Guaidó; la guerra diplomatica, attraverso le organizzazioni internazionali fedeli agli Stati Uniti d’America, come l’OSA (Organizzazione degli Stati Americani), già utilizzata in passato per delegittimare Cuba; la guerra economica e finanziaria, attraverso sanzioni e blocchi economici, bancari e commerciali, che provocano la carenza artificiale e sistematica di cibo e medicine per la popolazione venezuelana, la manipolazione del tasso di cambio, l’inflazione indotta e molte altre conseguenze negative sulla popolazione del Paese sudamericano.
Per il momento, ancora non è stato utilizzato il quinto ed ultimo tassello di questa guerra multidimensionale, quello dell’aggressione militare: tuttavia, avvenimenti recenti come l’operazione Gedeón e l’arrivo di truppe statunitensi in Colombia lasciano presagire il peggio.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog