Il 1 luglio, in Russia, si terrà il referendum per l’adozione della modifica alla Costituzione introdotta nel 1993. Il progetto di riforma costituzionale mira a preservare il potere del Presidente Vladimir Putin anche dopo la fine del suo mandato presidenziale, ovvero dopo il 2024.
In questi mesi si è sviluppata un vasto fronte di opposizione a questo progetto, che ha avuto come promotori delle manifestazioni di piazza i nazionalbolscevichi di Altra Russia, il Fronte della Sinistra e, alla Duma, il Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), guidato da Gennady Zjuganov.
I comunisti sono infatti l’unico partito rappresentato nel parlamento del paese a sostenere un “no” nel voto nazionale sugli emendamenti che si terranno il 1° luglio.
Per questo motivo Putin è andato all’attacco affermando che il Partito Comunista della Federazione Russa, guidato dallo storico leader Gennady Zyuganov, respinge i cambiamenti costituzionali perché “hanno sempre sostenuto la dittatura del proletariato” e chiedono il suo ripristino.
Il Partito Comunista della Federazione Russa (KPRF), negli scorsi giorni, ha rimarcato la sua contrarietà alla riforma costituzionale, invitando gli elettori a votare contro.
Il Vicepresidente del Comitato centrale KPRF, Dmitri Nóvikov, in un comunicato ha infatti fatto presente che gli emendamenti voluti da Putin sono “solo una nuova edizione della Costituzione di Boris Eltsin (1993) e non hanno soddisfatto le speranze della società per cambiamenti più significativi”. Nóvikov ha inoltre aggiunto che “Non abbiamo votato per la Costituzione di Eltsin imposta nel 1993. Questo documento è coperto dal sangue dei difensori della Camera dei Soviet, da un’incendiaria guerra in Cecenia e dalle lacrime degli umiliati e derubati. Essa ha legittimato la privatizzazione da parte dei ladri, ha aperto le porte al pogrom sociale dell’economia, della medicina, della scienza, della cultura e dell’istruzione. In tutti questi anni, solo il nostro partito ha costantemente combattuto per una riforma della Costituzione basata sul principio: Dare potere e proprietà al popolo”.
I comunisti russi ritengono inoltre che “sia necessario costituire un governo di unità del popolo; nazionalizzare i settori chiave dell’economia; ripristinare la pianificazione strategica e tattica; imporre un budget di sviluppo; rilanciare scienza e cultura, istruzione e investire nell’assistenza sanitaria; rifiutare l’aumento dell’età pensionabile; sostenere le imprese pubbliche”.
Secondo il Centro Levada, istituto di sondaggi indipendente russo, il 61% dei russi dovrebbe partecipare al referendum (il quorum richiesto per la sua validità è del 50%). I sostenitori del SI attualmente si attesterebbero al 44%, mentre i sostenitori del NO al 32%.
Ad ogni modo, ad oggi, i comunisti crescono nei sondaggi e nei consensi, mentre il governo liberal autoritario di Putin, vista anche l’emergenza Covid 19, gestita in modo piuttosto altalenante, rimane in caduta libera