Molti analisti politici francesi lo avevano già previsto: in seguito all’ufficializzazione dei risultati delle elezioni municipali, Édouard Philippe ha prontamente rassegnato le proprie dimissioni dal ruolo di primo ministro. Nominato dal presidente Emmanuel Macron nel 2017, Philippe aveva allora dovuto rinunciare al ruolo di sindaco di Le Havre, che ricopriva da sette anni. Philippe era allora stato presentato da Macron come una sorta di indipendente, ma in realtà l’ormai ex primo ministro era sempre stato un uomo della destra liberista, avendo militato dal 2002 nell’UMP (Union pour un Mouvement Populaire), la formazione che dal 2015 ha assunto la denominazione di Les Républicains (LR) per volontà dell’ex presidente Nicolas Sarkozy.
Ufficialmente, Édouard Philippe ha rassegnato le dimissioni per tornare ad occupare la carica di sindaco del porto bretone, ma in realtà questa decisione affonda le proprie radici nelle tensioni che si sono registrate negli ultimi mesi all’interno del governo francese. Il colpo di grazia è stato rappresentato dal pessimo risultato ottenuto alle elezioni municipali dal partito di Macron, La République En Marche (LREM), che ha ottenuto la sua unica vittoria proprio con Philippe, mentre ha arrancato nel resto del Paese.
Venerdì mattina, Emmanuel Macron ha ufficializzato la nomina del cinquantacinquenne Jean Castex nel ruolo di primo ministro: il presidente ha così confermato – qualora ve ne fosse ancora bisogno – di essere un uomo di destra, scegliendo un altro elemento proveniente dal partito di Sarkozy. Castex ha infatti ricoperto sin dal 2008 il ruolo di sindaco della cittadina di Prades, nel dipartimento dei Pirenei Orientali, e recentemente era stato nominato per volontà di Philippe, suo ex compagno di partito, come delegato interministeriale per la fine del confinamento. Tanto per dare credito alla farsa, Castex ha rassegnato le proprie dimissioni da LR al momento della sua investitura.
Il volto di Castex non era molto noto al grande pubblico francese e straniero fino alla sua nomina come delegato interministeriale, tuttavia ha ricoperto molti incarichi di grande importanza, soprattutto nel corso della presidenza di Nicolas Sarkozy. Castex ha infatti lavorato in molti ministeri, da quello della Solidarietà a quello della Sanità fino al Lavoro. Successivamente Sarkozy lo ha scelto come proprio consigliere, assegnandogli ruoli poco visibili al pubblico, ma molto rilevanti, nella sua squadra all’Eliseo. Sotto la presidenza di Macron, invece, Castex era già stato nominato delegato interministeriale nella squadra per l’organizzazione dei Giochi Olimpici e Paralimpici del 2024, e nel 2018 si era fatto il suo nome per il Ministero degli Interni, ma alla fine gli era stato preferito Christophe Castaner.
Non deve sorprendere, dunque, che la nomina di Castex alla guida del governo francese sia stata salutata con grande entusiasmo da parte dei repubblicani, una formazione che in teoria farebbe parte dell’opposizione a Macron, ma che in realtà ha espresso, come abbiamo visto, i due primi ministri nominati dall’attuale presidente. Olivier Faure, segretario del Parti Socialiste (PS) ha invece fatto notare come il cambiamento di nome del primo ministro non produrrà alcun cambiamento nelle politiche del governo, che resteranno quelle della destra liberista, come lo sono state quelle dell’esecutivo guidato da Philippe.
Ai critici, il presidente Emmanuel Macron ha risposto che Castex è un “gollista sociale”, una categoria ambigua coniata per accontentare un po’ tutti, quello che Macron ha cercato di fare sin dalla sua campagna elettorale, ottenendo un grande riscontro alle presidenziali per poi iniziare il suo declino nel momento in cui dalle parole si sarebbe dovuto passare ai fatti. La volontà di tirare un colpo al cerchio ed uno alla botte è confermata dalla nomina di Nicolas Revel nel ruolo di direttore del gabinetto: Revel è infatti considerato come vicino al Partito Socialista, essendo stato uno stretto collaboratore dell’ex sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, e del presidente François Hollande. Con questo cambiamento, Macron sta cercando di riaffermare la propria centralità politica a due anni dalle prossime elezioni presidenziali, dove la conferma non sarà affatto scontata. Inoltre, come abbiamo detto, il presidente si è voluto liberare di un primo ministro che di recente aveva troppe volte palesato una linea politica non in totale accordo con l’inquilino dell’Eliseo.
Secondo alcuni analisti, Macron si sarebbe voluto liberare di Philippe anche per via della crescita di popolarità ottenuta dal primo ministro nel corso della pandemia da nuovo coronavirus: il presidente si sarebbe infatti sentito messo in ombra dal capo del governo. Castex, che ha sempre ricevuto nomine importanti ma non ha mai vinto nessuna tornata elettorale al di là del piccolo comune di Prades, è invece considerato come un uomo dal profilo basso, pronto ad obbedire pedissequamente agli ordini del presidente. Il nuovo primo ministro è certamente considerato dagli ambienti politici francesi come un uomo efficiente e competente, ma manca del carisma necessario per offuscare Macron. Anche per questo motivo, la scelta non è ricaduta su Jean-Yves Le Drian, ministro degli esteri in carica ed ex titolare della difesa sotto la presidenza Hollande.
Nelle prossime ore, Castex dovrebbe annunciare la squadra del suo governo: “La filosofia di questo governo è operativa, vale a dire che dobbiamo agire, lavorare rapidamente, in un contesto di crisi”, ha dichiarato il nuovo capo dell’esecutivo francese, che spera di poter ufficializzare i nomi dei ministri entro lunedì. Castex ha affermato che il suo governo sarà composto da elementi provenienti da diverse aree politiche, ed ha anche tentato di corteggiare gli ecologisti del partito Europe Écologie Les Verts (EELV), reduce dai grandi risultati conquistati alle ultime elezioni municipali, ma il leader verde Julien Bayou gli ha risposto per le rime: “Il nostro obiettivo è quello di rimpiazzare Macron, non di servirgli da stampella”.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog