Al momento della sua nomina come nuovo primo ministro, Jean Castex aveva promesso che avrebbe presentato la sua nuova squadra di governo nella giornata di lunedì. Il nuovo premier, con un passato nel centro-destra di Nicolas Sarkozy, ha mantenuto le proprie promesse, ed intorno alle 19 è stato Alexis Kohler, segretario generale dell’Eliseo, a svelare i nomi dei nuovi ministri.
“Nuovi”, si fa per dire. Infatti, se Castex aveva parlato di grandi cambiamenti, in realtà quello effettuato sembra piuttosto un rimpasto di governo rispetto al secondo esecutivo guidato da Édouard Philippe, il suo predecessore. In verità, i nomi che hanno sorpreso gli addetti ai lavori sono solamente tre sui sedici dicasteri che compongono il governo francese, e non sempre si è trattato di sorprese positive.
L’elemento di rottura del nuovo governo è rappresentato dal nuovo ministro della giustizia, Éric Dupond-Moretti, avvocato penalista che in passato non ha mai ricoperto cariche politiche. Soprannominato “l’orco delle aule di tribunale”, Dupond-Moretti ha acquisito notorietà per aver seguito alcuni casi penali molto mediatizzati, effettuando numerose apparizioni televisive.
Con la nomina di Dupond-Moretti, che ha occupato le prime pagine di tutti i giornali, Emmanuel Macron e Jean Castex hanno tentato di occultare il fatto che in realtà questo governo non rappresenta affatto una rottura, ma anzi si trova in piena continuità non solo con l’esecutivo precedente, ma anche con quelli della presidenza di Sarkozy. Ne è un esempio la nomina di Roselyne Bachelot alla cultura: la settantaquattrenne è infatti una veterana della politica di centro-destra, avendo ricoperto cariche ministeriali sia sotto Jacques Chirac (ministro dell’ecologia dal 2002 al 2004) che sotto Nicolas Sarkozy (ministro della sanità dal 2007 al 2010 e della coesione sociale dal 2010 al 2012).
Lo scandalo arriva invece dalla nomina del nuovo ministro degli interni, Gérald Darmanin. Anche lui ex membro del centro-destra, Darmanin ricopriva già una carica ministeriale con Philippe, ma in molti avevano pensato ad un suo allontanamento dopo gli scandali che lo hanno coinvolto, compresa un’accusa di stupro per il quale si trova attualmente sotto processo. Invece, Darmanin è stato addirittura promosso da un ministero “minore”, come quello dei conti pubblici, agli interni. In questo modo, Darmanin va a prendere il posto del discusso Christophe Castaner, criticato soprattutto per la gestione delle proteste del movimento dei gilets jaunes.
Diversi membri dell’esecutivo mantengono le loro funzioni rispetto al governo Philippe, come Jean-Yves Le Drian agli affari esteri, Jean-Michel Blanquer all’istruzione, Olivier Véran alla sanità o Bruno Le Maire all’economia, o meglio al Ministero dell’Economia, delle Finanze e della Ripresa, come si legge nella nuova denominazione.
Come anticipato, Darmanin è invece uno dei ministri che restano al governo, ma con una funzione diversa rispetto all’esecutivo Philippe. Insieme all’ex sindaco di Tourcoing, viene riciclata anche Élisabeth Borne, che da ministro della transizione ecologica diventa titolare del lavoro, in sostituzione di Muriel Pénicaud. Tra le promosse, Marlène Schiappa, ex segretario di stato all’eguaglianza tra donne e uomini e contro le discriminazioni, divenuta ora ministro delegato alla cittadinanza.
Tra i nomi nuovi, Olivier Dussopt prende il posto di Darmanin ai conti pubblici, mentre Barbara Pompili, con un passato da ecologista, viene incaricata della trasizione ecologica, posizione lasciata vacante da Élisabeth Borne.
In realtà, l’unico vero cambiamento di sostanza che possiamo notare rispetto al governo precedente è uno spostamento ancora più a destra dell’esecutivo. Se Édouard Philippe aveva avuto l’accortezza di includere nella sua squadra alcuni elementi provenienti dal Parti Socialiste (PS), Jean Castex, certamente su indicazione del presidente Emmanuel Macron, ha deciso di fare a meno non solo del già citato Castaner, ma anche di Nicole Belloubet, ex ministro della giustizia, di Sibeth Ndiaye, ex portavoce del governo (ruolo ora assunto da Gabriel Attal), e di Didier Guillaume, ex ministro dell’agricoltura ora sostituito dal macronista “puro” Julien Denormandie.
Adesso in molti attendono il discorso del presidente Emmanuel Macron in occasione della festa nazionale del 14 luglio, ma non abbiamo dubbi sul fatto che il governo Castex si caratterizzerà, come gli esecutivi precedenti, per politiche che andranno a danneggiare la classe lavoratrice. Oramai, la menzogna raccontata da Macron nel definirsi “né di destra, né di sinistra” non sta più in piedi neppure agli occhi dei suoi ex elettori, che infatti gli hanno voltato le spalle alle ultime elezioni municipali.
LA SQUADRA DEL GOVERNO CASTEX
Ministro per l’Europa e degli affari esteri: Jean-Yves Le Drian
Ministro della transizione ecologica: Barbara Pompili
Ministro dell’istruzione nazionale, della gioventù e dello sport: Jean-Michel Blanquer
Ministro delle finanze, dell’economia e della ripresa: Bruno Le Maire
Ministro delle forze armate: Florence Parly
Ministro dell’interno: Gérald Darmanin
Ministro del lavoro, dell’occupazione e dell’integrazione: Elisabeth Borne
Ministro dei territori d’oltremare: Sébastien Lecornu
Ministro della coesione territoriale: Jacqueline Gourault
Ministro della giustizia: Eric Dupond-Moretti
Ministro della cultura: Roselyne Bachelot
Ministro della solidarietà e della salute: Olivier Véran
Ministro del mare: Annick Girdardin
Ministro dell’istruzione superiore, della ricerca e dell’innovazione: Frédérique Vidal
Ministro dell’agricoltura e dell’alimentazione: Julien Denormandie
Ministro della trasformazione e del servizio pubblico: Amélie de Montchalin
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Giulio Chinappi – World Politics Blog