Non è riuscita la rimonta a Rafał Trzaskowski in occasione del secondo turno delle elezioni presidenziali in Polonia, svoltosi domenica 12 luglio. Il candidato di Piattaforma Civica (Platforma Obywatelska, PO), il partito della destra liberista dal quale proviene anche l’ex presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, ha per qualche istante sognato vittoria, ma alla fine si è dovuto accontentare del 48.97% dei consensi. Trzaskowski si ferma così a poco più di 400.000 voti di distacco dal capo di stato in carica, Andrzej Duda, esponente di Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS), formazione della destra conservatrice e nazionalista, che invece conquista il secondo mandato con il 51.03% dei consensi.
Nonostante la sconfitta, Trzaskowski può dirsi soddisfatto del risultato ottenuto, visto che ha ottenuto quattro milioni di voti in più rispetto al primo turno, dove si era fermato al 30.46% delle preferenze, contro il 43.50% ottenuto da Duda. L’incremento è stato sostenuto anche dall’alta affluenza alle urne, passata dal 64.51% al 68.18%. Scelto all’ultimo momento come candidato del principale partito dell’opposizione in sostituzione di Małgorzata Kidawa-Błońska, Trzaskowski ha certamente condotto una campagna elettorale di successo, rendendo equilibrato uno scontro elettorale che secondo molti Duda avrebbe dovuto vincere con margine. “Questa è, ovviamente, una vittoria, ma in senso psicologico e sociale non è un trionfo“, ha dichiarato Ewa Marciniak, politologo all’Università di Varsavia, come riportato da Euronews.
La vittoria di Duda, dunque, conferma il potere del PiS, che esprime anche il capo del governo con Mateusz Morawiecki, in carica dal dicembre del 2017. Tuttavia, questo risultato rappresenta anche un campanello d’allarme per il partito di Jarosław Kaczyński, ex primo ministro e presidente del partito sin dal 2003, che lo scorso ottobre aveva vinto in manier a assai più netta alle legislative. Secondo gli analisti polacchi, gli elettori di età inferiore ai cinquant’anni e quelli che vivono nelle città più grandi hanno appoggiato il liberale Trzaskowski, mentre gli elettori più anziani e quelli delle aree rurali hanno preferito Duda.
La missione di osservatori elettorali dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) ha affermato che il voto è stato ben organizzato e che le misure di sicurezza relative alla pandemia da covid-19 sono state correttamente applicate, ma hanno espresso preoccupazione per la mancanza di imparzialità sulla televisione pubblica e per la natura aggressiva della campagna elettorale, e in particolare nella retorica del presidente Duda. “Siamo stati alalrmati dai casi di intolleranza verbale di natura omofobica, xenofoba e antisemita, in particolare per quanto riguarda la campagna del presidente e la televisione pubblica“, ha dichiarato Thomas Boserup, capo della missione di monitoraggio.
Il risultato di queste elezioni presidenziali, con un margine così ridotto tra i candidati, ha rivelato che la Polonia resta oggi un Paese profondamente diviso. Le elezioni, come abbiamo sottolineato in precedenza, si sono trasformate in un duplice scontro tra generazioni e tra aree urbane ed aree rurali. Il risultato non dovrebbe poi contribuire a migliorare le relazioni della Polonia con l’Unione Europea, che ha criticato le riforme giudiziarie applicate dall’attuale governo. L’UE ha affermato che le riforme mettono a repentaglio la separazione dei poteri tra governo e magistratura, minacciando sanzioni nei confronti di Varsavia.
Secondo l’opposizione, nonostante la vittoria marginale, questo risultato permetterà al governo del PiS di proseguire indisturbato sulla propria strada per i prossimi tre anni, ovvero fino alle elezioni legislative del 2023. Una scadenza a lungo termine può in effetti garantire un ampio margine di manovra, ma allo stesso tempo le urne hanno affermato che ci sono dieci milioni di polacchi che sostengono l’opposizione.
“Il governo è ora libero di perseguire il suo programma controllando quasi tutte le leve del potere nel sistema politico polacco, anche se lo stretto margine di vittoria di Duda mostra che il suo dominio non dovrebbe essere dato per scontato per troppo tempo; una recessione economica o dei conflitti interni nel campo governativo potrebbero minarne il potere nei prossimi anni“, ha dichiarato Angelos Chryssogelos, docente di politica e relazioni internazionali alla London Metropolitan University.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog