A Palermo il 15 luglio 2020, si diffonde la notizia che due persone hanno perso la vita per annegamento in pieno centro città. La notizia il giorno dopo viene parzialmente smentita: si parla di dispersi e non ci sono ancora vittime confermate. La pioggia batte incessante per circa 3 ore: una vera bomba d’acqua che allaga i sottopassaggi della circonvallazione cittadina (e di altre zone delle città). Il livello dell’acqua arriva a superare in altezza le stesse auto. Diverse persone riescono ad uscire dalle proprie auto attraverso il finestrino, mettendosi in salvo a nuoto. Sì, a nuoto. Le auto vengono trascinate dalla corrente come una vera e propria esondazione fluviale. Il dramma avviene proprio nel giorno di Santa Rosalia, patrona della città.
La coincidenza è doppia: il disastro si verifica lo stesso giorno in cui si chiudeva il noto dossier “Autostrade”, aperto due anni or sono in seguito alla caduta a Genova del Ponte Morandi che causo 43 vittime. Duole dirlo, ma anche stavolta potrebbero emergere responsabilità in ordine alla manutenzione stradale. Questa volta si tratta però di una materia di competenza dell’amministrazione comunale, la cui gestione è affidata ad un’azienda municipalizzata, l’Amap.
Risulta, infatti, che l’ultima opera di manutenzione e di pulitura delle caditoie stradali nel tratto di strada in cui hanno perso la vita le due vittime sia stata terminata il 28 agosto del 2019 (almeno per le informazioni che è dato reperire sul sito del comune di Palermo [i]. Invece, secondo quanto si legge nel “Capitolato prestazionale per il servizio di gestione, pulizia e manutenzione ordinaria delle caditoie stradali” (2019) al punto 3.2.1.1, “in zone che presentano particolari criticità (lungo il Viale della regione Siciliana in corrispondenza dei sottopassi, Via Messina Marine all’altezza dell’Ospedale Buccheri la Ferla, ecc.)” viene garantita “pulizia periodica semestrale” che dovrà essere “ulteriormente incrementata nel periodo invernale e in caso di eventi piovosi particolarmente intensi” [ii] . Da cittadini abbiamo il dovere di chiedere all’Amministrazione comunale: tali opere di manutenzione e pulizia si sono svolte secondo la cadenza prevista? Quando è stato effettuato l’ultimo intervento di pulizia? Lo chiediamo all’Amministrazione in quanto essa è responsabile nella vigilanza del corretto e tempestivo espletamento di tali opere.
Qualunque sia la risposta (pur fondamentale) a questa domanda, è anche possibile che la puntuale manutenzione delle caditoie non avrebbe evitato allagamenti e rischi per l’incolumità pubblica, data la particolare intensità del fenomeno temporalesco. Sul punto, l’Amministrazione comunale, nella persona del Sindaco Orlando, ha già puntato il dito nei confronti della Protezione Civile Regionale, responsabile di non aver tempestivamente segnalato l’allerta meteo. In ogni caso, pare abbastanza evidente che non siano stati attivati i protocolli di sicurezza volti alla chiusura del transito nei sottopassaggi.
l sindaco di Palermo ha anche annunciato che presenterà un esposto contro la Regione siciliana che “dal 2014 ad oggi” non avrebbe eseguito l’iter per i lavori previsti contro il dissesto idrogeologico ma anche sul Collettore Sud. Una denuncia per “abuso e omissioni di atto d’ufficio”. Orlando attacca in particolare l’ex assessore regionale all’Ambiente Vania Contrafatto, magistrato che oggi lavora al Ministero della Giustizia, che “dal 2014 al 2017 non ha fatto alcun atto per interventi per Il collettore Sud orientale e Fondo verde” [iii]. Stupisce che l’esposto arrivi solo ora, visto che i fatti denunciati sono alquanto risalenti e che l’insufficienza del sistema di drenaggio delle strade palermitane non è certo una novità né per i cittadini né per chi ha amministrato per 20 anni la città.
Dal canto suo, la Regione, nella persona del Presidente Musumeci, continua lo scaricabarile, puntando l’indice al cielo e al passato. Secondo il Presidente della regione “le bombe d’acqua non si possono mai prevedere” e, in ogni caso, la cementificazione selvaggia verificatasi in vaste aree della città durante il famoso “sacco di Palermo”, ha fatto sì che “la rete idrica sotto terra e in superficie a Palermo risente di questo tragico passato”.
In pratica il più scontato e classico scaricabarile.
Il quadro di questa fanciullesca irresponsabilità politica è completato da un vergognoso teatrino a favore di tifoseria. Salvini, probabilmente imbeccato dal suo social media manager, non perde occasione per “sciacallare” sull’accaduto tirando in mezzo il suo mantra “immigrati” anche quando palesemente non c’entra nulla. Orlando e larga parte del centrosinistra cittadino filo-amministrazione che non perdono occasione per stare al gioco delle parti, rispondendo a Salvini, ingaggiando uno sciocco dialogo con una sorta di troll che semplicemente non meriterebbe menzione. Ma no: anche qui la sinistra doveva dimostrare una volta in più che trova la sua unica identità nella contrapposizione retorica al nemico politico di turno, e la sua unica ambizione nell’essere il meno-peggio. Invece, di riflettere su come si poteva evitare la catastrofe, di porgere scuse, dare spiegazioni o semplicemente solidarietà alla città colpita e scioccata, lo sciacallo Salvini può trovare ampio spazio nel dibattito cittadino.
Lasciando da parte questa vergognoso componente spettacolistica di una politica vuota di contenuti, sarebbe invece molto più serio riflettere su come questo disastro si poteva evitare e su cosa, quindi, lo ha fatto accadere. Oltre alle eventuali responsabilità in mancata manutenzione da parte di Amap o di insufficiente vigilanza da parte dell’Amministrazione o di non tempestiva comunicazione dell’allerta meteo da parte della Protezione civile regionale, la riflessione può partire da alcuni punti fermi:
- E’ inaccettabile che in uno dei paesi più sviluppati al mondo, nel 2020, si possa correre il rischio di morire annegati in centro città;
- La magistratura sul piano giuridico e la cittadinanza sul piano politico valuteranno attentamente le responsabilità, le eventuali negligenze e omissioni;
- UGO. L’Unica Grande Opera necessaria, ossia la messa in sicurezza del territorio. Altro che ponte sullo stretto;
- I cambiamenti climatici causano calamità di intensità spesso superiore alle previsioni: il contrasto a un sistema economico che porta ad un crescente surriscaldamento globale è una battaglia di sopravvivenza che non si può fermare alla cosmetica delle pedonalizzazioni o delle piste ciclabili;
- Il patto di stabilità e il vincolo (costituzionalizzato) del pareggio di bilancio possono nuocere gravemente alla salute. I Comuni sono in condizioni di drammatica ristrettezza economica che possono mettere in dubbio la reale capacità economica alle Amministrazioni locali di operare i necessari investimenti in manutenzione, messa in sicurezza e potenziamento infrastrutturale;
- I servizi pubblici essenziali devono sempre restare in mano pubblica, in modo da assicurare la massima responsabilizzazione politica delle Amministrazioni locali, del governo regionale e nazionale e da poter tutelare in maniera diretta l’interesse pubblico, tra cui quello primario all’incolumità pubblica.