I risultati delle elezioni del 5 luglio non lasciavano dubbi sulla conferma Andrej Plenković nel ruolo di primo ministro della Croazia. In carica dal 2016, il cinquantenne leader dell’Unione Democratica Croata (Hrvatska demokratska zajednica, HDZ) è riuscito ad evitare l’alleanza con la lista di destra guidata dal noto cantante Miroslav Škoro (Domovinski pokret Miroslava Škore, DPMŠ), ottenendo il voto favorevole di otto rappresentanti delle minoranze etniche e dei due deputati del Partito Popolare Croato – Liberal Democratici (Hrvatska narodna stranka – liberalni demokrati, HNS-LD) e del Partito Popolare – Riformisti (Narodna Stranka – Reformisti), nato nel 2014 da una scissione del HSN-LD.
Con 66 eletti tra le fila del suo partito, Plenković aveva bisogno di solamente dieci voti per raggiungere la maggioranza di 76 seggi sui 151 che compongono l’emiciclo di Zagabria, il Sabor, risultato raggiunto al pelo. HNS-LD, del resto, aveva già sostenuto il precedente governo, ma allora disponeva di nove seggi, contro l’unico deputato eletto lo scorso 5 luglio. Il premier ha accelerato le contrattazioni con gli altri deputati al fine di formare al più presto il nuovo governo, per non lasciare il Paese allo sbaraglio proprio nel difficile momento dell’emergenza sanitaria. Plenković ha affermato che la priorità del nuovo governo sarà quella di rilanciare l’economia nazionale, fortemente colpita a causa della pandemia.
Spinto dalla necessità di formare un governo nel più breve tempo possibile, l’ex europarlamentare ha escluso la possibilità di trovare un accordo con Miroslav Škoro. In questo caso, infatti, sarebbero state necessarie lunghe contrattazioni per trovare dei compromessi tra le posizioni dissonanti dei due leader, in particolare per quanto riguarda la posizione da tenere nei confronti dell’Unione Europea. Se Škoro è noto per il suo antieuropeismo, Plenković è stato segretario di stato per l’integrazione europea, facendosi promotore del referendum per l’adesione all’UE della Croazia.
Il nuovo governo croato sarà formato da diciassette ministri (contro i venti del precedente), quattro dei quali avranno anche il ruolo di vice premier. Si tratta del ministro degli interni Davor Božinović (HDZ), del ministro delle finanze Zdravko Marić (indipendente), del ministro dei veterani croati Tomo Medved (HDZ) e del ministro dei problemi sociali e dei diritti umani Boris Milošević. Mentre i primi tre vice premier erano già presenti nella squadra del precedente esecutivo, il quarantacinquenne Milošević entrerà per la prima volta nel governo come esponente di una delle formazioni politiche della minoranza serba, il Partito Democratico Indipendente Serbo (Samostalna demokratska srpska stranka, SDSS; Самостална демократска српска странка, СДСС), che ha garantito il suo sostegno al nuovo governo.
Oltre a Boris Milošević, altri tre nomi nuovi spiccano nella lista dei ministri scelti da Plenković, due dei quali sono donne. Già titolare di diversi incarichi presso altri ministeri, Nikolina Brnjac è stata promossa come ministro del turismo e dello sport, ruolo precedentemente occupato dall’italo-croato Gari Cappelli. Nataša Tramišak, invece, si occuperà della gestione dello sviluppo regionale e dei fondi UE, in sostituzione di Marko Pavić.
Nuovo, ma non troppo, il nome di Radovan Fuchs, che aveva già occupato un incarico ministeriale dal 2009 al 2011, quando fu titolare della scienza, dell’istruzione e dello sport, sotto il governo di Jadranka Kosor. Il suo ruolo sarà molto simile a quello occupato allora, infatti Fuchs è stato nominato ministro della scienza e dell’istruzione (mentre lo sport, come detto è stato associato al turismo), al posto dell’indipendente Blaženka Divjak.
Per il resto, non vi sono stati grandi cambiamenti, con tutti i titolari dei ministeri più importanti che resteranno al proprio posto o spostati in posizioni simili. In particolare, è stato confermato il ministro della sanità Vili Beroš, che del resto era entrato in carica solamente a gennaio. Secondo il primo ministro, la permanenza del neurochirurgo nativo di Spalato garantirà la continuità nella lotta al covid-19, che fino ad ora ha colpito oltre 4.500 persone in Croazia, causando 125 decessi.
Alcune modifiche sono state apportate ai ministeri, al fine di ridurre il numero degli stessi da venti a diciassette: già ministro dell’ambiente e dell’energia, Tomislav Ćorić sarà questa volta titolare del Ministero dell’Economia e dello Sviluppo Sostenibile; Ivan Malenica, diventerà ministro della giustizia e della pubblica amministrazione, dopo la fusione dei due dicasteri; oltre a rimanere ministro del lavoro e del sistema pensionistico, Josip Aladrović dovrà occuparsi anche delle politiche sociali.
Tra le altre novità, il Ministero della Cultura verrà ribattezzato Ministero della Cultura e dei Media, restando sempre sotto la guida di Nina Obuljen Koržinek. Mario Banožić, ministro delle proprietà di stato nel precedente esecutivo, diventerà titolare del più prestigioso dicastero della difesa, mentre il suo precedente incarico sarà occupato da Darko Horvat, già ministro dell’economia.
Restano al loro posto Gordan Grlić-Radman (affari europei), Marija Vučković (agricoltura) ed Oleg Butković (mare, trasporti e infrastrutture).
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Giulio Chinappi – World Politics Blog