Sull’intera caserma dei carabinieri smantellata a Piacenza perché diventata un covo di violenza in divisa, arresti arbitrari, spaccio, prostituzione, minacce e torture, bisogna dire una cosa molto chiara: i carabinieri NON sono tutti così.
Un altro aspetto è però necessario sottolineare, altrettanto chiaramente, anche se meno scontato e meno facile: sono anni che ogni volta che carabinieri e poliziotti vengono beccati con le mani sulla faccia di qualcuno, o alzano i manganelli senza motivo durante una manifestazione, si odono difese politiche di posizione: “i nostri bravi ragazzi in divisa”, “solidarietà alle nostre forze dell’ordine”, “è solo una mela marcia”, “sono anche loro padri di famiglia”, e via di retorica e copertura politica.
Quest’atteggiamento da elefante che nasconde la testa sotto la sabbia ma lascia scoperto il cu*o, è stato identico, negli anni, da parte di quello che oggi è il PD, o ai tempi Forza Italia, o la Lega ieri e oggi. Sono queste le forze ad alternanza maggioritaria nel Paese che da anni hanno permesso ai maggiori responsabili delle torture di Genova, per dirne una non a caso, di fare carriera. Tutta la catena di comando durante la macelleria messicana a Genova è stata promossa.
Non si trattò solo di Gianfranco Fini in caserma durante le botte fuori, ma anche dell’incredibile Gianni de Gennaro, al tempo capo della Polizia, nominato negli anni ogni volta che si parlava di un incarico di potere, arrivato ad essere nominato sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri del governo Monti. Incredibile, vero? Lui che era il capo della Polizia durante la più grave violazione dei diritti umani in Italia dalla fine della Seconda guerra Mondiale, come denunciò Amnesty International, poi nel governo Monti.
Dunque non stupiamoci se oggi alla caserma di Piacenza si sentivano invincibili, inattaccabili, eterni. Glielo hanno insegnato i partiti di maggioranza alternata in questo Paese: se indossi una divisa ti paghiamo una miseria, ti facciamo rischiare la vita ogni giorno, però poi ti diamo copertura politica alle tue marachelle e guai a chi ti tocca.
Questo sembra essere stato per anni l’insegnamento, e oggi ne paghiamo le conseguenze.
A noi resta il fastidioso compito della Memoria, mentre gli altri continuano a dire “i nostri bravi ragazzi”.
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Saverio Tommasi