Il 19 luglio si sono svolte le elezioni legislative in Siria, per il rinnovamento dei 250 seggi che costituiscono il parlamento di Damasco, dopo che l’evento era stato rinviato due volte a causa della pandemia da nuovo coronavirus. La tornata elettorale è stata indetta quattro anni dopo quella del 2016, che non era stata riconosciuta dalle Nazioni Unite. Il governo di Bashar al-Assad ha comunque ritenuto opportuno continuare ad organizzare le elezioni anche nel corso della guerra, per lo meno nelle aree sotto il suo controllo diretto, al fine di garantire per quanto possibile il normale prosieguo della vita politica.

Il governo siriano attualmente controlla circa il 70% del territorio nazionale, mentre i ribelli controllano la provincia di Idlib nella Siria nord-occidentale e la milizia curda appoggiata dagli Stati Uniti presidia alcune aree nella Siria nord-orientale. Ricordiamo inoltre che nel Paese sono presenti anche le truppe turche inviate da Recep Tayyip Erdoğan, mentre di recente Damasco ha dovuto affrontare anche le provocazioni di Israele, con lo stato ebraico che ha effettuato un lancio missilistico verso il Paese confinante. Lo scorso 20 luglio, le difese aeree siriane hanno sventato un attacco missilistico israeliano, partito dal territorio occupato delle alture del Golan contro la capitale Damasco. Secondo il governo siriano, diversi missili israeliani sono stati intercettati prima di raggiungere i loro obiettivi.

Gli sforzi del governo di Damasco hanno comunque permesso l’apertura di 7.277 seggi elettorali, e gli elettori hanno potuto scegliere tra 1.656 candidati. I candidati potevano presentarsi da indipendenti oppure come membri del Fronte Nazionale Progressista (al-Jabha al-Waṭaniyyah at-Taqaddumiyyah), la coalizione capeggiata dal Partito Ba’th Socialista Arabo (Hizb Al-Ba’ath Al-‘Arabi Al-Ishtiraki) del presidente Assad. Lo svolgimento delle elezioni e l’apertura di seggi elettorali nelle aree precedentemente controllate dai ribelli hanno rappresentanto un evento importante dal punto di vista del governo, come affermazione della propria sovranità sulla aree recentemente riconquistate.

La situazione attuale non ha di certo favorito lo svolgimento delle elezioni, come dimostra il dato sull’affluenza alle urne, ai minimi storici. Solamente il 33.17% degli aventi diritto ha espresso il proprio voto, un dato nettamente inferiore anche al 57.56% di quattro anni fa, quando il Paese era nel pieno del conflitto. Naturalmente la Siria si trova in un periodo di grande instabilità, e le condizioni della popolazione sono state fortemente aggravate dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro Damasco. Nel mese di giugno, Washington ha ulteriormente inasprito la propria posizione rispetto alla Siria, emettendo il Caesar Act, mentre la situazione economica siriana ha subito un altro duro colpo a causa della crisi che sta imperversando nel vicino Libano. A questo si aggiunge il timore per la pandemia da covid-19, che ha ufficialmente infettato oltre cinquecento persone nel Paese mediorientale, causando 35 decessi.

Il ministro della Giustizia, il giudice Hisham al-Sha’ar, ha anche ricordato che non è stato possibile votare per i siriani che si trovano all’estero, e che, a causa della chiusura delle frontiere e degli aeroporti, molti cittadini sono rimasti bloccati al di fuori del Paese, non potendo esprimere il proprio voto. Se poi si considerano anche le aree del territorio siriano non controllate dal governo di Damasco, il dato di 6.2 milioni di votanti su circa 19 milioni di iscritti alle liste elettorali appare alquanto comprensibile, visto che i siriani che sono fuggiti all’estero negli ultimi anni sono quantificabili in milioni.

L’agenzia stampa nazionale, la Syrian Arab News Agency (SANA), ha fatto sapere anche di alcuni incidenti che si sono verificati nella giornata delle elezioni. Nel governatorato di Daraa, ignoti avrebbero bombardato un centro elettorale nell’edificio del comune di Busr al-Harir. Alla vigilia del voto, si sono invece verificate alcune esplosioni nella capitale Damasco, con un bilancio di un morto ed un ferito nei pressi della moschea di Anas bin Malik.

La pubblicazione dei risultati dell’agone elettorale è stata rimandata di qualche giorno a causa di problemi riscontrati in cinque seggi elettorali (quattro seggi nella provincia di Aleppo ed uno nella provincia orientale di Deir Ezzor), dove è stato necessario ripetere le operazioni di voto.

Per quanto riguarda i risultati, il Fronte Nazionale Progressista ha mantenuto la maggioranza assoluta dei seggi, con 177 deputati su 250 scranni a disposizione. Per la coalizione che sostiene il presidente Assad si tratta comunque di un calo rispetto ai duecento eletti della passata legislatura. Gli altri deputati, come anticipato, sono stati eletti come indipendenti.

La Siria tornerà alle urne il prossimo anno per le elezioni presidenziali, con Bashar al-Assad come grande favorito. In carica dal 2000, il leader del Partito Ba’th Socialista Arabo aveva ottenuto i primi due mandati settennali senza dover affrontare candidati dell’opposizione, mentre nel 2014 si era imposto con l’88.7% delle preferenze contro il leader dell’opposizione Hassan al-Nouri. Il processo di candidatura per le presidenziali prevede che un candidato debba ottenere la firma di almeno trentacinque parlamentari per potersi presentare.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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