Aloys Ntiwiragabo
Francesco Cecchini
26 anni fa avvenne il genocidio in Ruanda. Nellarco di poco tempo, soli cento giorni, un immenso numero di persone, per lo più Tutsi, venne massacrato sistematicamente a colpi di armi da fuoco ma soprattutto con machete e bastoni chiodati. Le vittime furono non meno di 800 mila, uomini ,donne e bambini. Non tutti i responsabili del genocidio hanno pagato il dovuto un prezzo per il loro crimine, ma qualcosa si muove.
Lo scorso sabato 16 maggio la polizia francese ha arrestato Felicien Kabuga, uomo d’ affari ruandese ricercato da 25 anni con l’ accusa di aver finanziato e contribuito al genocidio del 1994. Lo ha annunciato il ministero della Giustizia francese in una nota. Kabuga, 84 anni, è stato arrestato in un appartamento ad Asnieres-Sur-Seine, vicino Parigi, dove viveva sotto falsa identità. Su Kabuga pendeva un mandato di arresto internazionale da 25 anni e su di lui le autorità del Ruanda e degli Stati Uniti avevano posto una taglia di 5 milioni di dollari. Uomo d’ affari di etnia hutu, Kabuga è accusato di aver finanziato le milizie che eseguirono il genocidio, oltre ad aver importato decine di migliaia di machete, lo strumento principe dei massacri.
Il 24 luglio Mediapart, una rivista francese online indipendente di investigazione e d’ opinione , ha informato di aver individuato, dopo sette mesi di attente indagini, Aloys Ntiwiragabo, che ha avuto un ruolo centrale nel genocidio in Ruanda e ora abita a Orléans, città della Francia centro-settentrionale.
Otiimo lavoro quello di Mediapart, in quanto la giustizia internazionale aveva oramai rinunciato a perseguire il genocida Aloys Ntiwiragabo.
Analizzando una ad una le associazioni ruandesi in Francia, Mediapart scopri l’ esistenza di Catherine Nikuze, moglie di Aloys Ntiwiragabo , che arrivò in Francia il 3 marzo 1998 e ottenne asilo il 22 settembre 1999. L ‘anno successivo si trasferì con i suoi due figli in un sobborgo di Orléans dove, senza dare nell’ occhio, prese parte ad attività di estremisti hutu in esilio
Divenne cittadina francese nel 2005 e prese il nome di Tibot che appare nel citofono dell’ edificio dove vive, ma nella cassetta delle lettere il nome Tibot vi sono i nomi di Nikuze e Ntiwiragabo. Quest’ ultimo nome prova l’ esistenza fisica di Aloys marito di Catherine Nikuze. Aloys Ntiwiragabo apparteneva ai circoli hutu più estremisti e comandò i gendarmi di Kigali fino al 1993. Il suo circolo “Akazu” pianificò il genocidio del 1994. Nel 1993, Ntiwiragabo era a capo dell’intelligence militare e vice capo di stato maggiore dell’esercito genocida. Durante il genocidio, Ntiwiragabo prese parte, alle riunioni quotidiane dello staff delle forze armate ruandesi che organizzava il genocidio. Organizzò anche una stazione di polizia a Kigali per i miliziani Interahamwe (Interahamwe che in lingua kinyarwanda significa coloro che lavorano insieme, fu una milizia paramilitare hutu) per torturare, stuprare ed assassinare i Tutsi. Nel luglio 1994, quando molti genocidi fuggirono nello Zaire (ora Repubblica Democratica del Congo), Ntiwiragabo fu uno di questi. Ha anche fondato un gruppo criminale armato, le Forze Democratiche di Liberazione del Ruanda, che ha devastato quel paese. Nel 1996 si trasferì in Kenya e più tardi in Sudan, fino a quando, dopo qualche tempo, andò in Francia.
Ora al criminale Aloys Ntiwiragabo spettano, come è stato per il suo collega genocidario Felicien Kabuga, arresto, processo e prigione.
Un’ immagine del genocidio