Oggi il falco Bonomi, presidente di #Confindustria, sulle pagine del Corriere torna alla carica pretendendo per le imprese assistenzialismo incondizionato e attaccando a muso duro i contratti nazionali. Neanche la strage provocata in Lombardia induce il padronato ad atteggiamenti meno prepotenti.
Dal governo ha la faccia tosta di esigere da una parte l’eliminazione dell’Irap e soldi alle imprese senza la pretesa che il pubblico entri nella gestione, dall’altra la fine dei sussidi “a pioggia” cioè a chi è senza reddito e la libertà di licenziare;
ai sindacati manda a dire che non solo non ci sono aumenti per i contratti nazionali, ma che “in alcuni casi dovrebbero essere i dipendenti a restituire gli aumenti” e che il contratto nazionale deve essere superato da quello aziendale con aumenti solo sulla produttività.
In sostanza Bonomi pretende una totale continuità con quelle politiche fallimentari che hanno impoverito il tessuto produttivo italiano, cancellato o quasi intere filiere e produzioni nonostante i salari tra i più bassi d’Europa, alta disoccupazione, libertà di licenziare, precarietà diffusa e lavoro nero.
Se il governo continua ad assecondare Confindustria – le imprese hanno ricevuto i due terzi dei fondi erogati quest’anno – il paese andrà incontro a una regressione peggiore di quella vissuta dopo l’ultima crisi.
E’ evidente che in mancanza di una forte iniziativa del mondo del lavoro continuerà a prevalere l’influenza dei poteri economici e finanziari.
Solo con una decisa, larga e unitaria ripresa delle lotte che coniughino la difesa dei diritti, del welfare, dell’occupazione con la necessità inderogabile di una riconversione ambientale dell’economia sarà possibile rispondere alla crisi.
Bonomi chiede al governo un piano di riforme? Ne indichiamo alcune noi:
- riduzione orario di lavoro a 32 ore a parità di salario,
- introduzione salario minimo orario di 9 euro,
- reintroduzione articolo 18 e abrogazione norme di precarizzaxione del lavoro,
- piano per il lavoro con assunzioni a tempo indeterminati nella scuola, nella sanità e nella PA che ci collochino almeno entro la media europea,
- garanzia reddito per tutte/i attraverso estensione del reddito di cittadinanza eliminando attuali condizionalità,
- tassazione patrimoni al di sopra di 1 milione di euro con aliquote più alte per grandi ricchezze,
- progressività imposizione fiscale secondo dettato costituzionale,
- accesso alla banca dati delle banche per Agenzie delle Entrate,
- ripubblicizzazione autostrade, servizi pubblici (acqua) e settori strategici a partire dalla siderurgia,
- stop al consumo di suolo, nuova legge urbanistica (quella di Eddyburg) e misure di riconversione ecologica,
- abrogazione modifiche titolo V e pareggio di bilancio dalla Costituzione.
Basta con i finanziamenti a pioggia alle grandi imprese!
30 anni di subalternità a Confindustria hanno reso più povero il paese, si riparta dagli interessi di lavoratrici e lavoratori.
Maurizio Acerbo, segretario nazionale
Antonello Patta, responsabile lavoro
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea