Riceviamo e pubblichiamo

di Franco Astengo

Ricordiamo i quarant’anni della strage della stazione di Bologna nel giorno in cui il Governo, con una decisione molto grave, si propone di negare la lettura pubblica dei verbali delle riunioni tenute dal Comitato Tecnico Scientifico durante il lockdown.

Si aggiunge così un ulteriore tassello alla teoria (lunga e dolorosa) dei misteri d’Italia.

Si tratta però di un anniversario particolare rispetto a quelli degli anni scorsi perché c’è una notizia recente da ricordare e da porre in rilievo:

Ecco la notizia più recente da ricordare:

Fu direttamente Licio Gelli a consegnare ai Nar l’anticipo di denaro per l’esecuzione della strage di Bologna. Ne sono convinti i magistrati della Procura generale che hanno indagato su mandanti e finanziatori dell’attentato del 2 agosto 1980 (come esecutori sono già stati condannati in via definitiva Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, mentre per concorso in strage è stato condannato in primo grado Gilberto Cavallini). Il venerabile capo della P2, accompagnato da un suo factotum, alcuni giorni prima della bomba alla stazione, incontrò alcuni esponenti della destra eversiva a cui consegno un milione di dollari in contanti. Gli inquirenti sono riusciti a stabilire con certezza la presenza di Gelli e dei terroristi, nello stesso giorno e in una precisa località. La vicenda è stata ricostruita nelle indagini condotte da Digos, Guardia di Finanza e Ros, analizzando i flussi di denaro che tra il 1979 e il 1982, partivano dal Banco Ambrosiano per arrivare sui conti cifrati svizzeri e, dopo una serie di passaggi schermati, a Gelli. Dai conti del capo della P2 inoltre arrivarono importanti somme di denaro sia a Federico Umberto D’Amato, ex piduista e direttore dell’Ufficio affari riservati del ministero dell’Interno legato alla Cia, sia a Mario Tedeschi, ex senatore del Msi e direttore de Il Borghese. D’Amato era in contatto diretto con Stefano Delle Chiaie, fondatore di Avanguardia Nazionale, che – sempre secondo i magistrati – era il punto di contatto con le diverse fazioni del terrorismo di destra. Tedeschi dal canto suo ha avuto un ruolo importante nel tentativo di depistare le indagini sul fronte dell’informazione. Grazie a lui “vennero sistematicamente inventate piste alternative” al fine di salvaguardare i Nar. Dopo la strage ci furono altri pagamenti “a saldo” dell’attentato costata la vita a 85 persone e il ferimento di altri 200. In questo caso alcune operazioni furono fatte estero su estero.” (24 luglio 2020).

La strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 è stata la strage più efferata compiuta negli anni del terrore e quella che meglio fornisce a quell’epoca, quell’identità eversiva che pure si è sempre cercato di tenere nascosta , da piazza della Fontana a Ustica a Piazza della Loggia, all’Italicus per una storia che, nel dopoguerra italiano, può essere fatta risalire fino a Portella della Ginestra.

Da quel fatidico 2 agosto 1980 abbiamo assistito al realizzarsi progressivo di quel meccanismo di autoritarismo, negazione della democrazia, affermazione di poteri occulti contenuti proprio nel documento sulla “Rinascita Nazionale” elaborato nel 1975, proprio dalla Loggia P2 di Licio Gelli, che in tempi successivi tornò a sostenere che la strage non c’era mai stata (“un mozzicone di sigaretta”).

Non basta quindi mantenere la memoria ma è necessario sviluppare un’analisi su ciò che è stato e su quanto si è manifestato e si sta ancora manifestando rispetto alla realtà complessiva del nostro sistema politico.

Di AFV

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