Beirut, dopo le esplosioni.
Francesco Cecchini
Li Beirut, A Beirut
Dal mio cuore saluto Beirut
Il mare e le sue case
Le rocce, quali viso di un vecchio marinaio.
E’ l’anima del mio popolo
Come il vino è
Anice, pane e gelsomini
Il gusto del suo cibo
Trasformato in fuoco e fumo
A Beirut…
Beirut, sei mia…mia…oh abbracciami
Fairouz
Beirut, il Libano tutto, è ora un romanzo noir. Per il momento sono veramente chiari solo l’ incipit e l’ arma del delitto, ma tutto il resto si sta chiarendo, anche velocemente.
L’ incipit è stato l’ esplosione, seguita a una prima deflagrazione, che avvenne martedì verso le 18 ore locali nell’area dei depositi del porto di Beirut. Fu devastata una vasta area della capitale del Libano dove vive oltre un milione di persone gettando nel caos l’intero paese. A provocare le esplosioni è stato un incendio divampato in un deposito dove erano immagazzinate “senza misure precauzionali” ben 2’750 tonnellate di nitrato di ammonio, sequestrate sei anni fa su una nave. Le esposioni hanno causato centinaia di morti e migliaia di feriti.
L’ arma del delitto fu il nitrato di ammonio, una sostanza usata nella composizione di alcuni fertilizzanti ma anche negli esplosivi, si presenta come un sale bianco e inodore. “È molto difficile da bruciare e non è facile da fare detonare”, ha spiegato all’Agence France Press Jimmie Oxley, professore di chimica all’Università di Rhode Island. L’esplosione può avvenire solo attraverso la contaminazione con un’altra sostanza incompatibile e con una fonte intensa di calore. L’immagazzinamento deve essere fatto seguendo regole ben precise e isolando il nitrato di ammonio da liquidi infiammabili, corrosivi o materie solide che sprigionano un forte calore in caso di incendio
Subito dopo le esplosioni è arrivato il presidente francese Emanuel Macron e lo si è visto passeggiare per le strade di Beirut come fosse l’ antico protettorato. Lo è stato assieme alla Siria dal 1923 .al 1946. Si sono convinti anch circa 60000 libanesi che hanno lanciato un appello affinche il Libano ritorni un protettorato della Francia. Nessun siriano ha aderito all’ appello.
Il presidente francese Emmanuel Macron, protettore del Libano domenica scorsa ha chiesto alla comunità internazionale di aiutarlo. Da Donald Trump all’emiro del Qatar, lo sceicco Tamim ben Hamad Al-Thani, passando per i primi ministri italiano e spagnolo, una quindicina di capi di stato e di governo si sono riuniti in videoconferenza attorno a Emmanuel Macron al fine di mobilitare aiuti d’urgenza. “Dobbiamo agire rapidamente ed efficacemente affinché questo aiuto vada in modo molto diretto e trasparente alla popolazione”, ha lanciato il presidente francese, dalla sua residenza estiva a Brégançon, nel sud della Francia, in l’apertura della conferenza. La Francia insomma guida la missione internazionale di soccorso al Libano, che ha dichiarato che non darà aiuti al governo, ma a ONG e a organizzazioni sociali.
Lesecutivo libanese a guida Hezbollah e con a capo Hassan Diab non ha retto sotto la pressione dellopinione pubblica dopo lesplosione che ha devastato Beirut, le proteste in strada sempre più violente e represse nel sangue e la grave crisi economica che ha ridotto il Paese in ginocchio. Dopo laddio di quattro ministri, al termine della riunione tra tutti i componenti dellesecutivo questultimo ha deciso per le dimissioni in blocco, dando il via a una crisi di governo nel bel mezzo di unemergenza umanitaria, sanitaria ed economica. Lannuncio è arrivato per bocca del ministro della Salute, Hamad Hasan, al termine di un vertice: Il governo libanese del premier Hassan Diab ha rassegnato le sue dimissioni, ha detto ai giornalisti.
Domenica pomeriggio migliaia di persone sono scese per le strade di Beirut per protestare contro la corruzione del governo sotto gli slogan: “Giorno del giudizio” e “Il popolo vuole la caduta del regime”. Quattro ministeri sono stati occupati. Il Dipartimento degli Esteri è stato dichiarato “Quartier generale della Rivoluzione”, ed è stato esposto uno striscione “Beirut capitale della Rivoluzione”, quello dell’economia è in fiamme. I ministeri dell’ambiente ed energia sono stati riconquistati dai manifestanti. La sede dell’Associazione delle Banche del Libano è stata assaltata e devastata. Prima nel pomeriggio, in Piazza dei martiri, le facce di politici, compresi il presidente libanese e il capo di Hezbollah sono state impiccate simbolicamente con una ghigliottina.
Che Beirut da romanzo noir diventi romanzo rosso?
Beirut, capitale della rivoluzione.