Dopo aver abdicato in favore del figlio nel 2014, Juan Carlos I, re emerito di Spagna, ha annunciato lo scorso lunedì la sua decisione di abbandonare il Paese, in seguito agli sviluppi assunti dalle indagini penali che lo vedono coinvolto. In una lettera all’attuale sovrano, Felipe VI, Juan Carlos ha affermato di aver preso questa decisione “con profondo sentimento, ma con grande serenità” e ha ricordato che nei quasi quarant’anni in cui è stato re ha “sempre voluto il meglio per la Spagna e per la Corona“. Il re emerito ha anche aggiunto che il suo obiettivo è quello di facilitare l’esercizio delle funzioni di Felipe VI.
In realtà, Juan Carlos si trova da anni nell’occhio del ciclone per probabili reati riguardanti le sue finanze. Il processo contro il sovrano emerito aveva avuto inizio già nel 2011, ed era stato una delle ragioni che avevano spinto Juan Carlos a cedere il potere monarchico al figlio. In particolare, l’ex reggente avrebbe influenzato il contratto riguardante la realizzazione del treno rapido a La Mecca, in Arabia Saudita, e sarebbe indagato anche per la compravendita di alcune proprietà in Marocco. Tali operazioni avrebbero fruttato all’ottantaduenne circa cento milioni di dollari.
Dopo aver lasciato la Spagna per sfuggire alle procedure della giustizia spagnola e di quella svizzera, Juan Carlos si sarebbe recato prima in Portogallo e poi in Repubblica Dominicana, secondo quanto riferito dai media iberici. Casa de Campo, situata sulle rive del Mar dei Caraibi a est della Repubblica Dominicana, sarebbe, secondo queste donti, la possibile nuova residenza del re emerito.
Le travagliate vicende della monarchia spagnola hanno gettato benzina sul fuoco in un Paese dove da tempo l’istituto monarchico è messo sotto accusa, considerato come un anacronistico retaggio del passato, soprattutto nelle comunità autonome che più spingono per ottenere una maggiore autonomia o la completa indipendenza da Madrid, come la Catalogna. Non sono pochi coloro che propongono l’abolizione della monarchia e la fondazione di una Terza Repubblica Spagnola, dopo quelle del 1873-74 e del 1931-39.
In un comunicato congiunto delle organizzazioni giovanili della sinistra spagnola, si legge che “la grande costernazione che hanno provocato nella società le ultime notizie rese note sulla fuga di Juan Carlos, mostra la necessità di un dibattito sullo svolgimento di un referendum sull’organizzazione dello Stato, dove venga chiesto al popolo di esprimere una preferenza in maniera chiara: monarchia o repubblica”. Nel 1978, al termine del regime franchista, infatti, la nuova Costituzione è stata redatta prevedendo la monarchia come forma di governo, senza che i cittadini venissero consultati.
Condannando i loschi affari e la fuga di Juan Carlos, il comunicato chiede anche “trasparenza e misure immediate da parte del governo statale e del presidente Pedro Sánchez“, affermando che “lo Stato deve usare tutti i suoi strumenti per raggiungere la tolleranza ZERO nei confronti della corruzione, da qualunque parte provenga. La nostra società non può consentire l’impunità legale per motivi di nascita”.
Come affermato anche dai comunisti baschi, il passaggio di consegne tra Juan Carlos e Felipe VI rappresenta solamente un’operazione di facciata, che non cambia la sostanza dei fatti: “Il problema non sono i re, è la monarchia, un’istituzione antidemocratica e sessista, basata sul fatto che il ruolo di capo dello Stato è ereditato all’interno di una famiglia, e, nel caso dello Stato spagnolo, vi si aggiunge che questa è stato designata da un dittatore fascista, Franco”.
Come detto, il sentimento antimonarchico è forte soprattutto in Catalogna, dove, nella giornata di sabato, il parlamento ha approvato una serie di risoluzioni contro la monarchia spagnola, proposte da partiti tanto della maggioranza che dell’opposizione. Il partito indipendentista ed anticapitalista Candidatura d’Unitat Popular (CUP) ha fatto approvare una risoluzione nella quale si afferma che “Juan Carlos I è stato nominato erede del regime fascista dal dittatore Francisco Franco“. “Pertanto, il Parlamento accetta di mostrare il suo rifiuto della monarchia borbonica come istituzione obsoleta, profondamente antidemocratica, corrotta ed erede della dittatura franchista“, si legge ancora nel documento.
La Generalitat de Catalunya, il cui governo è guidato dall’indipendentista Quim Torra, si schiera dunque decisamente contro il mantenimento dell’istituto monarchico: il parlamento ha anche approvato una risoluzione che gli permette “di utilizzare tutti gli strumenti istituzionali e politici per (…) espellere i membri della monarchia dalle istituzioni“.
Va sottolineato che il parlamento catalano si era già distinto in passato per assumere posizioni fortemente antimonarchiche. Nell’ottobre del 2018, ad esempio, l’emiciclo di Barcellona aveva votato in favore dell’abolizione della monarchia spagnola, con 69 voti favorevoli, 57 contrati e quattro astenuti, defininendo l’istituzione “antiquata e antidemocratica“.
Già poco amata, la monarchia spagnola ha raggiunto un nuovo punto basso con la fuga di Juan Carlos, che di fatto si è sottratto ai procedimenti giudiziari a suo carico. Nel XXI secolo, l’istituzione monarchica non può che essere considerata come un anacronismo da eliminare, che permette ad un gruppo di persone di godere di privilegi inauditi da tramandare in eredità – compreso, a questo punto, quello di sottrarsi alla giustizia. Tale discorso non vale solamente per la Spagna: attualmente, nel mondo, quarantaquattro Paesi sono ancora retti da un monarca, e ben dodici di questi si trovano in Europa.
CLICCA QUI PER LA PAGINA FACEBOOK
Giulio Chinappi – World Politics Blog