Dopo circa 1 anno e mezzo la farsa sembra terminare.
I paesi membri dell’Unione Europea e del Gruppo di Lima hanno trasmesso una comunicazione ufficiale nella quale riferendosi a Guaidò smettono di chiamarlo “presidente”.

Risulta infatti che i componenti del gruppo di contatto internazionale sia del gruppo di Lima che dell’Unione Europea, del Regno Unito e degli Stati Uniti hanno pubblicato venerdì una dichiarazione congiunta in cui Guaidó viene definito per la prima volta solamente come capo dell’Assemblea Nazionale (carica, che peraltro non occupa più), a differenza delle precedenti notifiche in cui era indicato come “presidente in carica del Venezuela”.

Nella nota, i suddetti membri, pur astenendosi dal condannare le misure coercitive degli Stati Uniti contro il Venezuela, hanno mostrato per la prima volta la loro disponibilità ad affrontare la revoca delle sanzioni anti-venezuelane in un contesto di progresso politico, vale a dire sotto la condizione essenziale del permesso di Washington.

Senza riferirsi direttamente al blocco imposto dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, che aggrava la crisi economica venezuelana, i Paesi firmatari indicano che “la situazione umanitaria, sociale e politica in Venezuela continua a deteriorarsi” e che la nuova pandemia di coronavirus “rende urgente la necessità di porre fine allo status quo”.

Il documento chiede inoltre una transizione rispetto al governo attuale e riferendosi alle prossime elezioni parlamentari, sostiene che all’Assemblea Nazionale venga concesso di adempiere pienamente alle proprie funzioni.

Queste ultime dichiarazioni del documento sono state respinte venerdì stesso dal ministro degli Esteri venezuelano Jorge Arreaza, il quale ha affermato che i “governi satellite” che compongono il cosiddetto “Gruppo di Lima” continuano ad agire agli ordini del Segretario di Stato statunitense, Mike Pompeo, per “sabotare il processo elettorale che il Venezuela affronterà il prossimo 6 dicembre”.

Arreaza ha descritto la dichiarazione come “stravagante e assurda”, affermando che si tratta di un testo di “ingerenza ed interferenza” scritto dall’inviato speciale americano per il Venezuela, il già criminale di guerra Elliott Abrams, e firmato da governi che “non credono nella democrazia”.

Ricordiamo come i sottoscriventi della nota, circa 19 mesi fa, riconobbero Guaidó come “presidente in carica” ​​del Venezuela dopo la sua auto-proclamazione nel gennaio 2019 e, per sostenerlo, hanno intensificato la loro campagna di pressioni contro il governo venezuelano per farlo cadere in tutti i modi. Tuttavia, dopo poco tempo, questi Paesi si sono resi conto della debolezza di Guaidó nel raggiungere i loro obiettivi e del fatto che non avesse seguito nella popolazione venezuelana.

Da parte sua, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti John Bolton ha rivelato lo scorso giugno nel suo libro intitolato “The Room Where It Happened: A White House Memoir”, che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, appena 30 ore dopo aver concesso il suo sostegno a Guaidó, era già preoccupato che il leader dell’opposizione apparisse debole, “un bambino, rispetto al duro Maduro” e già considerava di cambiare strategia.

Rete solidarietà rivoluzione bolivariana

https://www.hispantv.com/noticias/venezuela/474400/grupo-lima-guiado-presidente-oposicion

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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