È passata solamente una settimana dall’ufficializzazione da parte delle autorità russe della realizzazione del primo vaccino contro il covid-19, denominato “Sputnik V”. Sabato 15 agosto, il Ministero della Sanità di Mosca ha annunciato che “è stato prodotto il primo lotto del vaccino contro la nuova infezione da coronavirus, il covid-19, sviluppato dal Centro Nazionale per la Ricerca in Epidemiologia e Microbiologia Gamaleja”.

Le autorità sanitarie russe avevano precedentemente affermato di voler avviare la campagna di vaccinazione gratuita in ottobre. I primi a ricevere il vaccino saranno il personale sanitario e gli insegnanti. Alexander Gintsburg, presidente del Centro Nazionale Gamaleja, ha però affermato questa domenica che la terza fase dello studio di vaccinazione contro il nuovo coronavirus potrebbe iniziare approssimativamente entro un mese, e che quindi la distribuzione del vaccino verrà leggermente ritardata. Il presidente Vladimir Putin ed il ministro della sanità, Michail Muraško, avevano effettivamente parlato di inizio delle vaccinazioni di massa a partire dal gennaio 2021.

La vaccinazione di massa verrà ritardata un po’, proprio perché la maggior parte del vaccino prodotto verrà utilizzato per la ricerca post-registrazione“, ha detto Gintsburg, osservando che questa fase potrebbe iniziare entro 7-10 giorni a partire dall’approvazione del Ministero della Salute in merito ai relativi protocolli. Dopo la somministrazione delle prime 30.000 dosi nella città di Mosca per la terza fase delle sperimentazioni, il vaccino verrà messo liberamente in circolazione per l’uso della popolazione civile.

Il ritardo è di due o tre settimane, forse un mese“, ha detto ancora Gintsburg, aggiungendo che ciò è dovuto al fatto che “il vaccino non sarà sufficiente per entrambi (per la ricerca post-registrazione e per la vaccinazione di massa, ndr) quindi, le prime dosi del vaccino saranno destinate alla ricerca post-registrazione“. Questa fase, secondo il presidente del Centro Nazionale Gamaleja, può avere una durata di quattro o cinque mesi.

Nel frattempo, le autorità cinesi hanno fatto sapere che il vaccino Ad5-nCoV è il primo vaccino anti covid-19 ad aver ricevuto il brevetto nel Paese asiatico. La domanda, presentata il 18 marzo, è stata approvata dalle autorità competenti l’11 agosto, e la comunicazione ufficiale è arrivata il 16 agosto. Il prodotto è stata sviluppato dall’Istituto di biotecnologia di Pechino in collaborazione con la società biofarmaceutica CanSino Biologics ed un gruppo di scienziati dell’Esercito Popolare di Liberazione.

Il vaccino cinese sarà utilizzato esclusivamente dalle forze militari per un anno, mentre la Commissione Militare Centrale – il più importante organo militare del Paese – sarà responsabile dell’autorizzazione del suo uso per la popolazione civile. Il primo vaccino cinese utilizza un virus del raffreddore comune indebolito per introdurre materiale genetico dal nuovo coronavirus nel corpo umano, con l’obiettivo di addestrare il corpo a produrre anticorpi che riconoscano la proteina spike del coronavirus e combatterla.

Il biologo Chen Wei, a capo dello studio che ha portato alla realizzazione di questo vaccino basato sul vettore adenovirus, ha spiegato che il primo e il secondo test sono andati bene. Gli effetti collaterali osservati nei volontari sono stati leggeri, ed hanno incluso febbre, aritmia, diarrea e vertigini. Anche secondo uno studio pubblicato dalla rivista medica The Lancet, il vaccino Ad5-nCOV si è dimostrato sicuro per i partecipanti allo studio e ha prodotto una risposta immunitaria. Inoltre, la terza fase di sperimentazione per il vaccino cinese verrà effettuata anche in Canada, grazie ad un accordo tra i due Paesi.

I ricercatori cinesi hanno comunque messo in evidenza alcune domande che dovranno trovare risposta con la fase tre della sperimentazione. I dubbi riguardano la longevità della protezione, il dosaggio appropriato per innescare una forte risposta immunitaria e le diverse reazioni che il vaccino può provocare in diverse tipologie di paziente. Secondo lo studio pubblicato da The Lancet, infatti, i partecipanti più anziani avevano generalmente risposte immunitarie significativamente più basse rispetto a quelli più giovani: di conseguenza, gli anziani potrebbero richiedere una dose aggiuntiva per indurre una risposta immunitaria più forte. Infine, poiché il vettore del vaccino è un comune virus del raffreddore, le persone possono avere un’immunità preesistente che uccide il vettore virale prima che il vaccino possa avere effetto, il che potrebbe parzialmente ostacolare le risposte immunitarie.

La corsa globale alla ricerca di un vaccino per arginare la pandemia da covid-19, dunque, sembra aver trovato i suoi vincitori. I successi di Russia e Cina hanno generato le reazioni scomposte dei governi e dei media occidentali, che si ostinano a non riconoscere i successi di due Paesi che considerano ostili. La presunta superiorità scientifica dei Paesi a capitalismo avanzato non ha avuto riscontri sul campo, e ciò va chiaramente a danneggiare la narrazione dominante veicolata dai mass media main stream.

L’attenzione mediatica occidentale è infatti stata completamente focalizzata sulle ricerche effettuate da istituti europei e nordamericani, ignorando ciò che accadeva nel resto del mondo. In realtà, anche molti altri Paesi, oltre a quelli citati, si sono messi all’opera nella ricerca di un vaccino contro il covid-19, mentre altri hanno deciso di attendere lo sviluppo dei vaccini per poi produrli in patria al fine di limitare i costi e renderli facilmente accessibili alla popolazione locale. Il Messico e l’Argentina, ad esempio, hanno stipulato un accordo per produrre congiuntamente un vaccino sviluppato dall’Università di Oxford, al fine di garantire che questo sia gratuito ed universalmente accessibile a tutta la popolazione, come confermato dal presidente messicano Andrés Manuel López Obrador. Sia la Russia che la Cina, poi, hanno garantito che metteranno a disposizione i propri vaccini per permettere ai Paesi più poveri di accedervi.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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