di Juan Cole

Il governo del primo ministro israeliano di estrema destra Benyamin Netanyahu ha tagliato il combustibile all’unica centrale nucleare della Striscia di Gaza, un piccolo territorio palestinese circondato su tre lati e bloccato da Israele. In conseguenza l’unica centrale elettrica della Striscia di Gaza è finita al buio, riferisce Al Jazeera.

La negazione di combustibile alla Striscia di Gaza è arrivata in reazione all’invio, da parte di Hamas, di palloni con materiali incendiari sopra il territorio israeliano. I palloni hanno causato alcuni incendi di boscaglia. I palloni sono mirati a contestare il rinnegamento israeliano delle promesse di mitigare il blocco della Striscia di Gaza. Israele mantiene i due milioni di palestinesi della località nel più vasto campo di prigionia a cielo aperto del mondo.

Caccia israeliani hanno bombardato Gaza in diverse occasioni durante la scorsa settimana.

Gli israeliani hanno anche impedito ai palestinesi di pescare, negando alla popolazione una fonte chiave di proteine e interferendo nei mezzi di sussistenza.

Prima del taglio del combustibile la Striscia di Gaza aveva elettricità per sei ore, poi nulla per dieci ore, in un ciclo continuo. Ora ha elettricità solo per quattro ore al giorno e deve essere resa disponibile da generatori costosi. Il blocco israeliano sulla popolazione civile di Gaza, in vigore dal 2007, ha lasciato la popolazione nella povertà, dunque pagare il combustibile per i generatori è una vera difficoltà.

L’Unione Generale delle Organizzazioni dei Lavoratori di Gaza ha stimato che il 90 per cento delle fabbriche e laboratori della Striscia di Gaza è stato reso inoperante dalla chiusura della centrale elettrica. Si tratta di 500 fabbriche che saranno lasciate al buio, lasciando disoccupati 50.000 lavoratori.

Anche il trattamento delle acque nere sarà impedito, facendo sì che una maggior quantità di liquami grezzi finirà nel Mediterraneo.

Pazienti ospedalieri sono a rischio speciale per la mancanza di elettricità. Il portavoce del ministero della sanità di Gaza, dottor Ashraf al-Qudra, ha detto che l’assenza di elettricità costituisce una minaccia per i reparti dei neonati prematuri, per i pazienti in unità di cure intensive e per malati di reni (la dialisi necessità di elettricità). Bloccherà anche le chirurgie e i parti nella sezione dei cesarei.

Anche se i palloni incendiari sono condannabili, non offrono alcuna giustificazione per queste forme di punizione collettiva su vasta scala. Il bombardamento israeliano di strutture di Hamas potrebbe essere giustificato, ma non il taglio di forniture di diesel all’intera popolazione. La negazione di elettricità a due milioni di civili non combattenti non è nulla di meno che un crimine di guerra.

Dopo il genocidio del Ruanda è stato creato un tribunale speciale per giudicare crimini di guerra e, segnala Shane Darcy, “lo Statuto della Corte Penale Internazionale per il Ruanda (ICTR) elenca la punizione collettiva come un crimine di guerra…”

Le autorità israeliane sono perciò colpevoli di commettere un continuo crimine di guerra contro i palestinesi occupati di Gaza.

Nella mia esperienza molti credono ancora nella legittimità delle punizioni collettive, dunque fatemi solo sottolineare che sono molto illegali e che i dirigenti che le commettono possono essere processati per questo. Sono state messe al bando dopo la Seconda guerra mondiale perché sono il genere di pratiche malvage cui amavano indulgere i nazisti. Prendevano un paese e poi fucilavano un abitante ogni dieci per, come dicono i francesi, “incoraggiare gli altri”. Gli individui fucilati non avevano commesso alcun crimine.

Solitamente, quando qualcuno viola le Convenzioni di Ginevra agisce come i nazisti.

Come indicano Medici Senza Frontiere:

“La legge umanitaria internazionale assume che nessuna persona possa essere punita per atti che non ha commesso. Assicura che la punizione collettiva di un gruppo di persone per un crimine commesso da un individuo sia anch’essa vietata, che sia nel caso di prigionieri di guerra o di qualsiasi altro individuo (GCIII Art. 87, API Art. 75.2.d, APII Art. 4.2.b). Questa è una delle garanzie fondamentali stabilite dalle Convenzioni di Ginevra del 1949 e dai loro Protocolli Aggiuntivi del 1977. Questa garanzia è applicabile non solo a persone protette ma a tutti gli individui, indipendentemente dal loro status o a quale categoria di persone appartengano, come definito dalle Convenzioni di Ginevra (GCIV Art. 33)”.

La Convenzione di Ginevra sul Trattamento dei Prigionieri di Guerra, articolo3, paragrafo 87, dice:

“La punizione collettiva per atti individuali, la punizione corporale, l’incarcerazione in locali senza luce solari e, in generale, ogni forma di tortura o crudeltà, sono vietate”.

Si noti che la punizione collettiva è qui raggruppata con la tortura come reato. E anche se il paragrafo riguarda i prigionieri di guerra, i civili dovrebbero avere più diritti, non meno, di un prigioniero di guerra. Inoltre, esiste un senso in cui Israele ha preso prigionieri tutti i palestinesi di Gaza.

Il Primo Protocollo Aggiuntivo del 1977 alle Convenzioni di Ginevra ha reiterato questo principio ancor più estesamente. L’articolo 75, paragrafo 2, riguardo “persone che sono in potere di una parte del conflitto”. Cioè, la legge riguarda non solo i prigionieri di guerra, ma anche chiunque cada nelle mani di un belligerante. I due milioni di palestinesi di Gaza sono certamente caduti nella mani di Israele, essendo completamente circondati dagli israeliani ed essendo privati da questi ultimi di aeroporti, porti marittimi e della libertà di movimento:

  • “2. Gli atti seguenti sono e resteranno vietati in qualsiasi tempo e luogo, che siano commessi ad agenti civili o militari: a) violenza contro la vita, la salute o il benessere fisico o mentale delle persone, in particolare: i) assassinio; ii) torture di ogni genere, fisiche o mentali; iii) punizioni corporali; e iv) mutilazioni; b) offese alla dignità personale, in particolare trattamenti umilianti o degradanti, prostituzione forzata e qualsiasi forma di aggressione indecente; c) la presa di ostaggi; d) le punizioni collettive; ed e) le minacce di commettere uno qualsiasi degli atti precedenti.”

Di nuovo, imporre punizioni collettive a persone in proprio potere quando si sia una parte in un conflitto, è nella stessa categoria dell’assassinio e della mutilazione.

Il Secondo Protocollo Aggiuntivo del 1977 alle Convenzioni di Ginevra, art. 4.2.b dice ulteriormente:

Parte II

TRATTAMENTO UMANO

Art. 4 – Garanzie fondamentali

  1. Tutte le persone che non prendono parte o hanno cessato di prendere parte a ostilità, che la loro libertà sia limitata o no, hanno diritto al rispetto della loro persona, del loro onore e delle loro convinzioni e delle loro pratiche religiose. In tutte le circostanze saranno trattate umanamente, senza alcuna distinzione avversa. E’ vietato ordinare che non ci siano sopravvissuti.
  2. Senza pregiudizio per la generalità di quanto precede, i seguenti atti contro le persone citate nel paragrafo I sono e saranno vietati in qualsiasi tempo e luogo:
    1. Violenza contro la vita, la salute e il benessere fisico o mentale delle persone, in particolare assassinio e trattamenti crudeli quali torture, mutilazioni o qualsiasi forma di punizione corporale:
    2. Punizione collettive.

Dunque, salvo un piccolo numero, nessun palestinese di Gaza prende parte a ostilità contro Israele. Metà dei residenti di Gaza sono bambini. Il giornale israeliano Haaretz stima che Hamas abbia 30.000 attivisti nella sua ala militare. La Jihad Islamica, più contenuta, che non è affiliata a Hamas e spesso lo sfida, è ritenuta avere 6.000 combattenti. Dunque ci sono qualcosa come 36.000 combattenti a Gaza e quasi due milioni di non combattenti, cioè di persone che non prendono parte diretta alle ostilità.

Da Znetitaly – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/in-further-war-crime-israelis-cut-electricity-to-gaza-idling-50000-factory-workers/

Originale: Informed Comment

Traduzione di Giuseppe Volpe

Traduzione © 2020 ZNET Italy – Licenza Creative Commons CC BY-NC-SA 3.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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