Dalla fine della Jugoslavia socialista, il Montenegro è stato sempre governato da un unico partito, il Partito Democratico dei Socialisti del Montenegro (Демократска Партија Социјалиста Црне Горе – ДПС / Demokratska Partija Socijalista Crne Gore – DPS). Il DPS ha infatti guidato l’esecutivo montenegrino sia ai tempi della federazione con la Serbia, fino al 2006, che nei quattordici anni dopo l’indipendenza. Il protagonista assoluto di questi trent’anni di politica montenegrina è stato Milo Đukanović (in foto), che ha ottenuto quattro mandati come primo ministro e due come presidente, carica che occupa tutt’ora.
Alla luce di ciò, i risultati delle recenti elezioni montenegrine risultano straordinari, anche se il DPS si conferma, seppur di poco, come prima forza politica del Paese. Il partito del presidente Đukanović e del primo ministro Duško Marković ha ottenuto il 35.06% delle preferenze, conquistando trenta seggi. Il risultato, tuttavia, è assai inferiore rispetto a quello della precedente legislatura, quando gli scranni ottenuti dal DPS furono 36, ed insufficiente per formare una nuova maggioranza, per la quale sono necessari 41 degli 81 seggi che compongono l’emiciclo di Podgorica.
A governare, con ogni probabilità, sarà una coalizione formata dalle tre principali forze di opposizione, che totalizzano proprio i quarantuno deputati richiesti per raggiungere la maggioranza assoluta. Le formazioni che dovrebbero prendere parte al nuovo esecutivo sono Per il Futuro del Montenegro (За будућност Црне Горе / Za budućnost Crne Gore), che ha ottenuto 27 seggi (32.55%), la Pace è la Nostra Nazione (Мир је наша нација / Mir je naša nacija), con dieci deputati (12.54%) ed il Movimento Civico Azione di Riforma Unita (Грађански покрет Уједињена реформска акција / Građanski Pokret Ujedinjena reformska akcija), noto anche come piattaforma “in bianco e nero”, che disporrà di quattro parlamentari (5.53%).
Nel parlamento di Podgorica entrano anche i Socialdemocratici del Montenegro (Социјалдемократе Црне Горе / Socijaldemokrate Crne Gore) ed il Partito Socialdemocratico del Montenegro (Социјалдемократска партија Црне Горе, Socijaldemokratska partija Crne Gore), rispettivamente con tre e due seggi. Vi saranno poi cinque seggi occupati dai rappresentanti delle minoranze etniche: tre per il Partito Bosniaco (Bošnjačka stranka / Бошњачка странка) ed uno a testa per la Lista Albanese (in albanese: Lista Shqiptare; in serbo: Албанска листа / Albanska lista) e per la Coalizione Albanese (in albanese: Koalicioni Shqiptar; in serbo: Албанска коалиција / Albanska koalicija).
A decidere le sorti delle elezioni è stato tuttavia un piccolo partito della minoranza etnica croata, Iniziativa Civica Croata (Hrvatska građanska inicijativa, HGI / Хрватска грађанска иницијатива, ХГИ), che in precedenza sosteneva il governo del DPS, ma che in questa tornata elettorale ha perso il suo unico seggio. La sconfitta del DPS è stata corroborata anche dai risultati delle elezioni locali, con il partito di governo che ha perso le città di Budva, Kotor, Tivat e Andrijevica, conservando solamente Gusinje tra i centri principali.
Subito dopo l’ufficializzazione dei risultati, il leader di Per il Futuro del Montenegro, Zdravko Krivokapić, si è riunito con quelli di la Pace è la Nostra Nazione, Aleksa Bečić, e del Movimento Civico Azione di Riforma Unita, Dritan Abazović, i quali hanno poi annunciato di aver raggiunto un accordo per la formazione di un governo di coalizione. Secondo quanto affermato, il nuovo governo sarà composto prevalentemente da tecnici, e metterà in pratica tutte le riforme necessarie affinché il Montenegro aderisca all’Unione Europea il prima possibile, confermando dunque la politica estera europeista del precedente governo.
“Il Montenegro merita di essere guidato da un governo di esperti. Dobbiamo rispettare la volontà della maggioranza che voleva la libertà”, ha dichiarato Abazović. “La soluzione migliore è un governo di esperti di durata limitata, perché senza di esso non ci sarà alcun miglioramento in Montenegro”, gli ha fatto eco Krivokapić.
Tuttavia, la vita del nuovo governo montenegrino non si annuncia affatto facile, visto che le tre formazioni che prenderanno parte al nuovo governo sono molto diverse fra loro, spaziando dal centrodestra al centrosinistra, dall’euroatlantismo a posizioni filoserbe e filorusse. Krivokapić, leader della forza più rappresentativa tra quelle che sosterranno il nuovo governo, si è in passato opposto all’adesione del Montenegro alla NATO, preferendo legare il Paese alla Russia. Al contrario, Abazović si attesta su posizioni fortemente liberali ed europeiste. L’accordo stipulato tra Krivokapić, Bečić ed Abazović deriva infatti prevalentemente dalla comune volontà di porre fine al trentennio di egemonia politica del DPS, più che dall’esistenza di un programma e di obiettivi condivisi.
Oltre al processo di adesione all’UE, l’altra questione che tiene banco in Montenegro è quella riguardante la legge sulle libertà religiose, approvata dal governo lo scorso dicembre. Secondo l’opposizione, tale legge andrebbe rivista, in quanto lede la libertà religiosa dei cittadini, posizione condivisa anche dalla Chiesa ortodossa. Tale legge, in particolare, trasferisce tutti gli edifici posseduti dalla Chiesa allo stato, ed è costata la scomunica al presidente Đukanović. Secondo molti, proprio tale legge sarebbe risultata decisiva per la sconfitta del DPS.
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World Politics Blog – Giulio Chinappi