Dopo un breve mandato tra l’ottobre del 2011 ed il gennaio del 2012, il quarantottenne Andrew Holness ha riconquistato la carica di primo ministro della Giamaica in seguito alle elezioni del 2016. La tornata elettorale del 3 settembre ha ulteriormente rafforzato la maggioranza dello Jamaica Labour Party (JLP), che ha conquistato il 57% dei consensi, eleggendo 49 parlamentari sui 63 scranni a disposizione nell’emiciclo di Kingston. Storico rivale dei laburisti, il People’s National Party (PNP), guidato da Peter Phillips, non è invece andato oltre il 42.8% dei consensi, ed occuperà gli altri quattordici seggi.

Il sistema politico giamaicano, infatti, è sostanzialmente bipartitico, con le due principali formazioni politiche che si alternano al potere sin dal 1944. Con questa elezione, inoltre, Holness eguaglia P. J. Patterson e Michael Manley, gli unici due leader politici ad aver ottenuto tre mandati nel ruolo di premier nella storia dell’isola caraibica (nel caso di Patterson, furono addirittura consecutivi, per la durata complessiva di quattordici anni). Holness ha comunque condotto i laburisti ad una seconda vittoria elettorale consecutiva, fatto che non si verificava dai successi ottenuti nel 1962 e nel 1967.

Formalmente, il capo dello Stato giamaicano è la regina Elisabetta II, rappresentata sull’isola dal governatore generale del Paese, Patrick Allen, entrato in carica nel febbraio 2009. Tuttavia, il primo ministro rappresenta la carica politicamente più importante, e questo viene formalmente nominato dal governatore generale dopo aver ottenuto la maggioranza parlamentare.

Le elezioni giamaicane sono state spesso criticate per la scarsa presenza femminile: in questa tornata, ad esempio, le donne candidate erano meno di un quarto del totale. Inoltre, l’affluenza alle urne ha fatto registrare un record negativo, visto che solamente il 37.36% degli aventi diritti si è recato alle urne. Se storicamente la partecipazione politica in Giamaica non è mai stata elevata (il dato fu del 48.37% nel 2016 e del 53.17% nel 2011), il crollo della percentuale dei votanti è sicuramente riconducibile all’epidemia da Covid-19, che nel Paese ha colpito ad oggi quasi 2.900 persone, causando ventinove morti su una popolazione che non arriva ai tre milioni di abitanti.

A rincarare la dose, c’è stato anche il recente passaggio della tempesta tropicale Nana, che tuttavia ha solamente sfiorato le coste giamaicane, mentre si è abbattuta con maggiore violenza sul Belize e sulle aree settentrionali del Guatemala.

Per queste ragioni, il governo aveva annunciato rigide misure sanitarie al fine di permettere lo svolgimento delle elezioni, ma ciò non è bastato ad incoraggiare i cittadini a recarsi nelle stazioni di voto. Tra le ore 14:00 e le ore 15:00, inoltre, il governo ha predisposto misure speciali per permettere alle persone contagiate di esercitare il proprio diritto di voto, a patto di indossare una maschera e uno schermo facciale, di essere trasportati solo in un veicolo privato a motore e di indossare un camice monouso per recarsi al seggio elettorale.

La gestione dell’epidemia è stata naturalmente anche oggetto della campagna elettorale, con entrambi i leader dei due partiti principali che hanno promesso la fornitura gratuita del vaccino per tutta la popolazione. L’altro argomento portante della campagna elettorale è stato quello della monarchia, visto che il PNP si è schierato per la fine dell’istituto monarchico, ponendosi l’obiettivo di organizzare un referendum nei prossimi 18 mesi. La linea antimonarchica, tuttavia, non ha pagato. Il partito di opposizione aveva infine affermato di voler risollevare l’economia nazionale attraverso la diversificazione, visto che la pandemia ha messo in evidenza le debolezze di un’economia fondata prevalentemente sul turismo, settore che impiega oltre 300.000 giamaicani.

Nel suo discorso di accettazione del mandato dal quartier generale del JLP a Belmont Road, nella capitale Kingston, Holness si è detto onorato della vittoria. Ha aggiunto che la vittoria è dedicata “al popolo giamaicano“, confermando che non tollererà la corruzione nel suo governo e concludendo che “ha vinto il partito che ha presentato il miglior programma“. I laburisti hanno infatti ottenuto una vittoria schiacciante, dal sapore decisamente diverso rispetto a quella del 2016, quando avevano ottenuto la maggioranza per soli due seggi.

In seguito alla sconfitta, Peter Phillips ha invece annunciato venerdì le dimissioni da leader del PNP, specificando però che rimarrà in carica fino all’elezione del suo successore. Phillips, infatti, aveva affermato prima delle votazioni che se non avesse ottenuto la vittoria si sarebbe dimesso dalla leadership del partito. Philips ha dunque ammesso la sua sconfitta, che ha descritto come scioccante, e si è congratulato con il suo avversario vittorioso alle urne.

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Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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