Si sono conclusi nella giornata di ieri a Soči i colloqui tra il presidente russo Vladimir Putin ed il suo omologo bielorusso Aljaksandr Lukašėnka, riguardanti soprattutto l’attuale situazione politica in Bielorussia. Nel corso dei loro incontri, i due capi di stato hanno dimostrato di concordare sulla necessità di respingere le ingerenze straniere e di trovare una soluzione che non metta a repentaglio la stabilità politica ed economica del Paese.
In particolare, la Russia si è impegnata a fornire un credito statale pari a 1,5 miliardi di dollari alla Bielorussia, come affermato dallo stesso Putin. “Abbiamo concordato che la Russia fornirà un credito statale [pari a] 1,5 miliardi di dollari alla Bielorussia in questa difficile situazione, e lo faremo. Per quanto ne so, i nostri ministri delle finanze stanno affrontando la questione a livello professionale“, ha detto Putin, come riportato dall’agenzia stampa russa TASS. “Non è un caso che ho menzionato il prestito che la Russia intende fornire alla Bielorussia nel prossimo futuro. Spero che questo avrà un effetto sui mercati finanziari in modo adeguato“, ha aggiunto il leader russo.
Putin ha anche sottolineato la necessità di riprendere gli scambi commerciali tra i due Paesi, che di recente hanno fatto registrare un calo del 21% a causa della pandemia da Covid-19 e della situazione politica bielorussa. “Combatteremo insieme il coronavirus e sono sicuro che supereremo le attuali difficoltà che l’economia deve affrontare“, ha detto ancora il capo del Cremilino.
In generale, Vladimir Putin ha ancora una volta dimostrato la propria volontà di difendere la Bielorussia dagli attacchi mediatici e politici stranieri, cosciente del fatto che Minsk rappresenti oramai l’ultimo governo dell’ex Patto di Varsavia a non essere entrato nell’orbita dell’euroatlantismo. “La nostra posizione è che i bielorussi dovrebbero gestire questa situazione da soli, attraverso un dialogo calmo e senza suggerimenti e pressioni dall’esterno, e arrivare a una soluzione comune“, ha affermato Putin, respingendo dunque ogni tipo di ingerenza da parte delle potenze occidentali nelle questioni riguardanti la politica interna della Bielorussia.
Nelle ultime settimane, infatti, si sono moltiplicati gli inopportuni interventi dei governi dell’Europa occidentale sulla questione bielorussa, che in non poche occasioni hanno palesato il proprio sostegno per l’opposizione. È il caso del ministro degli esteri austriaco Alexander Schallenberg, che lo scorso venerdì ha incontrato venerdì a Vienna il membro del Consiglio di coordinamento istituito dall’opposizione bielorussa Pavel Latuško.
Istituito lo scorso 14 agosto dalla candidata dell’opposizione Svjatlana Cichanoŭskaja, il Consiglio di coordinamento è stato accusato da Lukašėnka di voler egemonizzare la linea politica dell’opposizione, al fine “di controllare l’intero movimento di protesta e di opposizione, essere al di sopra di tutti“.
Putin, al contrario, sostiene la proposta fatta da Lukašėnka, che prevede una serie di emendamenti da apportare alla Costituzione bielorussa al fine di venire incontro alle richieste dell’opposizione, ed allo stesso tempo ha ribadito di considerare validi i risultati delle recenti elezioni presidenziali, che hanno visto il presidente in carica essere confermato con percentuali plebiscitarie. “Sono certo che, considerata la tua esperienza di lavoro politico, anche il lavoro su questo binario sarà organizzato al massimo livello, il che consentirà di raggiungere nuove frontiere nello sviluppo del sistema politico del Paese, il che significa che creerà le condizioni per ulteriore sviluppo“, ha detto Putin, rivolgendosi direttamente a Lukašėnka.
In questi stessi giorni, le forze armate russe e bielorusse hanno partecipato anche a delle esercitazioni congiunte, che si sono concluse proprio lunedì 14 settembre, come annunciato da Putin. Il presidente russo ha sottolineato che queste operazioni erano già state programmate dallo scorso anno e che si sono svolte nell’ambito della cooperazione militare esistente tra Mosca e Minsk, senza alcun collegamento con la situazione attuale.
Le parole di Putin e le mosse della Russia dimostrano come Mosca sia ben cosciente del fatto che gli attacchi sferrati dall’imperialismo euroatlantista contro la Bielorussia siano in realtà rivolti contro la stessa Russia. Dopo aver causato un cambiamento di regime in ucraina attraverso l’ennesima “rivoluzione colorata”, la Bielorussia resta l’ultimo obiettivo europeo prima di completare l’espansione della NATO lungo il confine occidentale della Russia: per questo motivo, chiunque vorrà eliminare in modo violento Lukašėnka dovrà fare direttamente i conti con il Cremilino.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog