Donne Rohingya disperate per il genocidio e Aung San Suu Kyi
Francesco Cecchini
Ancora Fischia il Vento ha pubblicato due articoli sul genocidio del popolo Rohingya e Aung San Suu Kye. Il link sono i seguenti:
https://www.ancorafischiailvento.org/2018/09/21/nuova-condanna-dellonu-per-genocidio-del-popolo-rohingya/
https://www.ancorafischiailvento.org/2018/11/14/aung-san-suu-kye-il-genocidio-del-popolo-rohingya/
Fra il 90 e il 91 la comunità internazionale ha descritto Aung San Suu Kyicome un eroina della democrazia, assegnandole il premio Sakharov e il Nobel per la Pace. Al momento della consegna il 22 ottobre 2013 a Strasburgo il presidente Martin Schulz affermò: “Questo è un grande momento. In Birmania e in Europa lo abbiamo aspettato a lungo”, aggiungendo che Aung San Suu Kyi è “un grande simbolo di libertà e democrazia”. Aung San Suu Kyi trascorso 15 anni agli arresti domiciliari prima di essere rilasciata nel novembre del 2010.
Ora il Parlamento Europeo le ha ritirato il Premio Sakarov. La leader del Myanmar è stata formalmente esclusa dalla comunità del Premio Sahkarov a causa della sua incapacità di “agire e ammettere i crimini commessi contro la comunità Rohingya in Myanmar”.
Assegnato nel 1990, il Premio Sacharov per la libertà di pensiero gli è stato assegnato solo un anno prima di ricevere il Premio Nobel per la pace per la sua lotta contro la dittatura militare in Myanmar, un premio che avrebbe ricevuto solo nel 2012 dopo essere stato liberata dagli arresti domiciliari.
Nello stesso anno, 100.000 Rohingya furono trasferiti nei campi profughi, con almeno 200 morti. Lo sgombero forzato della comunità musulmana dal Paese è continuato nel 2013 con almeno 140mila sfollati.
Aung Suu Kyi all’epoca ha relativizzato le sofferenze della comunità musulmana, affermando che anche la comunità buddista sarebbe stata oggetto di violenza. Dopo una clamorosa vittoria elettorale nelle elezioni del 2015, dove a centinaia di migliaia di Rohingya fu impedito di votare, il nuovo leader del Myanmar ha rifiutato di agire sul problema, con circa 700.000 Rohingya stimati da allora espulsi dalla loro terra, con migliaia di morti e vittime di violenze e abusi.
Il Myanmar e Suu Kyi hanno negato più volte di essere coinvolti in un genocidio culturale. davanti alla Corte Internazionale di giustizia la leader politica ha difeso lesercito e i militari senza mai pronunciare — nel suo discorso di 3.379 parole — il termine Rohingya. Il segretario dellOnu Antonio Guterres lha definita «una, se non la minoranza più discriminata al mondo».
Amnesty International ha annunciato oggi il ritiro del suo pioû prestigioso riconoscimento per la difesa dei diritti umani, il premio Ambasciatore della Coscienza che nel2009 era stato conferito alla leader politica birmana Aung San Suu Ky, per decenni perseguitata dalla giunta militare che in quegli anni la teneva ancora confinata agli arresti domiciliari.
Anche Amnesty International tempo fa ritirò il più prestigioso riconoscimento per la difesa dei diritti umani, il premio Ambasciatore della Coscienza che nel 2009 era stato conferito alla leader politica birmana Aung San Suu Ky