Le elezioni per la prima composizione del Senato egiziano si sono tenute l’11 ed il 12 agosto, con il secondo turno organizzato tra l’8 ed il 9 settembre. Tale tornata elettorale è stata organizzata in seguito alle modifiche costituzionali approvate con il referendum dell’aprile 2019, che ha nuovamente reso il parlamento egiziano bicamerale, copo che la Camera Alta dello stesso, era stata abolita da un altro referendum costituzionale, nel 2012.
Molte delle principali forze d’opposizione avevano da tempo annunciato il boicottaggio delle elezioni. In una dichiarazione congiunta, pubblicata lo scorso luglio, i partiti che si oppongono al presidente Abd al-Fattāḥ al-Sīsī hanno sottolineato che il clima politico in Egitto è ben lungi dall’essere il clima giusto per condurre elezioni libere ed eque, soprattutto a causa del gran numero di cittadini nelle carceri senza processo o nemmeno inchiesta, delle restrizioni imposte a tutti i media tradizionali e nuovi, e alle libertà di organizzazione e riunione.
“In effetti, l’esperienza dell’attuale Camera dei Rappresentanti con la sua modesta performance non suggerisce che la performance del Senato possa essere molto migliore di essa”, hanno concluso i firmatari del documento, al quale hanno aderito il Partito della Costituzione (Ḥzb al-Dstwr), guidato dal Premio Nobel per la Pace, Muhammad al-Barādeʿī, il Partito della Dignità (Ḥizb al-Karām), o ancora gli anticapitalisti del Partito dell’Alleanza Socialista Popolare e del Partito Pane e Libertà.
“Come è ben noto nella storia delle elezioni parlamentari in Egitto alla luce della mancanza di libertà per le attività partiticheo, la lista che otterrà la maggioranza è la lista sostenuta dalle agenzie dell’amministrazione governativa”, avevano pronosticato i leader dell’opposizione “il che chiude la porta a un’equa rappresentanza di tutte le forze partitiche. Dato che le liste dei partiti competeranno anche per I seggi individuali finiranno per avere il controllo assoluto del Senato”.
Senza la partecipazione delle forze dell’opposizione e con l’aggravante dei timori per la pandemia da Covid-19, che in Egitto ha già colpito oltre centomila persone, le elezioni per il Senato si sono ridotte ad una farsa con una partecipazione popolare ridotta ai minimi termini. Al primo turno, l’affluenza alle urne è stata solamente del 14.23%, un dato che è addirittura peggiorato in occasione del secondo turno (10.22%).
A tale dato ha contribuito anche la scarsa chiarezza riguardante le funzioni del neoistituito Senato. La nuova camera parlamentare dovrebbe infatti essere solamente un organo consultivo senza poteri legislativi, che invece resteranno saldamente nelle mani della Camera dei Rappresentanti. Secondo quanto affermato dal governo egiziano, le proposte del Senato si concentreranno sul sostegno alla democrazia, ai valori sociali, alle libertà e ai doveri pubblici. Il parere del Senato dovrà essere preso in considerazione sulle proposte di emendamento di uno o più articoli della costituzione, sulle tematiche riguardanti lo sviluppo sociale ed economico, i trattati di pace e di alleanza e tutti i trattati relativi ai diritti di sovranità. Il Senato dovrà informare il presidente e la Camera dei Rappresentanti del proprio parere su tali questioni, come stabilito dallo Statuto della Camera.
Al primo turno sono stati assegnati 74 seggi sui 100 ad elezione diretta che compongono il nuovo Senato, di cui ben 68 sono stati assegnati al partito considerato come il più vicino al presidente al-Sīsī, il Partito del Futuro della Nazione (Mostaqbal Watan). Il Partito Popolare Repubblicano (Hezb Al-Shaeb Al-Gomhuri), un’altra formazione filogovernativa, ha ottenuto cinque seggi, mentre uno scranno è stato assegnato ad un candidato indipendente. Il secondo turno ha provveduto ad assegnare gli ultimi ventisei posti in palio, confermato l’egemonia delle forze filogovernative. Come se non bastasse, altri cento senatori verranno nominati direttamente dal presidente, portando il numero dei componenti dell’emiciclo a duecento.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog